Ticino molto più allettante per via dei compensi. Identico discorso per i medici. In Italia cresce a vista d’occhio la carenza di personale sanitario
Quaranta infermieri, nella quasi totalità ragazze, del corso di laurea della sede di Como dell’Università dell’Insubria, in questi giorni hanno terminato il tirocinio formativo. Una buona notizia per le strutture sanitarie comasche che necessitano di infermieri come l’aria che respirano, ma probabilmente anche per quelle del Canton Ticino, considerato che sempre più infermieri, con il "pezzo di carta" in tasca che sta a dimostrare una formazione utile per svolgere al meglio una delicata professione, varcano il confine, per via dei compensi più allettanti rispetto a quelli corrisposti in Italia. Basti dire che in un solo anno, tra il 2021 e il 2022, le stime fornite dall’Ordine delle professioni infermieristiche parlano di 500 infermieri che formatisi alle sedi di Como e di Varese dell’Università dell’Insubria, e dopo un periodo di formazione presso gli ospedali delle due province pedemontane lombarde, sono diventati frontalieri in Canton Ticino.
Il dato è stato fornito in questi giorni nel corso dell’ultima assemblea che si è tenuta a Varese dell’Ordine delle professioni infermieristiche e dell’Uneba, l’organizzazione del settore sanitario, che sono tornati a chiedere interventi immediati: sgravi fiscali e bonus. Benefici che difficilmente potranno rimuovere il gap fra gli stipendi percepiti al di qua e al di là della frontiera. Identico discorso anche per i medici. Succede anche ai laureati in Farmacia. E ciò in Lombardia fa crescere a vista d’occhio la carenza di personale sanitario: mancano infermieri, medici sulle ambulanze, negli ospedali, nella rete delle case di riposo e nei centri di cura.
Una situazione insostenibile. La conferma una lettera-denuncia del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed di Milano, al quale è iscritta la quasi totalità del medici lombardi: "Cari italiani cercate di non ammalarvi perché presto non ci saranno più medici per curarvi". Una provocazione che è anche un grido di dolore quella che arriva dal sindacato dei medici lombardi. Che fare, quale consiglio? "Se potete permettervi un’assicurazione sanitaria iniziate a informarvi su come acquistarla. E se non potete permettervela cercate di mettere comunque da parte dei risparmi per quando dovrete fare delle analisi, una visita specialistica o una lastra".
Una lettera che, scritta all’indomani dell’approvazione della nota di aggiornamento del Def, denuncia che la spesa sanitaria sarà ulteriormente ridimensionata, scendendo a una percentuale di Pil inferiore ai livelli pre-Covid. "Dove sono i medici per far funzionare le case di cura e gli ospedali di comunità previsti?", chiede il presidente lombardo della Federazione Cimo-Fesmed Giuseppe Ricciardi.
"La carenza di medici è evidente soprattutto nei Pronto soccorso e nei piccoli ospedali. In Lombardia ne mancano 4mila. Il Pnrr destina molti fondi alla sanità, ma sono per comprare strumentazioni, non per assumere medici che comunque, a causa di una cattiva programmazione delle specializzazioni, non ci sono. Vero che le borse sono state aumentate, ma ci vogliono 7-8 anni per la formazione". E spesso una volta terminata la formazione i camici bianchi, non solo quelli residenti nella fascia di confine, vanno a lavorare in Svizzera, soprattutto in Canton Ticino. Molti anche i medici che si dimettono dagli ospedali, per lavorare come gettonisti, pagati molto più dei colleghi.