Confine

Statale Vigezzo, rabbia e firme dopo l'ultimo crollo

I frontalieri esasperati dai costanti pericoli e dall'ennesima chiusura della strada lanciano un grido d'allarme a Anas e Regione Piemonte

La frana dell'aprile 2018 causò due morti (Ti-Press)
21 dicembre 2019
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«Ci devono ancora scappare dei morti prima che mettano in sicurezza quella maledetta strada? Non se ne può più». Un frontaliere edile, che abbiamo sentito in questi giorni, manifesta tutta la sua esasperazione per l’ennesima chiusura della statale 337 della Valle Vigezzo, a causa di un crollo di parte della carreggiata avvenuto martedì scorso all’altezza di Ponte Ribellasca, poco oltre il confine con Camedo.

Come lui, hanno perso la pazienza tutti i frontalieri ossolani che quotidianamente percorrono quella che sulla carta è un’arteria internazionale. Mercoledì sera a La Peschiera di Malesco nel corso di una partecipata riunione, hanno deciso di lanciare una raccolta di firme “per far sentire il grido di allarme, la paura e il disagio che ogni giorno vive chi deve transitare su una strada che da anni sappiamo essere pericolosa”. Definendo “la situazione insostenibile” pretendono maggior sicurezza a Regione Piemonte e a Anas: “Chiediamo l’avvio dei lavori per la messa in sicurezza di una statale che ha già provocato numerosi lutti”. Lavori che, riferiti a quelli considerati urgenti, inizieranno la prossima primavera. Quelli per ripristinare la strada franata martedì continuano con difficoltà a causa delle condizioni meteorologiche. E la pioggia incessante di questi giorni non fa che aumentare i rischi di nuovi cedimenti. Una situazione che è pure osservata con apprensione dalle autorità del Comune di Centovalli. Il sindaco Ottavio Guerra ricorda che «da parte italiana sono stati decisi ingenti investimenti già negli anni scorsi, ma non sono mai stati messi in atto. Sono in contatto con il collega di Re, che mi assicura che il loro obiettivo è che il cantiere venga aperto al più presto».

‘La Svizzera anticipi i soldi’

Sulla questione non le manda a dire il già sindaco di Centovalli ed ex gran consigliere Giorgio Pellanda: «È una vergogna. A Como fanno la quinta corsia, ma per quello che ha ormai la triste fama di “tratto della morte” non si fa nulla da decenni. È una mancanza di rispetto di Roma nei confronti dei frontalieri vigezzini. A questo punto la Svizzera dovrebbe intervenire, magari anticipando i soldi e bloccando i ristorni». Una soluzione estrema per far partire il cantiere su una strada che finora è stata lastricata solo di promesse. Resta comunque confermata la riapertura lunedì mattina, a fasce orarie e a senso unico alternato, «e facendosi il segno della croce prima di passare da lì», conclude il frontaliere da noi intervistato.