Il direttore regionale di Ubs Ticino fa il bilancio dell’anno che sta finendo e con Elena Guglielmin e Matteo Ramenghi traccia una previsione sul futuro
«Nel 2022 la costellazione di eventi negativi è stata completa», ma il 2023 è ancora tutto da scrivere. È questo, in sintesi, il pensiero che il direttore regionale di Ubs Ticino Luca Pedrotti ha illustrato alla stampa in un incontro tenutosi a Lugano.
«Assistiamo a tassi di inflazione che non si vedevano da decenni, e che ovviamente stanno preoccupando non poco anche per la fatica che stanno facendo le Banche centrali per portarla a livelli più accettabili – ha esordito Pedrotti –. In più, siamo in una situazione geopolitica estremamente tesa che ha provocato una serie di eventi con un impatto economico non da poco».
A partire dai prezzi dell’energia, e questo ha portato Pedrotti a valutare come «la pressione sull’approvvigionamento energetico, assieme a quello alimentare e tecnologico, sta mettendo in discussione un modello di crescita economica conosciuto negli ultimi cinquant’anni, quello della globalizzazione». Oltre i rapporti tesi a livello di dazi tra Stati Uniti e Cina, ha spiegato il direttore regionale di Ubs Ticino, «a completare il quadro c’è il fatto che molto raramente nei mercati finanziari accade che obbligazioni e azioni scendano in tandem. Questo ha messo molta pressione sugli investitori istituzionali e privati, che hanno cercato alternative agli investimenti più consueti. Altri hanno saputo sfruttare la forza del dollaro sui mercati, la valuta americana è stata la vera vincitrice del 2022».
Detto dell’anno che volge al termine, sull’inflazione cosa dobbiamo aspettarci? «Nel corso dell’ultimo mese abbiamo visto un atteggiamento positivo dei mercati legato all’ultimo dato sull’inflazione negli Stati Uniti, dove sembra si sia raggiunto il picco e possa cominciare lentamente a scendere – ha risposto la Chief investment office di Ubs Elena Guglielmin –. Una rondine non fa primavera, l’ha detto pure il presidente della Federal reserve, serve calma». Ma, comunque, negli Stati Uniti «si osserva una situazione macroeconomica dove si inizia a intravedere un miglioramento nel settore immobiliare, il primo che subisce l’impatto dell’inflazione, e quello manifatturiero».
Tornando a casa in Svizzera, sempre Guglielmin ha annotato che «la Banca nazionale svizzera ha fatto tutto molto bene. Ha proceduto a un aumento dei tassi molto corposo, cinquanta punti base, prima della Banca centrale europea. Un aumento preventivo, una presa di posizione molto chiara con la quale la Bns ha voluto delineare una forte volontà di proteggere l’economia dall’inflazione e combatterla in maniera decisa: per la fine del 2022 prevediamo un’inflazione al 2,9%, per l’anno prossimo al 2,1%. Vale a dire nei parametri fissati dalle banche centrali, quindi possiamo parlare di un’economia svizzera che globalmente ha retto bene».
In un contesto, ha rilevato il Chief investment officer di Ubs Matteo Ramenghi, «dove l’inflazione ha per forza di cose toccato molto il mercato azionario, ed è normale. Quando l’inflazione sale così velocemente succedono due cose: i margini scendono perché le aziende non riescono a ribaltare subito sui prezzi, in più il tasso di sconto si traduce in un valore attuale più basso. Ad ogni modo, il mercato azionario a medio termine ha una buona copertura».
Passando dal macro alla vita di tutti i giorni, Pedrotti si è espresso anche su due ambiti che toccano la vita di molte persone. Chi, con la discesa del mercato azionario e del mercato obbligazionario, ha visto perdite notevoli sul proprio investimento deve aver paura? «Ci vuole pazienza, non bisogna né prendere decisioni affrettare né cadere nel panico – ha suggerito il direttore regionale di Ubs Ticino –. Alla base di qualsiasi riflessione d’investimento c’è l’analisi del piano di liquidità del cliente, della famiglia o dell’impresa. La pianificazione è tutto, e su investimenti a lungo termine non deve portare alla paura».
E, in un momento dove stanno scadendo diverse ipoteche decennali, Ubs «non ha avuto aumenti di situazioni precarie – ha rimarcato Pedrotti –. La nostra politica creditizia è sempre stata molto equilibrata, i finanziamenti a progetti immobiliari privati ha sempre seguito le norme e i livelli di sostenibilità per noi non sono mai venuti meno. Abbiamo un portafoglio certamente sano».