Confine

Padre e figlio svizzeri arrestati a Luino con 5 kg di hashish

Un 65enne e la figlia 40enne dell’Appenzello viaggiavano su un camper provvisto di un doppiofondo per nascondere gli stupefacenti

(Foto Guardia di Finanza)
25 novembre 2020
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Due cittadini svizzeri del Cantone tedesco dell’Appenzello Esterno sono stati fermati mentre erano intenti ad attraversare la frontiera in uscita dall’Italia con circa 5 chilogrammi di hashish. Lo comunica la Guardia di Finanza italiana.

I due “corrieri” elvetici, L.R. di 65 anni e sua figlia L.S. di 40 anni, viaggiavano a bordo di un camper quando sono stati fermati dalle fiamme gialle di Luino in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, presso il valico stradale di Zenna. 

Ad insospettire i militari sono state le giustificazioni fornite dai due turisti che, dalla zona rossa, tornavano in Svizzera da un valico minore distante dalla loro destinazione finale. I segni di nervosismo mostrati di fronte alle prime domande di rito dei finanzieri, inducevano i militari ad approfondire l’ispezione doganale richiedendo nel contempo al Gruppo della Guardia di Finanza di Malpensa l’intervento di un’unità cinofila antidroga che stava dirigendosi al valico di Ponte Tresa per un servizio di routine.

Dopo un primo controllo dei documenti e del mezzo, grazie alla segnalazione del cane Wind, i finanzieri decidevano di condurre il camper a Luino presso un’officina meccanica dotata di un ponte sollevatore per la ricerca di possibili doppifondi. 

Nel corso di tali operazioni dopo aver smontato parte della struttura abitativa del camper veniva scoperta un’intercapedine di legno nascosta tra due pannelli di compensato, dove erano rinvenuti 99 panetti di hashish divisi in 5 pacchi, per circa 5 chilogrammi. La sostanza stupefacente, confezionata con tanto di etichettatura, era già pronta per l’immissione sul mercato elvetico.

La droga ed il camper venivano sottoposti a sequestro, mentre i due corrieri venivano tratti in arresto per traffico internazionale di stupefacenti e, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Varese, condotti presso le case circondariali di Varese e di Como, quest’ultima sede del carcere femminile.