Il rialzo dei prezzi proseguirà anche nel secondo semestre: il tasso annuale dovrebbe attestarsi al 3,1%. Raiffeisen rivede al ribasso le previsioni 2022
Zurigo – L’inflazione in Svizzera rimarrà alta: lo affermano gli economisti di UBS, che hanno corretto al rialzo le loro stime per l’anno in corso e per il 2023.
Le distorsioni sul mercato dell’energia manterranno il rincaro a un livello elevato anche nella seconda parte dell’anno, si legge in un’analisi pubblicata oggi dalla grande banca. "Non ci si può aspettare un rapido calo dell’inflazione", puntualizzano gli esperti. Per il 2022 viene così atteso oggi un incremento dei prezzi al consumo del 3,1%, contro il 2,7% pronosticato in precedenza.
Nel 2023 il tasso invece tornerà a calare, sulla scia di due tendenze: da una parte la congiuntura si farà meno dinamica, dall’altra interverrà un effetto base. UBS vede quindi il tasso di inflazione al 2,2%, un dato comunque superiore all’1,5% stimato finora. Secondo gli specialisti molto dipenderà comunque dallo sviluppo congiunturale: più difficile sarà la situazione sul mercato del lavoro, maggiormente contenute saranno le richieste salariali, anche in presenza di un’inflazione elevata.
Nella seconda metà del 2023 il rincaro dovrebbe peraltro tornare ben al di sotto del 2%. Ciò significa che la Banca nazionale svizzera (BNS) dovrebbe continuare ad aumentare il tasso guida quest’anno e all’inizio del 2023, per poi interrompere i ritocchi.
Le considerazioni di UBS arrivano a pochi giorni dagli ultimi dati sui prezzi al consumo: stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica (UST) in luglio il rincaro è rimasto fermo al 3,4%, lo stesso valore di giugno, quando era stato registrato il tasso più alto da 30 anni a questa parte.
L’erosione del potere d’acquisto dei consumatori potrebbe inoltre essere accentuata da un drastico aumento dei premi di assicurazione malattia di base (LAMal), che secondo i risultati di uno studio diffusi nel fine settimana potrebbe arrivare a sfiorare il 10% in Ticino. Come noto per motivi metodologici i premi LAMal non rientrano nel paniere con cui l’UST calcola l’indice nazionale dei prezzi al consumo, la cui variazione annua rappresenta appunto l’inflazione: un dato, questo, che ha una grande importanza in vari ambiti, dalle negoziazioni salariali agli affitti, passando per la fissazione degli alimenti nell’ambito dei divorzi.
Raiffeisen intanto corregge al ribasso le sue previsioni sulla crescita dell’economia svizzera per quest’anno: il prodotto interno lordo (Pil) è atteso aumentare dell’1,9%, a fronte del +2,2% della precedente valutazione, che risaliva a inizio luglio. Per il 2023 viene per contro confermato un +1,5%.
L’economia americana è arretrata per due trimestri consecutivi, entrando così in una recessione tecnica, spiegano gli esperti della banca in un’analisi diffusa oggi. Le prospettive si stanno però deteriorando molto più rapidamente in Europa: la fiducia dei consumatori, anche in Svizzera, ha addirittura raggiunto un minimo storico a causa dell’elevata inflazione.
In materia di cambi, il corso euro/franco è sceso ben al di sotto della parità dopo l’intervento della Banca nazionale svizzera (BNS), che lo scorso 16 giugno ha alzato di 0,5 punti il suo tasso guida, portandolo al -0,25%. Secondo gli specialisti di Raiffeisen ciò significa che l’istituto potrebbe puntare alla fine della politica dei tassi d’interesse negativi nella riunione di settembre, magari con un ulteriore sensibile aumento. In ogni caso la necessità di normalizzare la politica monetaria rimane molto minore in Svizzera, grazie a un quadro inflazionistico più rilassato, fanno notare gli analisti del gruppo sangallese.