La proroga per ‘sopravvenute esigenze di ulteriori indagini e approfondimenti’. Dai primi accertamenti rilevati dei componenti che andavano sostituiti
La fune era lesionata e la testa fusa andava sostituita, ma quel danno non fu notato durante le ispezioni periodiche. Sembra questa, in sintesi, la prima conclusione a cui sono giunti i periti al lavoro per stabilire le cause della tragedia del Mottarone, in Piemonte, in cui il 23 maggio dell’anno scorso sono morte 14 persone e un solo bimbo, il piccolo Eitan, è sopravvissuto.
Nella richiesta con cui hanno ottenuto dal giudice per le indagini preliminari (gip) di Verbania Annalisa Palomba una nuova proroga, la quarta, per completare le analisi, i tecnici parlano di "tre fili lesionati a 8 millimetri dal colletto della testa fusa". E non hanno dubbi nel sottolineare che, "qualora tali lesioni si fossero riscontrate durante le ispezioni mensili previste da norma, si sarebbe dovuta dismettere la testa fusa", il cuneo di piombo che aggancia il cavo alla cabina, "anticipando la data di scadenza della stessa".
Revocate le udienze previste per luglio, il collegio dei periti guidati da Antonio De Luca, ordinario di Tecnica delle costruzioni all’Università Federico II di Napoli, avrà altri due mesi e mezzo, fino al 16 settembre, per estendere a tutti i 114 fili del cavo le cosiddette analisi frattografiche, ovvero gli accertamenti relativi alla rottura del cavo trainante. "Eravamo fiduciosi che le indagini su un individuato gruppo di fili della fune collassata ci potesse fornire una luce sulle ragioni del collasso stesso - spiega De Luca in una mail allegata alla richiesta di proroga -; poiché invece abbiamo trovato ossidazioni molto consistenti su questi fili, riteniamo di operare in maniera estesa le indagini". E proseguiranno fino all’autunno anche quelle del collegio informatico, per "armonizzare la posizione" ed evitare di "rilasciare informazioni e dati che rimarrebbero privi della valutazione del collegio ‘delle cause’ e, quindi, di spiegazione".
Bisogna capire perché quei tre fili fossero lesionati, un argomento "di assoluta rilevanza - dicono gli esperti - con ricadute anche in generale sugli impianti funiviari esistenti". Le famiglie delle quattordici vittime attendono da oltre un anno di sapere perché i loro cari sono morti: il forchettone era innescato, e quindi il freno d’emergenza disattivato, come emerso nei giorni immediatamente successivi all’incidente, ma resta da capire perché si è rotto il cavo traente. Le indagini si concentrano proprio sulla testa fusa che, come ricorda a verbale un indagato titolare di una ditta esterna di manutenzione, scadeva dopo cinque anni nel novembre 2021. Della questione parlò con il direttore di esercizio dell’impianto, che inizialmente voleva cambiarla - riferisce nell’interrogatorio - ma poi decise di aspettare il fermo di novembre perché la stagione stava per partire. E l’intervento avrebbe prorogato lo stop di un’altra settimana.
Le ulteriori analisi di laboratorio, "la cui necessità è emersa soltanto recentemente", richiedono almeno un altro mese di lavoro. E la previsione dei periti è di concludere il lavoro entro settembre. L’appuntamento in aula slitta dunque a ottobre, con le difese dei quattordici indagati e i legali delle parti civili convocate a Verbania il 20, il 21 e il 24 per discutere gli esiti degli accertamenti tecnici.
Intanto si è in attesa delle motivazioni con cui la Cassazione che ha rimandato gli atti al Tribunale del Riesame di Torino per valutare di nuovo la decisione se disporre o meno gli arresti domiciliari per il titolare della concessione della funivia del Mottarone e il direttore di esercizio, rimessi in libertà per mancanza di esigenze cautelari poco dopo la tragedia, a differenza del capo servizio dell’impianto, tornato libero lo scorso novembre dopo aver trascorso sei mesi agli arresti domiciliari.