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Caterina Valente, ‘la donna più musicale del mondo’

Più di 1’500 brani incisi in 12 lingue diverse, numeri da Guinness ma soprattutto un talento smisurato. La sua storia per sommi, sommissimi capi

Nel 1958 con Bill Haley
(Keystone)
12 settembre 2024
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“Con più di 17 milioni di visualizzazioni su YouTube del suo ‘Bossa nova duet’ con Dean Martin a metà degli anni Sessanta, la cantante, chitarrista e ballerina è stata riscoperta dalla generazione digitale”. Ma “digitale” è stata anche lei, Caterina Valente, la cui pagina facebook è brillata fino alla fine di esibizioni, recensioni, articoli, dediche e ringraziamenti, oltre alle fotografie di una vita d’artista che la ritraggono al fianco dei più grandi di sempre. Dean Martin incluso.

Caterina Valente è morta lo scorso 9 settembre all’età di 93 anni. “Pacificamente, di cause naturali, nella sua casa di Lugano”. Il comunicato ufficiale fa sapere che i funerali si sono svolti “nella massima privacy” e non ci saranno altre cerimonie o memoriali. “Vi chiediamo di rispettare la privacy dei familiari e amici in questo momento così delicato”. Ed è quello che faremo, ricordandoci che “molti hanno parlato di lei, spesso anche troppo, spesso senza sapere nulla di lei o senza conoscerla per niente”. È scritto sul suo sito, che di lei dice tutto dal 14 gennaio 1931, data della nascita, al cameo a sorpresa durante il ‘Paolo Limiti Show’, nel 2003 alla tv italiana.

World music

La biografia ‘in movimento’ di Caterina Valente è nei video d’archivio delle tv di tutto il mondo che il Tubo regala, quella statunitense in particolare, che la mostra duettante con Ella Fitzgerald, Perry Como, Bing Crosby, Louis Armstrong, Benny Goodman, Don Cherry, con il da poco defunto Sérgio Mendes, Chet Baker, Dave Grusin, le italiane Ornella Vanoni e Mina. Ma la lista è una goccia nel mare della musica suonata dal vivo. C’è pure un ‘Innamorati’ con Toto Cutugno alla Rsi, anno 1981, ma soprattutto ci sono le esibizioni da sola, voce e chitarra, o voce e orchestra come nell’impressionante Moto perpetuo di Paganini, negli anni in cui la televisione sdoganava lo swing in prima serata. Qualche anno fa, in occasione del suo 90esimo compleanno, ci eravamo immersi in queste immagini, nella discografia infinita e nell’archivio fotografico del sito ufficiale, la cui sezione ‘Trivia’ smentisce gossip e rumors, ma conferma anche – con tanto di carta d’identità – che nel 1964 il giovane Jimmy Page suonò nell’album ‘The Caterina Valente Singers’, per la felicità dei fan dei Led Zeppelin e per quella cosa che la musica è davvero senza confini.

Dall’Olympia a ‘Malagueña’

Caterina era la quarta figlia di Maria e Giuseppe Valente, Maria polistrumentista e stella del Vaudeville europeo e statunitense, Giuseppe il primo fisarmonicista a registrare musica classica con questo strumento (e a esibirsi in Russia davanti allo Zar). Con lei giovanissima e i suoi tre fratelli, quello dei Valente è un Family Act. Dalla Francia, dove risiedevano, sopravvivono alla deportazione in Italia, alla prigionia russa, per tornare nella Ville Lumière dove Caterina strappa un contratto all’Olympia, e permette alla famiglia di ricominciare. È la fine degli anni Quaranta e la giovane lavora in coppia con il fratello Silvio, clarinettista jazz che si affermerà prima di lei e prima di Gilbert Bécaud, giovane cantante che lavora con loro e che Caterina, più in là negli anni, ritroverà per collaborazioni e duetti.

Nel 1953 il celebre clown Grock la vuole nel suo circo itinerante e il successo di quel ruolo circense atipico, la cantante-ballerina, stuzzica l’interesse del direttore di Radio Zurigo: i nastri usciti dalle session nei relativi studi di registrazione, inviati alle principali radio tedesche, le procurano un’audizione alla radio di Baden Baden per Kurt Edelhagen, leader di una jazz band, sicuro – una volta ascoltata quella voce – di avere trovato “la donna più musicale del mondo”. La prima incisione, ‘Istanbul’, è un flop, la terza, ‘I Love Paris’ di Cole Porter cantata in lingua tedesca, è un successo tra i germanofoni. ‘Malagueña’, pur cantata in tedesco, conquista le radio americane.

Quel suono

Nel 1954 Caterina Valente debutta al cinema e nel 1955 alla televisione americana, presentando durante uno dei suoi show ‘The Breeze and I’, che diventerà evergreen. A fine decennio pubblica l’album jazz ‘Plenty Valente’, torna in Italia dopo vent’anni, ospite del ‘Musichiere’, e riceve una nomination al Grammy come migliore cantante. Gli anni Sessanta sono una parata di successi e riconoscimenti, sono il suo momento di massima popolarità: solo i Beatles possono ridimensionarla, ma la presenza nel circuito concertistico e televisivo a livello internazionale dell’artista rimane intatta. In Brasile suona con i fondatori della bossanova e porta quel suono negli Stati Uniti, nello show di Perry Como. Il primo dei duetti milionari (nel senso di visualizzazioni) con Dean Martin risale al 1966, l’ultimo al 1971, ma milionario è stato anche il remix della sua ‘Bongo cha cha cha’ del 1959, uscito qualche anno fa. Ma su quell'operazione la cantante non ha avuto parole lusinghiere.

Il pensiero di ritirarsi rientra e negli anni Settanta Valente si esibisce ovunque nel mondo, anche in ambiti jazz con Woody Herman, Buddy Rich e la Tommy Dorsey Orchestra. Musicalmente, gli anni Ottanta si ricordano per gli speciali alla tv austriaca, per un tour tedesco, per l’album Valente ’86 con Thad Jones e la Count Basie Orchestra e per lo show ‘Bravo, Catrin’. È del 1987 il suo ultimo concerto negli Stati Uniti, all’Hollywood Bowl di Los Angeles. Il ritiro comincia a farsi più convinto nel 1996, anno del suo ultimo concerto, tenutosi a Lipsia. L’ultima apparizione televisiva è del 2001 ma del 1999 è l’ultimo suo cd, ‘Girltalk’, chiuso da una nuova versione di ‘Papa n’a pas voulu’, la prima canzone mai cantata sopra un palcoscenico: quella volta era Stoccarda, 5 gennaio 1936.

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