I continui rincari riducono sempre di più la convenienza del fare benzina oltre frontiera. Crescono invece gli incassi dei supermercati in zona di confine
Il pendolarismo alla rovescia, ovvero quello degli automobilisti ticinesi in coda nei distributori della fascia di confine per il pieno scontato, sembra essersi esaurito. I continui rincari hanno ristretto la forbice dei prezzi praticati al di qua e al di là della frontiera. E conseguentemente la convenienza per gli svizzeri (il discorso ovviamente vale anche per gli automobilisti degli altri due cantoni di frontiera, ovvero Grigioni e Vallese) si è ridotta.
Il prezzo medio nazionale della benzina registrato da Quotidiano Energia sulla base delle comunicazioni fornite dall’Osservaprezzi del Ministero delle Sviluppo Economico italiano riferito alla giornata di venerdì 17 giugno in modalità self è di 2,069 euro al litro con punte sino a 2,10 centesimi, il servito è schizzato a 2,19 euro, con punte sino a 2,25 euro, mentre il gasolio è in self a 2,006 euro al litro di media e a 2,139 euro il servito. Con questi prezzi, inferiori rispetto a quelli praticati in Ticino, varcare la frontiera solo per fare benzina può essere ancora conveniente per chi risiede a Chiasso. Se solo si abita a Mendrisio sarebbe un viaggio in perdita.
Il discorso cambia se a Como (città campione dei comuni italiani di frontiera) si arriva per la spesa nei supermercati considerato che con i prezzi schizzati verso l’alto la differenza si fa sentire. Gli incassi nei quattro supermercati ad un chilometro delle dogane di Ponte Chiasso, Brogeda e Maslianico, sarebbero cresciuti del 30%. Anche i negozi di alimentari e frutta e verdura di via Bellinzona a Ponte Chiasso stanno registrando un significativo incremento delle vendite. Ciò che in fatto di carburanti dallo scorso 22 marzo, giorno in cui sono entrate in vigore le misure introdotte dal governo Draghi (e destinate a rimanere in vigore ben oltre l’8 luglio, in quanto sembrano destinate ad essere rinnovate sino al 31 dicembre) per raffreddare i prezzi dei carburanti, cioè il taglio delle accise e dell’Iva, ha avuto (e continua ad avere) un peso determinante sulle vendite dei benzinai ticinesi, è la decisione dei frontalieri (un esercito di quasi 75 mila lavoratori che al 90% per i loro spostamenti usano il pezzo privato) di fare il pieno al distributore del proprio paese.
Una boccata d‘ossigeno ma non sufficiente per scongiurare il rischio di chiusura di molti benzinai. L’allarme è arrivato nel fine settimana: ’’Il nostro margine si è ridotto a 3,5 centesimi al litro, ma con i costi generali in aumento il margine reale si è ridotto notevolmente. Con i prezzi dei carburanti sui quali pesano in modo negativo la guerra in Ucraina e la riduzione delle scorte, da qualche settimana aumentano dai 5 ai 10 centesimi al litro - commenta Massimo Sassi, presidente territoriale Faib Confesercenti Lombardia, una delle associazioni dei benzinai -. Insomma, non ci stiamo dentro, considerato poi che in questo mese di giugno registriamo un calo del 20 per cento delle vendite. Ciò è dovuto alla chiusura delle scuole e del fatto che chi può utilizza i mezzi pubblici’’. Trenord, la società di gestione del traffico ferroviario lombardo ed anche delle linee transfrontaliere con il Canton Ticino, nel suo ultimo report, reso noto nei giorni scorsi oltre a segnalare l’accresciuta puntualità dei treni (92% la percentuale della linea Chiasso-Como-Milano) sottolinea che il numero dei viaggiatori, soprattutto quello dei pendolari, nel mese di maggio è cresciuto del 5% e la tendenza è confermata anche in giugno.