La manovra di primavera di Starmer mira a risparmi nel welfare e nel settore pubblico, suscitando critiche e proteste
Tagli per miliardi di sterline alla spesa sociale e al welfare: è questo il filo conduttore della manovra finanziaria britannica di primavera del governo laburista moderato di Keir Starmer, secondo le anticipazioni fatte filtrare a poche ore dalla sua presentazione al Parlamento da parte della cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, contestata super ministra dell'Economia.
Una manovra descritta come "di emergenza" dall'opposizione conservatrice e denunciata da sindacati e osservatori vari come una sorta di ritorno alle politiche di austerità di bilancio degli anni 2010; e difesa invece dall'esecutivo come un intervento bilanciato: necessario a garantire la tenuta dei conti pubblici, a rendere gli apparati dello Stato più snelli "ed efficienti" e a porre le premesse di "un rilancio della crescita" che per ora all'orizzonte non si scorge.
A dare oggi stesso parziale sollievo alla cancelliera è stato il dato mensile migliore delle stime sull'inflazione, scesa dal 3 al 2,8%, seppure ancora al di sopra dalla soglia di sicurezza del 2% fissata dalla Bank of England.
Quanto ai tagli, il testo della finanziaria dovrebbe formalizzare una serie di "riforme" destinate nelle intenzioni a produrre risparmi per un altro miliardo di sterline nella spesa per il welfare, in aggiunta alla controversa stretta da 5 miliardi sui sussidi (in primis quelli per i disabili) già preannunciata il 18 marzo. Nonché una pesante riduzione dei fondi per i dipendenti pubblici del Civil Service del 15%: misura da tradurre nella cancellazione di almeno 10'000 posti di lavoro, ma che secondo i sindacati porterà in effetti a regime a 50'000 esuberi, in un scenario descritto dalle voci critiche come un'operazione simile a quella adottata negli Usa di Donald Trump ai danni delle agenzie pubbliche sotto la guida di Elon Musk.
Non sono invece attese nuove tasse significative, dopo l'incremento fiscale record da 40 miliardi della manovra d'autunno dell'ottobre scorso. Mentre non si esclude una revisione della Digital Tax del 2%, a favore dei colossi dell'hi-tech americano, come mossa per cercare di placare Trump sui dazi.