In pochi anni trafficati quasi 700 chili di droga. L’inchiesta della Dda coinvolge anche quattro comaschi
Si trovava in un anonimo condominio non lontano dal campo sportivo di Sagnino, una delle basi di stoccaggio della droga che, proveniente dal Sud America e dalla Spagna, arrivava in Olanda, con destinazione la Lombardia, passando dalla Svizzera. Non hanno dubbi al riguardo i poliziotti della Squadra mobile di Milano, nell’ambito di un’inchiesta iniziata nel 2019 e coordinata dal pm Silvia Bonardi della Direzione distrettuale antimafia diretta dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci. I poliziotti, nelle ultime ore, hanno eseguito una trentina di ordinanze di custodia cautelare di cui ventuno in carcere: tre di queste in provincia di Como.
Un quarto comasco è stato raggiunto dal provvedimento restrittivo al Bassone, in quanto arrestato nel novembre scorso, dopo che a Sagnino era stato trovato in possesso di 10 chilogrammi di hascisc, un chilo di marijuana e 4 chili di ketamina: sostanze stupefacenti che per l’accusa erano in parte destinate al mercato ticinese. Per i quattro comaschi finiti sotto inchiesta l’accusa è di concorso in spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, soprattutto ketamina (droga molto richiesta dai giovani per lo sballo alle feste e, allo stesso tempo, molto pericolosa) ma anche hascisc e cocaina. I comaschi finiti in manette sono un uomo di 38 anni di Monte Olimpino, uno di 47 anni domiciliato a Ponte Chiasso, un cinquantenne originario di Castellammare di Stabia ma residente in città (arrestato lo scorso novembre a Sagnino) e un canturino di 35 anni residente a Carimate, dove per gli investigatori c’era la ‘cucina’ per produrre la ketamina.
Un’indagine, quella della squadra di Milano (per gli arresti in città hanno collaborato anche i colleghi della Questura di Como) che si interseca con un riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico attraverso i canali delle opere d’arte. Uno dei colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere (il provvedimento non è stato eseguito, in quanto l’uomo non è stato trovato), titolare di una galleria d’arte ad Amsterdam (posta sotto sequestro dalla polizia olandese che ha collaborato all’inchiesta) è accusato di aver usato la sua società per gestire i flussi di denaro da investire negli stupefacenti simulando – secondo l’accusa – compravendite di quadri. E forse non a caso sulle chat degli indagati era conosciuto come Banksy. Fra i provvedimenti disposti dalla magistratura milanese anche i sigilli posti a una azienda di logistica di Como, che, stando all’accusa, acquistava i quadri per conto del titolare della galleria d’arte di Amsterdam, indicato come il numero uno dell’organizzazione responsabile del colossale traffico internazionale di droga. Il compenso per l’azienda di Como sarebbe stato del 2 per cento del valore dei quadri.
A Sagnino in un box di via Raccolo, stando a quanto accertato dagli investigatori, transitavano le autovetture cariche di droga proveniente dal Nord Europa. Come nell’agosto 2020, mese in cui il box aveva ospitato una Bmw con 28 chili di ketamina. Altre cinque consegne per mezzo quintale di ketamina, avvenute a Sagnino, Montano Lucino, Carimate, sono descritte nell’ordinanza di custodia cautelare. Monitorate nel luglio 2020 le consegne tra Sagnino e Carimate di 2 e 4 chilogrammi di cocaina.