Dopo approfondite indagini, la Procura di Como chiede l’archiviazione dell’accusa di falso. Appurata la serietà professionale del medico
La dottoressa comasca che era stata accusata di aver simulato l’inoculazione del vaccino anti-Covid a una serie di pazienti convocati all’hub di Lurate, il 5 novembre scorso, è stata scagionata.
A conclusione di una approfondita indagine, la Procura di Como per la dottoressa di un comune del’Olgiatese, medico di base di Ats Insubria, ha chiesto l’archiviazione dall’accusa di falso. Gli accertamenti coordinati dal sostituto di Como Maria Vittoria Isella, hanno fatto emergere la serietà professionale del medico, arrivando a una spiegazione per ognuno degli aspetti critici inizialmente sollevati a suo carico.
I sospetti erano nati dalla segnalazione di un’operatrice dell’hub, secondo la quale la dottoressa aveva svuotato la fiala in un batuffolo di cotone, senza inocularla alla paziente. Sospetti erano sorti dopo che alcuni pazienti convocati, previa autorizzazione, dalla dottoressa, la mattina del 5 novembre si erano allontanati nel momento in cui le operazioni di vaccinazione erano state bloccate. Si era temuto che fossero No Vax, alla ricerca del rilascio di Green Pass pur non avendo ricevuto il farmaco.
Alla luce di interrogatori, accertamenti clinici e intercettazioni ambientali, è emerso che si trattava di pazienti impauriti, timorosi delle complicanze vaccinali, che la dottoressa seguiva con grande attenzione, somministrandogli nei giorni successivi terapie ayurvediche e rimedi farmacologici alternativi, rassicurandoli anche per settimane o mesi. Pazienti che agli investigatori hanno mostrato i referti sierologici che confermavano la presenza di anticorpi. Quando i responsabili dell’hub la mattina del 5 novembre avevano bloccato le operazioni comunicando che c’erano problemi con un lotto, alcuni erano andati nel panico e si erano allontanati. Una amara vicenda da inserire nel clima pesante creato dalla pandemia