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Lenny Kravitz a Locarno, una foto? No, la prossima volta

Bello, bravo, vegano, il cantante è tornato ‘nel bel Ticino’ ma non vuole fotografi, o solo alcuni (che quasi quasi rimpiangi Elvis con la pancia)

In sintesi:
  • La popstar, circondata dai cellulari, non vuole… flash in Piazza Grande
  • E la recensione? Sarà per un’altra volta
La brava Corinne Bailey Rae
(Ti-Press)
16 luglio 2024
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Se mai vi capitasse di sentirvi assaliti dal blocco dello scrittore, provate a infilarvi sul primo taxi e fatevi raccontare dal tassista i fatti degli altri. A Genova, sei mesi dopo il crollo del “ponte di Brooklyn dei poveri” (Francesco Baccini), un generoso tassista genovese ci raccontò gli istanti successivi al disastro visti dall’abitacolo della sua auto. A Torino, durante l’Eurovision Song Contest – manifestazione complessa da raccontare dal punto di vista musicale perché nessuno suona nulla se non il cantante (che peraltro non suona, canta) –, un autista del Radio Taxi si tolse un sassolino dalla scarpa dicendo di quando un noto cantautore romano scelse la sua Toyota per farsi portare dall’albergo alla stazione. Era l’idolo di una vita, uno che ha scritto pagine indimenticabili della canzone italiana che sfociano nella letteratura. Tale era l’entusiasmo del tassista che se la sua Toyota fosse stata intervistabile, avrebbe detto di essere felice che le preziose terga del cantautore si fossero posate sul sedile posteriore. In pelle. “Quando arriviamo possiamo fare una foto?”, chiese quel giorno il tassista al cantautore. “… sì vabbè, prima portame dove me devi portà”, rispose l’artista, che giunto a destinazione, al secondo cortese invito a farsi un selfie, liquidò il tassista così: “La prossima volta”.

La cosa curiosa di questo racconto, ammesso che questo racconto possa risultare curioso, non è la risposta da stronzo – “La prossima volta”, che è come bucare il pallone a un bambino –, ma che anni dopo, per ingannare il tempo nel traffico di Milano, raccontammo la storiella a un tassista milanese, che ci rispose: “A me ha detto la stessa cosa”.


(Ti-Press)
Lenny Kravitz, sulla sinistra

Tre pezzi niente flash

Il preambolo metropolitano è per dire che non abbiamo foto di Lenny Kravitz a Locarno, perché la nostra agenzia fotografica di fiducia e tante altre non sono state autorizzate. Nemmeno qui dove Lenny è di casa, e quando Moon and Stars annuncia il cast dell’anno ti dici “vuoi vedere che c’è Lenny Kravitz?”. La rockstar statunitense non è la prima né l’ultima a vietare riproduzioni della propria pulchra imago, oggi che i management pretendono di vedere le foto dei concerti e ti dicono “questa sì, questa no”. Nel 2015, sempre a Locarno, Bob Dylan proibì tutti i fotografi, facendo sparare verso la Piazza Grande grossi proiettori dalla luce rossa, così da mandare in vacca ogni tentativo di ritrarlo nelle sue funzioni primarie (“Bob Dylan ‘spegne’ Locarno”, titolò un collega coraggioso, poi ricoperto dagli strali degli estremisti dylaniani per avere riportato il fatto che al concerto c’era stato “qualche fischio”).

“Il momento migliore dello spettacolo per un fotografo non è mai l’inizio, quando l’artista è appena uscito dal parrucchiere, ma la fine”, ci disse invece Carlo Massarini presentando ‘Dear Mister Fantasy’, tre chili di libro fotografico con i concerti visti e ritratti dal 1969 al 1982. Con la regola del “tre pezzi niente flash” – ciò che i management di norma oggi impongono ai fotografi quando c’è un concerto, e frase con la quale Massimo Rana voleva intitolarci il suo ‘Frontstage’, splendido rock-porfolio in bianco e nero – oggi non avremmo gli scatti “iconici” (chiediamo scusa per “iconici”) dei grandi del rock and roll, sfatti, strafatti, impresentabili, tutto tranne che perfetti come cercano di imporceli oggi, a uso e consumo di sogni adolescenziali. Per fortuna abbiamo Elvis imbolsito che a fine carriera si asciuga la fronte, e regala asciugamani alle fan che lo amerebbero anche nella sua versione tutta ciccia e psicofarmaci. Perché senza quegli scatti la storia del rock, che si regge sugli eccessi, sarebbe poco credibile.


(Ti-Press)
Di nuovo, la brava Corinne Bailey Rae

‘Put Your Records On’

Ore 19.30. “Sono felice di essere di nuovo qui, dopo i Jamiroquai”. Nel luglio del 2019, Corinne Bailey Rae apriva il loro concerto; oggi (ma va bene anche ‘ieri’) è sul palco vestita da Locarno Film Festival in leggero anticipo, ma con un certo leopardato gusto. In tema col Moon and Stars, apre con ‘Been To The Moon’, la prima di più carezze soul; la seconda, dall’album che nel 2006 portava il suo nome e ancora lo porta, è ‘Breathless’, dedicata “a tutti quelli che si sono innamorati del loro migliore amico” (che in inglese è “friend”, dunque va bene sia al maschile che al femminile). Canta “il mio Bob Marley preferito”, che si scopre essere ‘Is This Love’, trasportata nel più elegante dei sei ottavi jazzistici; poi ‘The Blackest Lily’, dal secondo album ‘The Sea’. A un certo punto, Corinne che in gioventù faceva baccano con la chitarra spiazza la piazza con ‘New York Transit Queen’, dall’ultimo album ‘Black Rainbows’ così come ‘Put It Down’, una ventina di minuti tra jazz, prog e liberi tutti. ‘Black Rainbows’ che – nevrotico, cervellotico, menefreghista, dissonante, in una parola ‘libero’ – è più una cosa da Estival che da Luna e Stelle. Ma è il prezzo da pagare per ascoltare ancora una volta ‘Put Your Records On’, quasi Grammy alla canzone e al disco dell’anno (l’eponimo di cui sopra), una di quelle canzoni con le quali puoi permetterti di suonare anche tutto ‘Black Rainbows’, basta che la metti alla fine.

Bella musica

“Il nativo di New York tornerà nel bel Ticino. Ti aspetta una serata di concerti ricca di canzoni degli anni ’90 e ’00 come ‘Fly Away’, da cantare insieme, fino ai successi del suo ultimo album ‘Rise Vibration’!”. Così Moon and Stars lancia il concerto di Lenny Kravitz sul suo sito. E noi che nel bel Ticino ci viviamo, cantiamo tutti insieme ‘Bella Musica’ della Nella, la canzone ufficiale della manifestazione, mentre ci chiediamo perché in tempi di sovraesposizione mediatica, di selfie e video sotto il palco che se per caso inciampi e cadi lo sa tutto il mondo, non sia possibile fotografare Lenny, bello, bravo, vegano, che poco prima dell’orario previsto (lui sì che è svizzero) è salito sul palco a cantare ‘Are You Gonna Go My Way’.

È tutto. La recensione? La prossima volta.

(Dedicato a Ti-Press)


Lenny Kravitz da lontano (per evitare strascichi legali)