Auto-Svizzera chiede deregolamentazione per evitare perdite di posti di lavoro mentre le vendite di Tesla crollano del 62%
Il mercato elvetico dell'auto si conferma in forte difficoltà: nel primo trimestre sono entrate in circolazione 52'700 vetture nuove: si tratta del peggior inizio d'anno del nuovo millennio, sottolinea l'associazione degli importatori Auto-Svizzera. L'associazione chiede al Consiglio federale una deregolamentazione e una correzione di rotta in materia di emissioni per evitare una massiccia perdita di posti di lavoro nel settore. Fra i singoli marchi spicca il crollo di Tesla (-62%).
Rispetto allo stesso periodo del 2024 le vendite dei primi tre mesi sono scese dell'8%, emerge dalle statistiche diffuse oggi. La tendenza negativa di inizio 2025 si è confermata anche in marzo, che mette a referto una flessione di un analogo 8% a 21'700 (tutte le cifre assolute arrotondate al centinaio).
Nel terzo mese dell'anno le propulsioni alternative sono arrivate a una quota di mercato del 68% (60% nel marzo 2024), con in primo piano l'ibrido normale (38%, in aumento dal 31% di un anno prima) e l'elettrico (20%, invariato), davanti all'ibrido plug-in (10%, in crescita dal 9%). La vettura a benzina è al 25% (era al 31%) e il diesel al 7% (era al 9%).
In cifre assolute hanno lasciato i concessionari 8300 ibride (+14%), 5300 veicoli a benzina (-28%), 4400 elettriche (-7%), 2100 ibride plug-in (+14%) e 1600 mezzi diesel (-22%). In lieve calo (al 52%, partendo dal 54%) è la quota di 4x4.
Se si guarda ai dati cumulati del periodo gennaio-marzo spiccano i passi avanti dell'ibrido (+12% a 19'800) e - in misura minore - dell'elettrico (+3% a 10'700), mentre arretrano il propulsore a benzina (-28% a 13'200), l'ibrido plug-in (-8% a 4900) e il diesel (-25% a 4100). Dopo tre mesi la quota dei motori alternativi ha raggiunto 67% (era del 58% nel corrispondente periodo del 2024).
Secondo Auto-Svizzera il mercato è in un vero e proprio stato di shock in vista della decisione del Consiglio federale sull'ordinanza sul CO2: incombe la spada di Damocle di una pesante sovra-regolamentazione, con possibili sanzioni fino a 500 milioni di franchi per il solo 2025, una prospettiva che sta paralizzando molti operatori.
"È ora imperativo che i politici affrontino la realtà del mercato, liberino l'industria automobilistica svizzera dalla giungla normativa e attuino il nostro piano in 10 punti per il successo della mobilità elettrica", afferma il presidente di Auto-Svizzera Peter Grünenfelder, citato in un comunicato. "È inaccettabile che la politica federale manovri un mercato funzionante in una situazione economicamente precaria, regolamentandolo in modo eccessivo con l'ordinanza sul CO2". A suo avviso è necessario abbandonare le disposizioni "swiss finish", che generano costi, e coordinare le norme con gli attuali standard europei. Senza una correzione di rotta, la perdita di impieghi nell'industria automobilistica elvetica continuerà senza sosta, mette in guardia l'organizzazione.
Particolarmente inquietante viene considerata la minaccia di un'entrata in vigore retroattiva del regolamento sulle emissioni di CO2. "L'idea che tutte le consegne di autovetture e veicoli commerciali nuovi saranno retroattivamente soggette a un regime di CO2 che non è ancora noto sta paralizzando l'attività del mercato", sostiene il direttore di Auto-Svizzera, Thomas Rücker, a sua volta citato nel documento per la stampa. "Siamo certi che proprio per questo motivo l'inizio del 2025 è avvenuto con il freno a mano tirato. La situazione non cambierà quindi finché il Consiglio federale non avrà chiarito le regole".
Con un occhio alla concorrenza, come sempre interessante è stilare una classifica delle vendite dei singoli marchi: primeggia BMW (5000 vetture vendute fra gennaio e marzo), davanti a Volkswagen (4900), Skoda (4700), Mercedes (4000) e Audi (3900); già più staccate seguono poi Toyota (2600), Hyundai (2400), Renault (2300) Seat/Cupra (2200), Dacia (1900), Nissan (1700) Volvo (1700), Ford (1600), Kia (1500), Peugeot (1400), Porsche (1300) e Tesla (1200); tutti gli altri marchi non raggiungono quota 1000.