Speciale Economia

Economia svizzera stagnante

Il rallentamento congiunturale nella zona euro è destinato a continuare. Considerate le interconnessioni economiche, anche l’economia svizzera ne soffre. Con 38,5 punti, l’indice dei direttori degli acquisti (PMI) dell’industria è arrivato recentemente al livello minimo toccato durante la recessione legata alla pandemia del 2020.

Mentre negli Stati Uniti la crescita continua a prosperare, in Europa e in Svizzera la congiuntura perde slancio. Nella zona euro, il Paese economicamente più forte, la Germania, rischia un ulteriore calo della performance economica. La Repubblica Federale Tedesca è alle prese non solo con un indebolimento della domanda, ma anche con problematiche di natura strutturale legate alla svolta energetica. Neanche la Svizzera può sottrarsi a questa tendenza al ribasso. Nel secondo trimestre la crescita del Pil è rimasta stagnante e ad agosto l’indice dei direttori degli acquisti dell’industria è sceso a 38,5 punti. Un valore inferiore ai 50 punti indica una tendenza ribassista. Un livello così basso è stato osservato l’ultima volta nella recessione innescata dalla pandemia nel 2020.

Alla luce dell’indebolimento dell’economia, appare plausibile la decisione della Banca nazionale svizzera (Bns) di lasciare il tasso di riferimento invariato all’1,75%. L’inflazione, pari all’1,6%, si è recentemente collocata nella fascia obiettivo della Bns. Per i gruppi principali, come ad esempio i prodotti alimentari, l’aumento dei prezzi rimane elevato. Tuttavia, rispetto all’inflazione nella zona euro pari al 5,2%, il carovita in Svizzera è nettamente inferiore.

La Banca Migros continua a prevedere che non vi sarà alcuna recessione in Svizzera, ma i venti contrari congiunturali si faranno più forti. Tuttavia, l’aumento degli affitti e dei prezzi dell’elettricità, in particolare, dovrebbero far salire leggermente l’inflazione, intensificando la pressione sulla Bns a dicembre.