Speciale Economia

Partenza in tromba nell’Eurozona

6 febbraio 2023
|

Il 2023 è iniziato inaspettatamente in un clima di ottimismo nella Zona euro. L’inverno mite nell’Europa centrale e la brusca riapertura della Cina hanno permesso di escludere i peggiori scenari recessivi. Il calo del prezzo del gas ha migliorato inoltre le previsioni d’inflazione nel breve periodo. A giudicare dal rapido rialzo dei prezzi delle azioni, gli investitori sono stati suggestionati dagli eventi. Hanno iniziato a pensare che la recessione, data per certa solo un mese fa, possa malgrado tutto essere evitata. Hanno poi ritenuto di poter contare su una rapida vittoria della battaglia contro l’inflazione e sulla benevolenza della Bce. I partecipanti al mercato sembrano tuttavia aver trascurato le conseguenze nella durata degli eventi immediati. Non immaginano che la benevolenza della Bce nella seconda parte del 2023 non sarà affatto acquisita. L’atteso calo dell’inflazione rischia infatti di concretizzarsi solo parzialmente, lasciando l’inflazione nella Zona euro ben sopra l’obiettivo del 2% nel 2024. Data la tensione che caratterizza il mercato del lavoro, i miglioramenti sul fronte dell’attività peggiorano le prospettive d’inflazione nel medio periodo. Un semplice rallentamento non sarà sufficiente per spezzare la dinamica inflazionistica. L’inflazione di fondo (al netto di energia e alimentari freschi) resta elevata e orientata al rialzo. Le imprese sono il punto di congiunzione tra la domanda aggregata e le condizioni del mercato del lavoro. Il settore dei servizi non fornisce un messaggio incoraggiante. Le inchieste mostrano infatti la persistenza di attese d’inflazione elevate. A un certo punto, il corso della politica della Bce diventerà più restrittivo di quanto oggi sconti il mercato. I rialzi delle azioni della Zona euro sono senz’altro benvenuti in quanto marcano la fine dei tormenti del 2022. Hanno slancio a breve ma non basi solidissime. Saranno corretti in parte nel secondo trimestre.