Il franco è tra le valute dei Paesi industrializzati che hanno perso più valore da inizio dell’anno. Tuttavia, riteniamo che si tratti di una fase temporanea e prevediamo un futuro ritorno alla tendenza al rafforzamento.
Sono trascorsi solamente quattro mesi da quando con poco meno di 94 centesimi di franco si comprava un euro. La settimana scorsa ne erano necessari 99 e non escludiamo che a breve termine il tasso di cambio con l’euro possa risalire al di sopra della parità. Nel corso di questo relativamente breve lasso di tempo sono cambiati molti fattori che hanno contribuito all’indebolimento del franco. In primo luogo, la Banca nazionale svizzera (Bns) ha abbassato il tasso direttore di 25 punti base all’1,5%, aumentando il differenziale di interesse nei confronti dell’estero e diminuendo quindi l’attrattività relativa del franco. Inoltre, essa ha smesso di vendere valute estere in suo possesso, uno strumento utilizzato negli scorsi anni per rafforzare il franco evitando così di importare eccessiva inflazione dall’estero. In secondo luogo, negli ultimi tempi si osserva un’atmosfera positiva sui mercati finanziari e un maggiore appetito di rischio da parte degli investitori. Nonostante i conflitti in corso e le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina, l’economia mondiale si dimostra resiliente e molti mercati azionari si trovano ai massimi storici. Pertanto, la domanda di beni rifugio tipici in periodi di incertezza come il franco è in diminuzione e non causa più una pressione al rialzo del tasso di cambio. Infine, sono notevolmente cresciute le speculazioni sui mercati finanziari aumentando la pressione al ribasso. La Banca Migros ritiene però che si tratti di una fase di debolezza temporanea: una volta che la politica monetaria all’estero sarà allentata, riteniamo che il franco tornerà a rafforzarsi per via delle condizioni quadro favorevoli nel nostro Paese: la stabilità politica, la bassa inflazione e il moderato indebitamento pubblico.