Lo sostiene un'analisi condotta da Ubs. Lo Swiss Real Estate Bubble Index è salito a 1,52 punti contro l'1,30 registrato nei primi tre mesi del 2020
Il rischio di una bolla immobiliare è aumentato nel contesto della pandemia di coronavirus. Lo sostiene un'analisi trimestrale condotta da economisti di UBS. Tuttavia, aggiungono, la situazione dovrebbe normalizzarsi entro il 2021.
L'UBS Swiss Real Estate Bubble Index - questo il nome dell'indice - nel secondo trimestre dell'anno è salito a 1,52 punti contro l'1,30 registrato nei primi tre mesi del 2020. Ciò è dovuto all'aumento del prezzo di acquisto delle case, con una crescita di quasi il 4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Si tratta del maggiore incremento dal 2013.
Si tratta di un aumento che bisogna relativizzare, sottolineano gli esperti di UBS, aggiungendo che esso è dovuto allo choc a breve termine della pandemia. La crisi ha infatti accentuato gli squilibri sul mercato immobiliare.
"Gli aumenti dei prezzi come quelli attuali non sono sostenibili, dato il calo dei redditi delle famiglie", avvertono gli economisti del numero uno bancario elvetico. Questi ultimi prevedono che l'indice tornerà al livello precedente alla pandemia entro il 2021, anche se i prezzi del mercato degli immobili di proprietà non scenderanno.
Le regioni a rischio rimangono invariate, con gli squilibri più significativi osservati intorno al Lago di Zurigo, Losanna e Basilea. Il Luganese è l'unica regione considerata a rischio dall'istituto in Ticino o nei Grigioni.