Per i giudici, tanto gli organizzatori (tre giovani comaschi e una ticinese) quanto i partecipanti (parecchi ticinesi) non hanno violato la legge
Nessun reato per organizzatori (tre giovani comaschi e una ragazza ticinese) e partecipanti, un centinaio giunti dal Nord Italia e una ventina dal Canton Ticino, al rave party sull’Alpe di Colonno.
Lo ha deciso il Tribunale del riesame di Como. Secondo i giudici con i due giorni (e una notte) di balli sui monti tra Lario e Ceresio, nel weekend del 21 maggio, non è stata violata alcuna norma di legge, in quanto i partecipanti hanno «semplicemente esercitato il diritto costituzionalmente garantito a ogni cittadino di riunirsi pacificamente in un luogo pubblico liberamente accessibile e fruibile e, sostanzialmente, di godere pienamente e liberamente di un bene comune».
Il Tribunale del riesame lariano ha quindi ha annullato il sequestro delle casse e degli amplificatori usati all’Alpe di Colonno. Nel provvedimento i giudici nel riportare in modo neppure troppo velato l’assenza di motivazioni sufficienti per contestare il reato di invasione di terreni pubblici a 54 giovani, tutti iscritti nel registro degli indagati, di fatto demoliscono l’impianto accusatorio.
Ad accorgersi del rave party era stato un pastore che stava salendo al pascolo che aveva chiamato le forze di polizia. Gli agenti avevano identificato tutti i giovani presenti e sequestrato l’impianto audio, ai fini della prova.
"Dopo avere esaminato gli atti di indagine, non si evince alcuna ragione probatoria che giustifichi il sequestro: la strumentazione musicale sequestrata non è corpo del reato e non presenta alcun nesso strumentale con il reato ipotizzato, ma è stata solo occasionalmente utilizzata nell’ambito della festa", scrivono i giudici.
La parte che potrebbe far cadere ogni tipo di accusa, è quella in cui i giudici scrivono che "la festa musicale è stata organizzata in un prato liberamente fruibile da tutti".