Il presidente americano introduce tariffe per riequilibrare l'economia, suscitando preoccupazioni nel Congresso e nei mercati
Donald Trump dichiara guerra al commercio globale. Il presidente annuncia i nuovi dazi americani per mettere fine a quelle che ha definito decenni di pratiche sleali che hanno penalizzato gli Stati Uniti e gli americani.
"È il giorno della liberazione", ha scritto in maiuscolo sul suo social Truth. Nel Giardino delle Rose della Casa Bianca è tutto pronto: per il grande annuncio del presidente, atteso alle 22.00, c'è l'amministrazione al completo.
Fra il pubblico siedono anche i lavoratori dell'industria automobilistica e dell'acciaio, settori sui quali Trump è già intervenuto con tariffe al 25%. I contenuti del piano americano per riequilibrare l'economia e gli scambi globali sono però scarsi. Dopo una nottata di lavoro, il presidente è tornato a riunirsi con il suo staff per perfezionare l'iniziativa.
Le ipotesi che gli sono state presentate sono quattro. Una prevede dazi universali del 20% da applicare a quasi tutte le importazioni americane. La seconda invece stabilisce livelli tariffari più bassi per un determinato numero di Paesi. Un'altra delle opzioni invece prevede tariffe reciproche per tutti i Paesi da eventualmente negoziare con gli interessati. La quarta è infine un sistema 'misto', con tre livelli di dazi mirati a singoli Paesi o gruppi. Quale delle strade Trump abbia deciso di percorrere non è chiaro. L'unica certezza riguarda l'immediata entrata in vigore delle nuove tariffe.
La stretta agita il Congresso, dove non sono solo i democratici a temere per la tenuta dell'economia americana. Fra le file repubblicane cresce infatti il malcontento verso dazi considerati sempre più una tassa per gli americani, già stremati da anni di carovita. Trump si è scagliato duramente contro quattro senatori contrari alle tariffe decise contro il Canada per il fentanyl: "State giocando con la vita degli americani", ha detto. Guardano con preoccupazione ai dazi anche gli economisti, preoccupati da una possibile stagflazione, il mix di bassa crescita e alta inflazione problematico da risolvere anche per le banche centrali.
La Casa Bianca difende a spada tratta le dazi e liquida le critiche come fake news. "Le tariffe funzionano e il primo mandato del presidente ne è una prova. Nonostante la retorica dei politici e dei media, gli studi" condotti al riguardo "hanno ripetutamente mostrato che i dazi sono uno strumento efficace per raggiungere gli obiettivi economici e strategici", ha fatto sapere Pennsylvania Avenue ribadendo che la stella polare di Trump è l'America First e, in questo caso, il 'Make America Wealthy Again', far tornare gli Stati Uniti ricchi mettendo fine ad anni in cui sono stati derubati.
In attesa di chiarimenti e soprattutto di certezze, le piazze finanziarie mondiali restano alla finestra preoccupate dall'impatto che il pugno duro americano potrebbe avere sull'economia globale. Le borse europee chiudono in territorio negativo, con l'eccezione di Madrid che sale dello 0,40%. Piazza Affari perde lo 0,27% mentre Francoforte lo 0,66%. Wall Street dopo un avvio negativo ritrova slancio aggrappandosi alla speranza di più tagli dei tassi di interesse da parte della Fed per fronteggiare l'inflazione e l'indebolimento dell'economia.
A spingere i listini americani sono anche Tesla e Amazon, due delle aziende a maggiore capitalizzazione, che avanzano decise sulla scia di indiscrezioni sul ruolo di Elon Musk nel governo e dell'interesse per TikTok da parte del colosso di Jeff Bezos. I due miliardari seppur rivali si sono ritrovati uniti nel sostenere Trump. L'uomo più ricco del mondo ne è diventato il first buddy e uno dei suoi alleati più stretti. Il fondatore di Amazon ha invece partecipato al giuramento di Trump e, secondo alcuni osservatori, l'offerta per TikTok è un modo per tendere la mano e aiutare il presidente.