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Omicidio a Varese: l’assassino fermato nei boschi di Viggiù

Dopo aver ucciso il figlio e ferito l’ex moglie, l’uomo avrebbe tentato la fuga in Ticino. Il 40enne non era nuovo a episodi di violenza

(Facebook)
2 gennaio 2022
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Tragedia familiare a Morazzone, comune del Varesotto, a ridosso del Canton Ticino, dove i carabinieri hanno trovato il cadavere di un bimbo di 7 anni nascosto in un armadio.

Il presunto omicida, un 40enne operaio e padre del bambino, è stato arrestato in mattinata dai carabinieri nei boschi di Viggiù, mentre tentava di scappare nel Canton Ticino, attraverso uno dei sentieri, frequentati dai contrabbandieri.

Quando i militari lo hanno bloccato, l’uomo aveva in mano un coltello, che non si esclude possa essere quello con il quale ha ucciso il figlio tagliandogli la gola.

Un’ora dopo l’efferato omicidio, il 40enne si è spostato a Gazzada Schianno, altro comune del Varesotto, a ridosso della frontiera. Qui ha raggiunto l’ex moglie che, con il bambino, viveva lì da qualche mese. L’uomo ha ripetutamente accoltellato la donna al viso, all’addome e alla schiena.

Nonostante le gravissime ferite la donna, che nella mattinata di ieri aveva accompagnato il figlio dal padre (come previsto dal giudice) è riuscita fortunatamente a salvarsi e a lanciare l’allarme. Attualmente è ricoverata in ospedale ma non rischia la vita.

I carabinieri si sono quindi precipitati a Morazzone, in via Cuffia. E qui è avvenuto il drammatico ritrovamento del corpo del piccolo. I militari hanno trovato una lettera del 40enne, con la quale confessa l’assassinio del figlio e l’intenzione di uccidere anche l’ex moglie.

In casa non c’era l’uomo. Per cui è scattata una vasta operazione dei carabinieri. Il presunto omicida è stata catturato in mattinata a Viggiù: stava scappando in Ticino, dove stata cercando di entrare clandestinamente, attraverso uno dei tanti sentieri che si incontrano nei boschi della zona.

Il 40enne operaio, a Morazzone da un mese abitava nella casa del padre. Si trovava ai domiciliari, dopo un episodio di aggressione di cui era stato protagonista un mese fa. Il 26 novembre scorso infatti l’uomo aveva accoltellato alla schiena un collega ad Azzate, nella ditta dove lavoravano, e poi era fuggito: i carabinieri di Varese lo avevano però raggiunto e arrestato con l’accusa di tentato omicidio. All’epoca incensurato, aveva risposto al gip di Varese, e la Procura aveva disposto per lui i domiciliari.