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Sessanta centesimi di euro fanno la differenza. Lo sanno bene il motociclista multato e il Comune di Como

(© Ti-Press / Tatiana Scolari)
22 maggio 2017
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Un boomerang che si traduce in un 'bernoccolo' per la casse del Comune di Como, dietro una storia di ordinaria burocrazia che inizia il 23 aprile 2014 quando un motociclista comasco viene fermato dalla polizia locale. Durante il controllo si scopre la mancata revisione del veicolo. Se il contravventore paga entro dieci giorni la multa è di 117 euro. Così il motociclista ritiene, di legge, essendo la contravvenzione scritta a mano. In realtà la multa è di 117,60 euro (ovvero 60 centesimi in più). Pagati 117 euro (precisi) il motociclista è convinto di aver chiuso la pratica. Il 22 ottobre 2015 ecco la sorpresa: “un avviso bonario di mancato o insufficiente pagamento della sanzione” per 220 euro. Per i famosi 60 centesimi. Il motociclista protesta, ma non c'è niente da fare, per cui si rivolge a un avvocato. Quest'ultimo punta sulla buona fede del suo cliente. Ma tutto tace. Sino al 17 novembre 2016 quando gli arriva una casella esattoriale con l'ingiunzione di pagamento di 323,12 euro che significa 538 volte i 60 centesimi non pagati. Il ricorso al giudice di pace che annulla il verbale “per insufficiente pagamento della sanzione” e condanna il Comune a pagare le spese legali, che sfiorano i 400 euro, ovvero 660 volte i 60 centesimi.