L’inflazione è ancora elevata in Europa. Allo stesso tempo, la congiuntura è in fase di raffreddamento. La crisi congiunturale in Germania sta avendo un impatto particolarmente negativo sull’Unione europea. La più grande economia europea ha registrato una contrazione nel secondo trimestre e le prospettive sono negative anche per questo trimestre.
Mentre negli Stati Uniti la crescita continua a prosperare, in Europa l’economia ristagna. In Germania, nel secondo trimestre, l’economia ha registrato una contrazione dello 0,6% rispetto all’anno precedente. La più grande economia europea deve far fronte a problemi strutturali quali la carenza di manodopera, i prezzi elevati dell’energia e la debole domanda estera. Il persistere di un’elevata inflazione aggrava ulteriormente la situazione. La Germania registra un’inflazione complessiva del 6,1%. Nel frattempo, in altri Paesi europei come la Spagna, l’inflazione complessiva (pari al 2,6%) è nettamente inferiore. L’inflazione di base (senza energia e prezzi dei generi alimentari) è rispettivamente del 5,5% e del 6,1%, ma a un livello elevato simile. Tuttavia, occorre tenere d’occhio il rischio di una spirale salari-prezzi. L’inflazione è un grosso peso per i lavoratori e le lavoratrici e incide negativamente sul loro potere d’acquisto. Tuttavia, l’aumento dei salari potrebbe a sua volta garantire che l’inflazione di base rimanga più a lungo a un livello più alto.
Sono molti i segnali che indicano che l’Europa sarà afflitta da una crescita debole e da un’inflazione più elevata per un periodo più lungo. La Banca centrale europea è quindi particolarmente sollecitata, perché deve domare l’inflazione senza arrestare del tutto il motore economico già in difficoltà. Ci attendiamo che la BCE aumenti almeno un’altra volta i tassi di riferimento durante l’anno in corso.