L’incertezza legata alla pandemia, il lavoro ridotto: gli scali elvetici confrontati con vari grattacapi. Difficile gestire i momenti di maggior influenza.
Zurigo – Nonostante il numero di viaggiatori sia inferiore al passato causa pandemia, le vacanze estive si stanno rivelando un grattacapo per i fornitori di servizi aeroportuali svizzeri. L'incertezza che regna sovrana e il regime di lavoro ridotto in cui si trovano ancora molti dipendenti nel settore del turismo rendono complicato gestire i momenti di maggiore affluenza.
Quotidianamente, in questo periodo sono attese fino a circa 55'000 persone all'aeroporto di Zurigo, il principale del Paese, afferma, interpellata dall'agenzia AWP, la portavoce Bettina Kunz. Nonostante si tratti della metà rispetto al 2019, quando il coronavirus era ancora uno sconosciuto, i giorni di punta rappresentano una sfida per il personale e le loro aziende.
Secondo l'addetta stampa, all'interno delle singole giornate capita poi che quasi alla stessa ora si verifichino molti decolli. Questo perché Kloten è un hub dove tanti passeggeri cambiano aereo e i voli devono quindi essere coordinati.
Parecchi collaboratori dello scalo svizzerotedesco rimangono tuttora in lavoro ridotto. Tuttavia, il tasso varia notevolmente a dipendenza della professione, precisa Kunz. Nello scorso mese di giugno la quota globale era del 30%, percentuale verosimilmente ora un po' più bassa dato il maggior volume di passeggeri a luglio.
Per esempio, i dipendenti dei negozi e dei ristoranti della struttura stanno lavorando più ore. Tutti gli esercizi sono infatti aperti, con orari specifici a seconda della giornata, sottolinea Kunz.
Il fatto che tante cose possano cambiare in poco tempo rende molto difficile per il personale una pianificazione accurata in anticipo. Stando a Berchtold l'aumento a breve termine del numero dei passeggeri e dei collegamenti, così come i continui aggiustamenti a orari e regolamenti di viaggio sono una sfida per l'intera industria dell'aviazione. Da maggio a luglio, i voli sono quasi raddoppiati e ciò richiede "un'estrema flessibilità operativa".
Per questo motivo succede che i dipendenti di Swissport debbano andare in servizio con scarso preavviso. Alcuni vengono "bloccati" fino all'ultimo: non sarebbero di turno ma devono essere pronti a lavorare e scoprono se e cosa devono fare solo dalle 18 del giorno precedente.
Una pratica che suscita malumore, visto che rende impossibile la pianificazione durante queste giornate di picchetto. In diversi si sono quindi rivolti al Sindacato dei servizi pubblici (VPOD/SSP), spiega il portavoce Stefan Brülisauer.
Quest'ultimo ammette come la situazione sia spinosa per i fornitori di servizi aeroportuali: "A volte le compagnie annunciano solo al mattino che un aereo arriverà nel pomeriggio". I dipendenti stanno cercando di ottenere un cambiamento: turni fissi programmati per poi essere caso mai liberati in extremis qualora la mole di lavoro scarseggi.