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Poesia e ribellione all’Elisarion

Sabato 16 novembre a Minusio la prima di ‘Rebels’, cinque Lieder per cinque poetesse britanniche ribellatesi alle convenzioni sociali del loro tempo

I protagonisti
13 novembre 2024
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Prende il nome di ‘Rebels – Passioni al femminile’ ed è il secondo appuntamento della mini rassegna ‘Ad Hoc’ per la quale Minusio Cultura commissiona nuove opere musicali a compositori contemporanei svizzeri. Le ribelli del titolo sono, in ordine sparso, Anne Askew, Mary Shelley, Virginia Woolf, Aphra Behn, Isabella Whitney. Sui testi di queste cinque poetesse inglesi ribellatesi alle convenzioni sociali del loro tempo, la compositrice italo-svizzera Barbara Rettagliati ha composto un ciclo di cinque Lieder intitolato, appunto, ‘Rebels’. A eseguirle, sabato alle 20 al Centro Elisarion, saranno Valentina Londino (mezzosoprano), Nicola Tallone (violoncello) e Nicolas Mottini (pianoforte), all’interno di una complessiva celebrazione dell’universo femminile che includerà le tre romanze per violoncello e pianoforte di Clara Schumann. A chiudere, il femminile capolavoro del repertorio liederistico ‘Frauenliebe und Leben’ di Robert Schumann. Aspettando il concerto (posti limitati, prenotazione consigliata tramite WhatsApp/SMS, al numero +41 79 918 70 09), incontriamo Barbara Rettagliati (BR) e Valentina Londino (VL).

Una vostra, personale definizione di ‘ribelle’, applicato al vostro lavoro o alla vostra vita. Un’idea, un proposito, una figura particolare, storica o musicale...

BR – Il progetto è nato dalla lettura di testi di poetesse inglesi vissute durante quattro secoli di storia dal ’500 al ’900. Leggendo le loro biografie sono rimasta colpita dalla loro determinazione e forza interiore che le ha portate in differenti modalità a ribellarsi o a collocarsi in posizioni nuove per il loro tempo.

VL – Nell’ultimo periodo della mia vita, da quando sono diventata mamma, il mio atto personale di ribellione è quello di riuscire a conciliare la maternità con il mio lavoro di artista. La maternità è stata ed è per me un’esperienza rivoluzionaria: sono cambiati i punti cardinali della vita personale e familiare, e di ogni atto quotidiano. Riscoprirmi artista dopo l’esperienza della maternità ha dato nuova dignità e valore a ogni gesto creativo che accompagna la mia attività di cantante ma nello stesso tempo mi ha fatta scontrare con una realtà in cui una madre come persona che lavora e crea fatica ad autorealizzarsi. L’arte è intrinsecamente parte del mio essere e per questo lotto perché il mio essere madre e artista possano coesistere ogni giorno senza farsi ombra ma, al contrario, nutrendosi vicendevolmente.

Come si mette in musica la ribellione e come la si canta?

VL – Per entrare in questo ciclo è stato per me indispensabile scoprire chi fossero queste donne ribelli, quali vite si celassero dietro ai loro versi. Barbara ha saputo creare atmosfere sonore che definirei cinematografiche intorno alle loro voci e per questo motivo interpretare i loro pensieri ribelli è stato un processo naturale in cui lo spartito acquisiva senso e forma andando in profondità nelle sonorità scritte e fondendole con queste storie femminili.

BR – La musica non può a mio parere fornire una descrizione puntuale di un termine. Tuttavia, in questi cinque Lieder sono stata ispirata dal contenuto dei versi molto eterogenei, alcuni tragici, altri “arrabbiati”, altri poetici e allo stesso tempo ironici. Ho pertanto realizzato un ciclo liederistico dove ogni brano avesse un carattere e colore diverso.

Tramite il network Keechange, molte artiste hanno denunciato negli anni un mondo della musica ‘a conduzione’ prettamente maschile. In base alla vostra esperienza, è così anche nella Classica?

BR – In passato lo è stato anche nella Classica, direi ancor più per le compositrici e le direttrici d’orchestra che per le strumentiste, di fatto il mondo musicale rispecchiava la società del tempo. Oggi direi che le nuove generazioni hanno annullato completamente i vecchi stereotipi ed è sempre più frequente la presenza di donne in importanti teatri e spazi concertistici.

VL – Per quella che è la mia esperienza professionale, è vero che le quote rosa sono di numero inferiore rispetto a quelle maschili e che ho molti più colleghi uomini con cui condividere le esperienze musicali. La tendenza nelle nuove generazioni sta sicuramente cambiando ed è sempre più frequente incontrare direttrici, compositrici e strumentiste donne.

Come affrontate le ‘prime assolute’ e quali sono le vostre sensazioni alla vigilia di questo esordio?

BR – La prima esecuzione è il momento in cui il foglio di carta, ossia la partitura, prende vita grazie agli strumentisti. Ogni performance è comunque una nuova esperienza poiché gli interpreti offrono al pubblico ogni volta una lettura diversa.

VL – C’è sempre un grande senso di responsabilità nel privilegio di essere interprete di una prima assoluta. Il lavoro di squadra, quando si tratta di musica da camera come in questo caso, è indispensabile. La scrittura di Barbara Rettagliati, di cui ho avuto l’onore e il piacere di eseguire un’altra prima per voce, pianoforte e flauto su testo di Hermann Hesse, non è per nulla scontata e ogni strumento si fonde con gli altri creando effetti sorprendenti. Anche in quest’occasione, quindi, il lavoro con i miei colleghi Nicolas Mottini al pianoforte e Nicola Tallone al violoncello è stato intenso e, con la compositrice presente in sala al concerto, è condivisa la volontà di eseguire il ciclo perché sia apprezzato dal pubblico ma anche e soprattutto da chi lo ha immaginato e scritto.

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