L’inflazione in Svizzera è in continuo calo ed è rimasta stabilmente al di sotto della soglia limite del 2% posta dalla Banca nazionale svizzera (BNS) dal giugno scorso. Tuttavia, riteniamo che un approccio attendista riguardo i tagli dei tassi sia più adeguato.
In risposta alla fase inflazionaria scatenatasi sia dagli squilibri dell’offerta non ancora ripresasi completamente dalle restrizioni legate alla pandemia di fronte a una forte domanda e dallo scoppio della guerra in Ucraina, la BNS nel giugno 2022 ha ritoccato per la prima volta dal 2015 il tasso direttore, aumentandolo poi gradualmente in ogni seduta fino al giugno 2023. L’aumento di 250 punti base dal -0,75% fino al 1,75% è stato efficace nel combattere l’inflazione, la quale è rientrata nella fascia definita dalla BNS come quella della stabilità dei prezzi (tra lo 0% e il 2%) sempre nel giugno 2023. Il calo è poi proseguito nel corso della seconda metà del 2023 e a febbraio 2024 si attestava al 1,2%.
Alla luce di questi sviluppi sui mercati ci si attende un taglio dei tassi a breve: a marzo con una probabilità tra il 40% e il 60% a seconda degli umori ballerini, mentre per giugno è praticamente cosa fatta. La Banca Migros ritiene queste aspettative troppe premature e si aspetta un taglio di 25 punti base all’1,50% per settembre. Il potenziale di diminuzione dei tassi è più limitato rispetto all’estero e attualmente il livello dei tassi è più che altro neutrale che restrittivo, quindi non tale da frenare la congiuntura. L’inflazione è sotto controllo anche grazie alla forza del franco, la quale smorza il rincaro importato dall’estero, e la congiuntura è sì sottotono, ma per lo più a causa della debole domanda estera e dai mancanti investimenti che ne risultano. Ad esempio, il settore dei servizi, legato all’economia interna, nel 2023 è cresciuto. La BNS non ha quindi urgenza di agire prima della Fed e della BCE, per le quali ci attendiamo più tagli a partire dall’estate.