laR+ La recensione

Omaggio organistico alla Vallemaggia

Con il polacco Szymon Jakubowski si è aperto il Festival internazionale di Magadino. Commovente la presenza della valle martoriata

Szymon Jakubowski
3 luglio 2024
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Martedì scorso si è aperta la 62esima edizione del Festival internazionale di musica organistica di Magadino: in realtà, esso avrebbe dovuto essere inaugurato il 30 giugno con un concerto del ticinese Livio Vanoni, il decano degli organisti della Svizzera italiana, che purtroppo, visti i disastri provocati dal maltempo in Vallemaggia, non ha potuto raggiungere l’organo del Festival.

L’edizione 2024 continua nel solco della tradizione, quella di presentare due peculiarità che piacciono molto al pubblico e che caratterizzano Magadino: un brano obbligato e l’improvvisazione. La composizione che quest’anno tutti gli organisti invitati devono obbligatoriamente eseguire e interpretare è costituita da tre elaborazioni di Bach del corale Nun komm der Heiden Heiland, che troviamo nella raccolta ‘di Lipsia’: si tratta dei corali BWV 659, 660, 661. L’improvvisazione, attività che nella musica cosiddetta classica era ancora ben presente fino ai primi anni del Novecento, è poi tristemente scomparsa, se non, con fierezza e orgoglio, nell’esercizio organistico: dapprima legata alla pratica liturgica, che esige elasticità di durate in funzione del rito, si è sviluppata nel corso dei secoli con esiti impressionanti e oggi concertistici. Siamo quindi in presenza di varie scuole di improvvisazione organistica, una pratica che possiede le sue regole, una grande tradizione e insegnamenti codificati.

Il tema della Valmaggina

Il programma di martedì sera, presentato dall’organista polacco Szymon Jakubowski, sintetizzava bene queste due caratteristiche, facendole addirittura interagire nell’improvvisazione iniziale, una Ouverture à la française, solenne portale d’ingresso degli ascolti, seguita dal corale d’obbligo armonizzato; in seguito, i tre Choralvorspiele di Bach sono risultati eleganti nell’andamento, austeri nella scelta dei registri. La serata concertistica si è rivelata in realtà un tenero e sentito omaggio alla Valmaggia: dopo l’esecuzione della terza Sonata di Mendelssohn, op.65 n.3, Jakubowski ha offerto una convincente prova delle sue capacità improvvisative, presentando quattro movimenti (sul programma indicati come Poema sinfonico, in realtà percepiti più come una Suite) basati proprio sui temi appena ascoltati in Mendelssohn, dove, quasi in filigrana, si manifestava il tema della Valmaggina. Commovente questa presenza della valle martoriata: e qualcuno, sul sagrato, ha ricordato che in uno dei concerti della prima edizione del Festival, nel 1963, al settantasettenne Marcel Dupré era stato consegnato il tema di questo canto popolare, sul quale improvvisare: la tragica attualità, sotto le dita di Jakubowski, andava a braccetto con la reminiscenza della prestigiosa storia del Festival.

Un risultato elegante

Il metodo di improvvisazione utilizzato da Jakubowski durante la serata di martedì ha prodotto un risultato elegante: isolare singoli, brevi elementi di composizioni conosciute, e utilizzarli in un contesto musicale completamente diverso: per scrittura, per stile e per forma. Jakubowski è riuscito in questa operazione straniante e ha convinto soprattutto nell’improvvisazione sui temi di Mendelssohn, dove ha dimostrato l’ottima capacità di individuare i caratteri dei quattro movimenti, sia nei colori che nello spirito, come nel notevolissimo Scherzo, così sagace nel carattere sarcastico. Forse Jakubowski ha persuaso meno nell’improvvisazione su temi di alcune Sinfonie di Beethoven (Allegretto della Settima, inizio della Quinta, Inno alla gioia), anch’essi alternati alla Valmaggina: possiamo ipotizzare che siano rimasti in parte spiazzati, coloro che si aspettavano modalità più tradizionali di improvvisazione organistica, quelle inquadrate in forme canoniche (suite francese, variazioni o partite, sinfonia) oppure quelle libere e fantasiose, vicine ai vari linguaggi del Novecento o della nostra contemporaneità. Il pubblico ha accolto il concerto con entusiasmo e lunghi applausi: Jakubowski ha risposto con un’ultima improvvisazione, breve e arguta, sul Wiegenlied di Brahms.

A proposito dello strumento: nei prossimi mesi è previsto un restauro dell’organo della chiesa parrocchiale. L’organo Mascioni del 1951, che integra parti dell’organo precedente Balbiani del 1902, notevolmente ampliato nel 1965, sarà oggetto di un intervento indispensabile, a detta della stessa ditta Mascioni, incaricata della manutenzione.

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