L'inchiesta della Procura restituisce il quadro dell'emergenza. Più decessi di quelli annunciati e ora alla lente
Emergono nuovi dati dall'inchiesta della Procura di Como sui decessi nelle case di riposo durante il periodo dell'emergenza Covid-19. In totale tra marzo e metà giugno 793 anziani ospitati nelle Rsa della provincia di Como hanno perso la vita. Una drammatica contabilità che certifica otto decessi al giorno. Non tutti, però, sono rimasti vittima del virus, ma il dato relativo all'incidenza della pandemia quale causa della strage nelle residenze per anziani comasche porta a dire che probabilmente i decessi sono più dei 363 sui quali stanno cercando di fare piena luce i tre magistrati della Procura lariana, incaricati di coordinare gli accertamenti nelle strutture maggiormente colpite.
Le ipotesi di reato, a carico di ignoti, sono omicidio colposo e epidemia colposa. I militari nelle ultime settimane da 17 Rsa si sono fatti consegnare le cartelle cliniche dei 363 ospiti. Dagli accertamenti degli inquirenti sono già emerse alcune anomalie, fin dall'inizio della conta dei contagi e dei decessi registrati nelle 98 case di riposo. L'Ats Insubria sosteneva che a fine marzo gli ospiti morti per Covid-19 erano stati 14 a fronte di 228 decessi, un numero doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Al 31 marzo solo il 6 per cento delle morti sarebbe da imputare al virus. Una percentuale che appare inspiegabile viste che, terminata la crisi, la percentuale dei decessi nelle case di riposo comasche è arrivata al 27% (211 decessi ufficiali su 793). Fra le anomalie emerse anche il balletto dei dati forniti da Ats Insubria su decessi, contagi e tamponi nelle strutture.