Confine

Presto rimossa la carcassa della cabina precipitata al Mottarone

Nell’indagine sulla tragedia del 23 maggio che ha provocato la morte di 14 persone spunta un ex dipendente presentatosi spontaneamente con un file audio

Lo scenario dopo l’incidente
(Keystone)
28 settembre 2021
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Sarà rimossa a partire dall’11 ottobre la carcassa della cabina della funivia Stresa-Mottarone precipitata lo scorso 23 maggio in una sciagura costata la morte di 14 persone.

I primi dettagli della laboriosa operazione sono stati messi a punto oggi nel corso di una riunione, nel Palazzo di giustizia di Verbania, fra i consulenti tecnici delle parti in causa. Resta ancora da capire se la carcassa sarà spostata integra o se dovrà essere divisa in due o più parti.

Fino a 100 alberi da abbattere

Di sicuro sarà un elicottero dei vigili del fuoco a sollevare i resti. Ed è molto probabile che, per permettere al velivolo di procedere in sicurezza, si renderà necessario il taglio di decine di alberi: si parla di ottanta e forse addirittura cento. Nel frattempo una seconda squadra di esperti, su indicazione del tribunale, sta preparando l’analisi dei dati contenuti nella scatola nera. Ieri c’è stato un incontro a Milano.

La procura di Verbania, nell’attesa che venga fatta piena luce sulle cause dell’incidente, sul perché si spezzò la fune traente, su eventuali carenze di manutenzione e su altro ancora, insiste nel reclamare le responsabilità del gestore dell’impianto, Luigi Nerini, e del direttore di esercizio Enrico Perocchio.

Chi sapeva dei forchettoni bloccati?

Questo risvolto dell’inchiesta riguarda l’iniziativa di bloccare con i cosiddetti “forchettoni”, il giorno della tragedia, il sistema frenante della cabina: la paternità del gesto è attribuita al caposervizio Gabriele Tadini, unico indagato agli arresti domiciliari, ma secondo gli inquirenti non è possibile che i suoi superiori non abbiano avuto un ruolo.

Oggi davanti al tribunale del riesame di Torino è cominciata la discussione dell’appello della Procura contro la decisione di scarcerare per mancanza di gravi indizi sia Nerini che Perocchio, che ha seguito l’udienza e ha depositato un breve memoriale.

Ascoltato un nuovo testimone

Il pubblico ministero Olimpia Bossi ha prodotto nuovi atti di indagine: l’ennesimo interrogatorio di alcuni tecnici della funivia (sentiti il 23 settembre) e, soprattutto, quello di un nuovo testimone, un ex dipendente che si era presentato spontaneamente agli inquirenti lo scorso 7 giugno raccontando che già nel 2019 parlò con dei colleghi (tra cui Tadini) di “problematiche” che dovevano essere risolte “per via gerarchica”. L’uomo aveva anche consegnato il file audio di una conversazione che la procura ha riversato su un cd.

Gli avvocati difensori, Pasquale Pantano e Andrea Da Prato, ai quali il materiale è stato messo a disposizione solo a partire da sabato scorso (e il cd solo oggi), hanno fatto presente che la chiacchierata non è stata trascritta integralmente ma solo riassunta in un brogliaccio, e hanno chiesto di poter ascoltare la registrazione. I giudici si sono detti d’accordo e hanno aggiornato l’udienza a domani.

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