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‘Megalopolis’, la Megafavola priva di emozione

L’insperato ritorno di Francis Ford Coppola si rivela un castello di carte pronto a crollare

(Lionsgate)
22 ottobre 2024
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Siamo tutti figli, nipoti ed eredi del divismo, quello malsano, degli idoli e delle squadre del cuore, quello che abbatte la ragione per far spazio alle idolatrie, alle opinioni per partito preso e alle religioni. Chi sale sul nostro piedistallo raramente vi scende, e sono solo geni, capolavori e visionari, divenuti ormai infallibili ai nostri occhi, intoccabili, se non da noi stessi. Urge dunque mettere da parte il fanatismo per ‘Megalopolis’, nuovo film di un Francis Ford Coppola fuori dagli schemi, costantemente alla ricerca dell’inusuale ma troppo lontano dalle storie e dalle geometrie perfette passate, quelle che l’hanno consacrato con ‘Il Padrino’.

Cesare Catilina è un ambizioso architetto, deciso a essere l’uomo che ricostruirà New Rome, ex New York, grazie a un materiale polimorfico di sua invenzione, che rivoluzionerebbe la vita degli abitanti della città. In grado persino di fermare il tempo, l’inventore è perseguitato dalla morte della moglie e dalla tensione del rapporto con i parenti che desiderano perlopiù l’eredità. Si innamora quindi di Julia, figlia del sindaco conservatore e acerrimo rivale Franklyn Cicero. Immerso in un mondo surreale di oscenità, ricchezza, intrighi e comunicazione a poesie decantate, Catilina persevera nella sua volontà di ricostruzione e in un alto scopo, che può essere raggiunto solo grazie all’amore ritrovato.

Un ritorno triste quello di Coppola, confuso e incomprensibile nel creare un dizionario libero più che un film, una caccia al tesoro di uova di Pasqua, dorate fuori ma fragili, di cioccolato e prevalentemente vuote al loro interno. Tra aforismi da biscotto della fortuna, guizza a tratti quell’inconfondibile padronanza della macchina da presa, eclissata però dagli esercizi di stile e da costanti riferimenti, citazioni e omaggi, che sanno più di disonestà intellettuali che di raffinatezza. Misterioso e al tempo stesso iperdidascalico, aggiunge alla narrazione vera e propria quella fuori campo e quella fatta di cartelli, che sono targhe romane scolpite in CGI, riuscendo comunque a far perdere lo spettatore in questo labirinto di parole e vicoli ciechi. Un almanacco inconsultabile e bipolare in ogni reparto che cerca, si direbbe disperatamente, di uscire dal convenzionale, ma si traduce purtroppo in un monumento al niente, fragile, troppo costruito e spesso fastidioso visivamente.

Raccontare tutto per non dire niente

Coppola racconta la sua Nova Roma, proprio come Costantino chiamò la capitale quando divenne Imperatore, ma nessun occhio strizzato a Fritz Lang, nessuna vera critica, solo tutta l’America dell’ipocrisia, del “miglior Stato del mondo”, a cui tutti aspirano, dove successo non significa per forza capacità pratica, bensì sapersi vendere, dove gli artisti diventano imprenditori e dove si confonde profondità con complessità e confusione, perché le leggi umane e persino quelle fisiche possono essere infrante. Tra i frivoli personaggi, inesistenti se non per il nome dei loro interpreti, calza solo Shia LaBeouf, in un film così eccentrico e semina-zizzania che pare essere stato scritto apposta per lui, ma non basta a sopperire i prosopopeici dialoghi. Chiave di tutto è il misterioso materiale Megalon, la soluzione a tutti i problemi umani, una tecnologia perfetta e salvifica, facile, utilizzata per vestire la moderna vergine Maria, costruire tendine per la pioggia intelligenti e passerelle, con cui sarebbe anche possibile smettere di muoversi del tutto. Un modo di affrontare il surreale privo di emozione ed empatia, che riesce a far assumere un nuovo significato al termine magniloquente, tanto da far quasi pensare che sia tutto voluto, uno scherzo, che l’amico Francis salti fuori da un momento all’altro per fare una pernacchia.

‘Megalopolis’ è un film distaccato nell’essere troppo personale, inaccessibile nella sua totale mancanza di un filtro, di un appiglio per lo spettatore, che assiste inerme a questo film fantasy-commedia-drammatico-distopico-fantascientifico-steampunk-psichedelico-surreale che vuole essere e raccontare tutto, senza riuscire a dire niente.

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