Fra saluti romani e ‘Presente’, una cinquantina di nostalgici hanno commemorato il Duce nel luogo della fucilazione ad opera dei partigiani
La giornata grigia sul lago di Como ha stemperato anche gli animi e così, anche se con un po’ di contestazione, si è svolta senza particolari problemi tra saluti romani e ‘presente’ la doppia commemorazione sul Lario di Benito Mussolini e dei gerarchi fascisti, fucilati tra Giulino di Mezzegra e Dongo il 28 aprile nel 1945, e organizzata come ogni anno dall’associazione Mario Nicolini, intitolata allo storico segretario dei reduci della Repubblica Sociale. Sul lungolago di Dongo una cinquantina di nostalgici fascisti, pochi in camicia nera, qualcuno in mimetica, hanno commemorato i sedici fucilati dai partigiani: quindici gerarchi e Marcello Petacci, fratello dell’amante del Duce.
La cerimonia, durata circa un quarto d’ora, si è svolta senza incidenti. Davanti al municipio del paese, a poche decine di metri dal luogo della commemorazione, si sono riunite circa duecento persone con bandiere rosse e della pace, che hanno risposto all’invito dell’Anpi di manifestare la contrarietà alla manifestazione, regolarmente autorizzata da Prefettura e Questura. La contestazione è avvenuta cantando a più riprese "Bella Ciao" e con slogan e fischietti. Le parti sono state tenute separate da un doppio cordone di carabinieri e polizia e dai furgoni delle forze dell’ordine. I partecipanti, uno per uno, hanno depositato sedici rose rosse sulla ringhiera che ancora porta i segni dei proiettili sparati durante l’esecuzione. Hanno poi fatto l’appello dei morti e, a differenza degli anni passati, dopo il suono del "silenzio", non hanno concluso con il saluto romano ma hanno optato per il "Presente" accompagnato dal saluto del legionario, battendosi cioè il pugno destro sul petto.
La seconda parte della commemorazione si è tenuta a una decina di chilometri di distanza, a Giulino di Mezzegra, luogo della fucilazione di Benito Mussolini e Claretta Petacci. Una trentina di militanti hanno assistito alla messa celebrata nella chiesa parrocchiale poi in corteo, con stendardi e simboli del ventennio, sono scesi davanti al cancello di Villa Belmonte, secondo la storiografia ufficiale luogo dell’esecuzione e dove una targa ricorda l’evento. Qui i manifestanti hanno reso omaggio ai morti gridando "Presente" e questa volta facendo il saluto romano.