È quanto emerge da uno studio sugli atenei lombardi presentato dall’Unione degli universitari, in collaborazione con la Cgil
C’è anche l’Insubria di Como-Varese, frequentata da centinaia di studenti ticinesi, fra le tre università più care d’Italia. Sono nell’ordine, il Politecnico di Milano, l’Università dell’Insubria e la Statale di Milano. Lo si apprende dai risultati del rapporto "Tasse studentesche: in Lombardia sono sostenibili?", presentato ieri dall’Unione degli Universitari in collaborazione con la Cgil. Un’indagine nata con l’obiettivo di quantificare le tasse richieste dagli atenei pubblici e denunciare il sottofinanziamento del sistema universitario. Studiando i bilanci preventivi pubblicati dagli atenei nelle scorse settimane, il movimento studentesco ha stimato che tutte le università lombarde si sostentano in buona parte attraverso i proventi per la didattica, ossia da tutte le entrate provenienti da tasse universitarie, quote d’iscrizione alle lauree specialistiche e altre voci di spesa minori. Secondo la normativa nazionale, l’importo totale dei contributi studenteschi non dovrebbe superare il 20% delle risorse ricevute dallo Stato tramite il Fondo di funzionamento ordinario. Dal rapporto, però, emerge chiaramente come questo limite spesso non venga rispettato. L’Università dell’Insubria, per esempio, chiede agli studenti di versare l’81% in più di quanto le sarebbe concesso, sforando di 8,2 milioni di euro. Guardando al quadro regionale, il dato relativo ai soldi chiesti agli studenti in maniera illegittima sale a 78 milioni di euro.