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La Mostra del cinema a Venezia al via con il secondo Beetlejuice

Quello di Tim Burton non è il solito sequel, ma un film vero realizzato da un autore vero, con comico e orrido che generano grande cinema dell’assurdo

In sintesi:
  • Protagonisti sono Michael Keaton, Winona Ryder e Catherine O’Hara
  • Esordirà a New York il 4 settembre e nel resto degli Stati Uniti il 6
Beetlejuice è un personaggio che non si evolve mai –sono tutti gli altri a fare i conti con lui
(Warner Bros)
28 agosto 2024
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Era uno dei film più attesi, esordirà a New York il 4 settembre e nel resto degli Stati Uniti il 6. E la presentazione al Lido per aprire la Mostra del cinema è già un grande evento. E il grande pubblico accorso al Lido ha celebrato ‘Beetlejuice Beetlejuice’ di Tim Burton come in un rito, pagano certo, ma colmo di entusiasmo.

Qualcuno dubitava sulla riuscita di quello che la stampa internazionale già annunciava come un sequel del ‘Beetlejuice’ del 1988, il secondo film della serie Beetlejuice quasi si trattasse di un franchising. Dimenticando due cose importanti: la prima è che Tim Burton è un autore vero; la seconda che, dopo trentasei anni, il mondo è cambiato, e basta una esilarante scena di questo film sui telefonini a chiarire quanto contano gli anni passati per rendere originale questo incredibile ed esplosivo ‘Beetlejuice Beetlejuice’.

Protagonisti sono Michael Keaton, Winona Ryder e Catherine O’Hara che riprendono i loro ruoli insieme ai nuovi membri del cast: Justin Theroux, Monica Bellucci, Jenna Ortega e Willem Dafoe. Diciamo subito che l’unico personaggio che non cambia rispetto al film del 1988 è Michael Keaton nel ruolo del protagonista Beetlejuice. Infatti sia Keaton che il regista Tim Burton hanno scelto di mantenere il personaggio politicamente scorretto come lo era nel film originale, in polemica con la correttezza politica nei film moderni: per questo suo essere provocantemente scorretto Beetlejuice è un personaggio che non si evolve mai – e sono tutti gli altri a fare i conti con lui.

Tutto inizia con la morte

A cominciare da Lydia Deetz, una strepitosa Winona Ryder che prende la scena a Keaton diventando lei la vera protagonista del film. La vediamo fin dall’inizio in uno show televisivo in cui è diventata la regina raccontando storie macabre di fantasmi. A dirigerla è Rory, un Justin Theroux in buona forma, innamorato di lei, ma più del suo patrimonio, diventando moralmente uno dei veri cattivi di un film in cui, proprio a Beetlejuice tocca la parte del buon samaritano, almeno in parte. Succede che Lydia è chiamata dalla madre, una gustosa Catherine O’Hara che prende il ruolo di mamma Delia, che le annuncia la morte di Charles Deetz, suo padre e amato nonno di Astrid, la figlia adolescente e ribelle di Lydia, una interessante interpretazione di Jenna Ortega, certamente meglio guidata rispetto al suo standard recitativo come Wednesday Addams nell’omonima serie commedia horror di Netflix.

Questa morte riporta la famiglia Deetz nella casa maledetta di Winter River. Lì Astrid scopre il misterioso modello della città in soffitta e si mette nei guai: quando le cose precipitano, Lydia chiede aiuto a Beetlejuice e la commedia diventa stupenda, con comico e orrido che si mescolano generando grande cinema dell’assurdo. Succede di tutto in un aldilà dove treni soul portano negli inferi profondi, un ispettore di polizia (un impagabile Willem Dafoe) dà la caccia ai morti che scappano e ai vivi che entrano, dove un enorme verme della sabbia ingoia ogni inopportuno e dove la crudele Dolores, una statuaria (forse troppo) Monica Bellucci, fatta a pezzi da Beetlejuice e ricompostasi magicamente cucendosi con le graffette all’inizio del film, lo cerca per sposarlo e poi ucciderlo. C’è posto anche per il reverendo di Winter River, un godibile Burn Gorman, che mescola funerali e matrimoni rendendo la religione solo un fatto commerciale – o è qualcosa di diverso sembra dire Burton.

Nonostante Valerio Mastandrea

Film che emoziona e dà gioia agli occhi, quasi necessario per dire che il cinema è vivo, nonostante tutto, nonostante TikTok e YouTube, nuove frontiere dell’immagine e dell’immaginario per Alberto Barbera direttore della Mostra. ‘Nonostante’ è anche il titolo del film di e con Valerio Mastandrea che ha aperto la sezione Orizzonti, un film gramo e anche irritante, pesante, sulla morte; i protagonisti sono uomini e donne in coma che escono dai loro corpi mortali per diventare fantasmi che comunicano tra loro, delusi quando qualcuno guarisce perché li dimenticherà. In questa bella compagnia dopo un incidente d’auto, arriva una donna, interpretata dall’attrice argentina Dolores Fonzi, e del suo spirito si innamora il personaggio di Mastandrea. Opera seconda dell’attore regista, non ha suscitato entusiasmo alla prima stampa con diversa parte del pubblico che ha lasciato la sala prima della fine.