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Teatro Sociale, il passato ci parla

Storie di metà Novecento mai così attuali, il sorriso garantito, la scena anche local e tanta ticinesità musicale: è la stagione 2024/25, presentata ieri

Un estratto dal cartellone. Biglietti da oggi all’InfoPoint in piazza Collegiata e da martedì prossimo su www.ticketcorner.ch
20 settembre 2024
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Scorrono le immagini dei protagonisti sul palco del Teatro Sociale aperto al pubblico, in ‘modalità convivio’ più che ‘conferenza stampa’, per una più artistica e meno informale presentazione della stagione 2024/25 illustrata ieri tra responsabili, artisti/artiste e pubblico. Sul palco, da sinistra, Laura Pallù, assistente di direzione e responsabile dei programmi di mediazione, Paolo Zanchin, delegato alla programmazione, il direttore Gianfranco Helbling e, con voce calda, Renato Bison in nome e per conto della Città di Bellinzona a dire di “quanto è importante questo teatro”. Vero, guardando alla lunga storia ma anche al record di spettatori paganti della precedente stagione, guardando ai successi delle produzioni ‘Minotauro’ e ‘Qivittoq’, al rinato ‘Territori’, alle 25mila persone che il teatro l’hanno frequentato.

All’avanguardia

“Un uso così intenso è possibile solo se il luogo è sottoposto a manutenzione costante e puntuale aggiornamento tecnico”, dice il municipale, il che si traduce nel credito di 2,2 milioni di franchi ma anche nello sforzo degli umani che si sono preoccupati di posare circa 2,5 chilometri di cavi, di rifare l’impianto audio, di rinnovare il parco luci, l’impianto di riscaldamento e climatizzazione, di potenziare il suono per i deboli di udito in tutti i posti tramite app, cosa che fa di questa struttura “uno dei pochi teatri svizzeri all’avanguardia”. Sostenibilità e inclusione che sono – conclude Bison – “in linea con quanto chiede la Confederazione in ambiti culturali”. Il Sociale partecipa anche al progetto pilota finalizzato alla parificazione di genere delle arti sceniche. “È sempre un bel momento per noi”, gli fa eco Helbling. “È come andare al mercato a esporre tutte le nostre mercanzie, speriamo di accontentare i gusti di tutti”. Il direttore illustra “il cuore tematico” della stagione, “spettacoli scritti nella seconda metà del Novecento. Pensavamo di avere risolto qualche grattacapo, ci ritroviamo immersi in altri drammatici temi. Ed ecco che in cartellone appaiono testi che arrivano dal passato a parlarci delle nostre vite”.

Dürrenmatt, fortissimamente Dürrenmatt

E il cartellone è affare per Zanchin, a portarci tematicamente dapprima nel ‘chi è di scena’ che vede un ‘Minotauro’ (9 e 9.11) fuori abbonamento, con Margherita Saltamacchia in sala ad annunciare – di quello spettacolo, ma anche del suo ‘Fondo del sacco’ – tournée in Italia e Svizzera. In videomessaggio, Igor Horvat introduce il suo Dürrenmatt, ‘I fisici’ (14 e 15.11). Sergio Rubini sarà a Bellinzona per ‘Il caso Jekyll’ (3 e 4.12), Neri Marcorè per ‘La buona novella’ di De André (19 e 20.2). Mariangela D’Abbraccio, anch’ella in videomessaggio, introduce ‘Lo zoo di vetro’, “il mio quarto Tennesse Williams” (27 e 28 marzo) e la compagnia di Giampiero Ingrassia fa lo stesso, in modo informale, per lanciare ‘Ti ho sposato per allegria’ (15 e 16.4), la prima delle undici commedie di Natalia Ginzburg.

In ambiti di comicità (‘com.x’) si segnalano Paolo Rossi nella ‘Operaccia satirica’ (29.11) e anche ‘La commedia’ di Ale e Franz (18.1), ‘rodata’ in scena e ora nella sua forma definitiva. Oltre al già annunciato Luca senza Paolo (Bizzarri, ‘Non hanno un amico’, 14.3), si riderà con la Compagnia Flavio Sala e le ‘Stori da Bar… lafüs’, introdotto in sala da Rosy Nervi. Lungo tutto l’anno c’è anche un ‘com.x’ tutto di Gardi Hutter, con la sua Hanna che pretenderebbe da lei un addio alle scene. Le ‘narrazioni’ sono quelle di Ascanio Celestini in ‘Rumba’ (13.12), che si chiede dove andremmo oggi a cercare i personaggi da mettere nel presepe. Quanto a ‘Bello sarebbe’ di Stefania Mariani (16.1), “vedi alla voce Teatro San Materno” (di cui Mariani cura la stagione autunno/inverno).

In ‘altri percorsi’ si segnalano ‘Partiturazero’ di Elena Boillat (19 e 20.11) e ‘U.’ di Alessandro Sciarroni, ‘meccanismo’ musicale che include anche Raissa Avilés (7.2). E pure ‘Il colloquio’ prodotto dall’ExNovo Teatro di Massimiliano Zampetti, in sala a parlare di violenza domestica. Per lo ‘swiss made’ si rimanda al sito così come per il programma ‘primi applausi’, annunciando però ‘Grisù – un drago senza paura’ (15.12). Il ricco programma ‘jazz folk & pop’ è un piccolo trionfo di giovane ticinesità – da Chiara Dubey a Julie Meletta, da Kety Fusco a Terry Blue – con inserti di Jazz Cat Club (si veda a fianco). Il tutto aspettando il recital pianistico di Dolcenera (29.3). Inclusa la Classica (con il campione di repliche Anton Jablokov, 21 e 22.3), il programma completo è su www.teatrosociale.ch. Detto questo…

L’intervista

I nervi scoperti di questo tempo inquieto

«I 25mila sono l’insieme dei frequentatori, tra Porte aperte, visite guidate, noleggio. Stagione più ‘Territori’ fanno circa 16mila spettatori». Alla faccia di chi si lamentava per la scarsa frequentazione del Sociale. «Io credo che ci sia sempre bisogno di teatro e la realtà lo dimostra», ci dice Gianfranco Helbling a margine dell’incontro pubblico. «Negli anni della pandemia è stato più difficile corrispondere a questo bisogno, ora notiamo un ritorno di comprensione dell’andare a teatro». E di quel “se non lo facessimo noi o il Lac, nessuno produrrebbe per il teatro di lingua italiana”, rivendicato sul palco un attimo prima, «il ruolo è importante» anche se quest’anno non ci sono nuove produzioni: «Non riusciamo a garantire una continuità in questo senso. Nella scorsa stagione ci sono stati due debutti, progetti molto impegnativi, ora stiamo mettendo in cantiere produzioni per gli anni a venire. Semplicemente, non si sono incastrate le date per debuttare ora».

Gli obiettivi del 2024/25 non sono diversi dai precedenti: «Fare una programmazione il più aperta possibile a tutti i tipi di pubblico e sostenere la crescita di una scena teatrale professionale nella Svizzera italiana. A partire da questo, costruiamo un cartellone tenendo conto della capacità finanziaria, della dimensione del palcoscenico e della disponibilità delle date, arrivando a un compromesso tra i nostri desideri e ciò che la realtà ci pone di fronte». Nuovo, o particolare, è invece il tema: «Credo che quest’anno si riesca a cogliere alcuni dei nervi scoperti di questo tempo inquieto, con testi non nuovi che, posti sotto un’altra luce, improvvisamente acquisiscono una nuova capacità di raccontare il presente».

Le ultime parole del direttore toccano la conferma del budget a Pro Helvetia: «È rassicurante che non si sia tagliato. Contrariamente a quanto si creda, quelli non sono soldi che vanno all’estero, ma soldi che permettono ad artiste e artisti svizzeri di andare all’estero e dimostrare quanto innovativa sia la Svizzera nel mondo. Mi è parsa una politica pretestuosa, anche perché non vi era alcuna relazione fra quel che si diceva e quel che si voleva ottenere, quel dire “vanno a Venezia a fare le vacanze” e al tempo stesso opporsi alla chiusura di Palazzo Trevisan. Sono contento che sia prevalsa la razionalità di vedere dove stanno i bisogni, anche in una Camera più politica ed esposta alle emozioni quale è il Consiglio nazionale».


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Gianfranco Helbling