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Tutte le strade portano a Flagstaff, crocevia dell’altra America

La città dell’Arizona ha rigettato con forza Trump nel 2020 e pure Hillary Clinton nel 2016, scegliendo Bernie Sanders, alfiere di un’idea impraticabile

Pezzi di Flagstaff, una cartolina e il cartello della Route 66 davanti alla ferrovia
(R. Scarcella)
6 maggio 2024
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Ho un nuovo amico, Tom, professore di sociologia in pensione incontrato quasi per caso al Late Train Cafè, un bar di Flagstaff, Arizona: la città dove vive sua figlia, dove passano sia la ferrovia che ha fatto l’America che la strada che ha contribuito a raccontarla, la Route 66, e dove sono passato pure io dopo aver lasciato il Grand Canyon direzione Phoenix, a sud.

Il “quasi per caso” è perché un amico romanista mi ha chiesto di fotografare persone con maglie, sciarpe o cappelli della Roma che vedo in giro per il mondo in posti dove in teoria non dovrebbero esserci. A volte li fotografo e basta, a volte chiedo “perché?”. Questa volta c’era un berretto e ho chiesto perché.

Brooklyn-Roma

Tom, nato a Brooklyn, ma di origini baresi e salernitane, era stato a Roma ormai quasi vent’anni fa, aveva visto una partita e si era comprato questo cappello con il simbolo palesemente taroccato a cui però è rimasto affezionato.


R. Scarcella
Tom Parisi, professore in pensione: un incontro casuale in un caffè di Flagstaff

Partendo dalla Roma e da Roma siamo finiti a parlare per più di un’ora della Liguria, della Svizzera, di Dante, Manzoni, Fellini, Morricone, Brooklyn, Hemingway e Bill Bryson. Quando il caffè è finito, ci siamo alzati e abbiamo continuato come vecchi amici la chiacchierata passeggiando per il centro cittadino, fatto di case del XIX secolo riadattate alla vita di oggi di un luogo fortunato, abbastanza vicino a un sacco di attrazioni turistiche e naturalistiche, abbastanza ricco e abbastanza lontano da tutto il resto. Flagstaff, con la sua atmosfera, iper-rilassata, somiglia molto al New England, l’insieme di piccoli Stati della East Coast a trazione democratica da cui è iniziato tutto e che - dentro le università della Ivy League, le più antiche e prestigiose del Paese - continua a sfornare pensatori e pensieri in controtendenza con il modello dominante del “dog eat dog” (“cane mangia cane”), o - per dirla in latino - “homo homini lupus”.

Socialisti in the Usa

Lo abbiamo visto anche in questi ultimi giorni in cui da Harvard, da Yale, da Princeton e dalla Columbia University si è alzato l’urlo degli studenti sulla situazione drammatica di Gaza. Una protesta chiara e forte da come non si vedeva dai tempi del Vietnam, che ha portato la polizia a schierarsi contro gli studenti e i professori, al contrario, a loro protezione. È un’America che rigetta il modello Trump e – in misura minore - anche il modello Biden, ponendosi in una parte dello spettro troppo in là rispetto a quanto il Paese non abbia mai voluto concedere a se stesso, più o meno dalle parti di Bernie Sanders (non a caso del Vermont, New England), il politico americano di successo che più somiglia a una vera sinistra (di sé disse “sono un socialista democratico”). La contea di Flagstaff, dove infatti Trump non ha mai sfondato, non a caso è stata l’unica di tutto l’Arizona in cui alle primarie del 2016 Sanders riuscì a sconfiggere Hillary Clinton (53,4% contro 44,1%).


Keystone
Una protesta contro la nuova legge restrittiva sull’aborto davanti al tribunale di Flagstaff

Dove si issa la bandiera

Pur non essendo una metropoli, la città conserva un ruolo nell’immaginario americano, per la posizione strategica e per il nome: Flagstaff infatti significa letteralmente “asta per la bandiera”. E in un Paese dove la bandiera è sacra, lo è anche il pennone sui cui la si issa. A Flagstaff poi sono state girate alcune scene di due film che tutti conoscono, “Forrest Gump” e “Casablanca”. Quelle di quest’ultimo dentro il Monte Vista Hotel, che ancora oggi si fa notare con la sua scritta retrò che sovrasta i palazzi: c’è chi dice che alcune stanze dell’hotel siano infestate dai fantasmi. Tra coloro che hanno sentito strani rumori c’è anche John Wayne.

Camminando per strada nulla però fa pensare a storie sinistre. Anzi, i negozi pieni di souvenir curati e (stranamente) non pacchiani e i diner vecchio stile con in vetrina torte succulente che sembrano uscite dal forno della nonna aiutano nel lasciare un buon ricordo. Certo, come il resto d’America, anche a Flagstaff si fa i conti con la criminalità. Qualche anno fa il numeri dei furti aumentò, poi si scoprì che i responsabili in alcuni casi erano le moffette, ovvero le puzzole americane: animale tenero a vedersi e temibile non solo per le doti da ladro, visto che ha portato la rabbia in città più di una volta.


R. Scarcella
L’hotel Monte Vista, simbolo cittadino e location di “Casablanca”

Tazze, omonimie e Pete Seeger

La passeggiata con Tom termina davanti alla biblioteca locale, dove lui è di turno come volontario. Per causa mia è pure in ritardo. Mi saluta calorosamente e mi abbraccia. Durante la chiacchierata ha voluto sapere il mio cognome, ma come al solito negli Stati Uniti non è bastato pronunciarlo, è servito lo spelling: Es-si-ei-ar…: “Aaaah Scarcella, un mio compagno delle elementari si chiamava Frank Scarcella!” Il mondo è piccolo, ma certi piccoli incontri casuali portano con sé qualcosa di un po’ più grande, un po’ più ampio.

Per avere un ricordo tangibile di quella mattina ho comprato anche una tazza nel bar dove ci siamo conosciuti: 30 stramaledetti dollari e dopo un paio di settimane si era già rovinata, un po’ per via dei materiali così così, un po’ perché sono sbadato io. Ora la tratto con cura proprio come Tom, su Facebook, tratta con cura le canzoni che suona con la sua chitarra scegliendole da un repertorio vintage e decisamente schierato per un’America che c’è ancora da qualche parte, seppur minoritaria: quella della solidarietà e dei diritti civili, di cantanti come Pete Seeger o Tom Waits, che celebrano, il primo la fratellanza di chi non può avere altro, l’altro la miseria morale ed economica che si fa solitudine, entrambi gli umili lavoratori e i vagabondi sgangherati con una strada per la salvezza che si è fatta strettoia.

Un’America relegata ai margini e (nonostante i recenti sforzi di Biden, che ha ingranato il ritornello elettorale di “più tasse per i ricchi”) non rappresentata da chi si sfiderà alle urne il prossimo 5 novembre.


R. Scarcella
I dintorni di Flagstaff