L'intervista

Eliza Sonnenschein, ‘I libri non si giudicano dalla copertina’

Le sue mise e le movenze ricordano quelle di una pop star, ma l’interessata nega. Da New Orleans, fino a sabato a JazzAscona

‘Il mio nome? Deriva dal fatto che da bebè ho fatto l’itterizia...’
(G. Pozzi/JazzAscona)
28 giugno 2024
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Cantante e songwriter, ma anche modella, attrice di teatro e mamma di tre bambini, Eliza Sonnenschein è un’artista soul di New Orleans che il pubblico di JazzAscona scopre quest’anno per la prima volta. Accompagnata da un manipolo di giovani e talentuosi musicisti (Chris Melios alla chitarra, Evan Washington al basso, Will Feinberg, keys e Travios Simmons alla batteria), si esibisce in queste sera ad Ascona proponendo alcune sue canzoni e cover di successi soul, r&b e pop. Liza ha da subito conquistato l’affetto del pubblico con la sua bella voce e la sua presenza scenica. Perfettamente a suo agio sul palco, elegante, sicura di sé, con le sue treccine, le sue mise e le sue movenze sexy ricorda una pop star, ma l’interessata nega: “I libri – afferma – non si giudicano dalla copertina!”.

Eliza, raccontaci un po’ la tua vita, che pare abbastanza movimentata…

Sono nata in Germania e ho vissuto i primissimi anni della mia vita in Italia perché entrambi i miei genitori – mia mamma, originaria di New Orleans, e mio papà, della West Virginia–- lavoravano in basi dell’esercito americano, mio padre come cappellano militare. Siamo tornati negli States giusto in tempo per frequentare le scuole dell’obbligo a New Orleans, dove ho vissuto fino al 2005, quando in seguito all’uragano Katrina siamo stati dislocati a Houston. Più tardi ho abitato a Washington DC, dove mio padre era diventato pastore di una chiesa. Lì ho frequentato una scuola di cosmetologia e make up, e una volta diplomata sono tornata a casa, a New Orleans.

Che cosa ti fa sentire a casa a New Orleans?

Beh, anche se ho vissuto in altri posti è a New Orleans che sono diventata quello che sono. La mia infanzia, i miei amici, la scuola, i maestri, i ragazzi con cui uscivo e di cui mi sono innamorata. Insomma tutto quello che ti fa diventare adulto l’ho vissuto a New Orleans.

Le tue radici affondano nel gospel…

Of course! Prima ancora di cantare in un coro, però, sin da piccolissima cinguettavo le arie dei film con Barbara Stresand e Julie Andrews, che vedevo con mia mamma, grande fan dei musical. A partire dai 6-7 anni ho cantato nel coro gospel della chiesa. E prima di diventare cantante solista e di creare la mia la Sunshine Avenue Band, ho fatto la vocalist in tanti gruppi di NOLA. Una bella palestra.

Quali sono gli artisti che più ami, i tuoi punti di riferimento?

Ce ne sono tanti, ma direi Aretha Franklin, Chaka Khan, Stevie Wonder e Charlie Wilson, che mi ha molto ispirato dal punto di vista vocale. Poi la musica della Motown e anche il jazz, un’influenza che penso si senta anche nei miei concerti, perché mi piace lo scat, mi piace improvvisare, tutte cose che probabilmente vengono dall’ascolto di Nancy Wilson, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Louis Armstrong.

La musica ti impegna molto? Sei mamma di tre bimbi, non deve essere facile conciliare il tutto.

Al momento la mia priorità è crescere i miei tre bambini di 5, 6 e 8 anni. Di giorno lavoro all’Audburn Nature Institute, un centro che ha un acquarium, uno zoo e un insettario e si occupa di programmi per la conservazione della natura. È un lavoro che mi concede un certo agio, perché mi consente di selezionare i concerti da fare, il che è una benedizione, cantare è un lavoro assai gravoso per il tuo corpo. Adoro fare concerti, ma non sono un robot e ho bisogno di tempi di recupero e riposo. Crescere tre figli poi, come sanno tutte le mamme, è un lavoro a tempio pieno. Quindi devo centellinare le forze, non è che possa viaggiare come voglio, fare concerti in continuazione. Insomma, la mia non è un’attività frenetica, la gestisco in modo da poter coltivare la mia passione per la musica e conciliare la mia vita privata. Quando i miei figli saranno più grandi e indipendenti, allora avrò tutto il tempo per dedicarmi a quello per cui Dio mi ha creato, e cioè fare musica.

Leggo che sei anche modella e attrice…

Sono entrata nel business come modella. A 14 anni ero bella slanciata e alcune agenzie mi presero per fare video musicali, pubblicità e roba del genere. Come attrice di teatro mi sono fatta conoscere di recente recitando un ruolo di supporto – Nicky, che alla fine ahimè muore (ride) – in una nuova produzione di un musical di Broadway ispirato al film ‘The Bodyguard’ con Withney Houston e Kevin Costner, andata in scena al Jazz Market l’anno scorso.

Di che cosa parlano le tue canzoni. Sei autrice di tutto, musica e parole?

Scrivo le parole e le melodie e collaboro con musicisti per gli arrangiamenti. Le mie canzoni raccontano le cose piccole e grandi della vita, come le emozioni provate il giorno in cui ho saputo che sarei diventata mamma la prima volta. Parlano della realtà che osservo attorno a me, che naturalmente non è sempre positiva, figuriamoci poi in una città come New Orleans, che ha tanti problemi, legati alla violenza per esempio. L’approccio è comunque sempre positivo, perché per carattere sono portata a non farmi sopraffare dai problemi. È importante non crogiolarsi nel dolore, ma superare i momenti no, vivere, viaggiare, incontrare persone, divertirsi, ballare, amare. Ho scritto tanti brani, da riempire diversi album, ma finora ho pubblicato solo un Ep intitolato ‘Love Money Music’, ossia le tre cose di cui abbiamo tutti bisogno per vivere una vita decente.

Ad Ascona ti trovi bene? Stai ottenendo un bel successo con la tua band, composta, bisogna dirlo, da giovani eccellenti musicisti…

Oh sì, è giusto sottolinearlo. È davvero una fortuna essere supportata da un gruppo di musicisti così fantastici! Quanto ad Ascona, ci sentiamo benissimo, il festival è molto carino, ha un’atmosfera familiare. E Ascona è un posticino meraviglioso, pieno di charme. In un certo senso mi ricorda mi ricorda il French Quarter, che è la parte storica e più pittoresca di New Orleans.

Un’ultima domanda, diciamo una curiosità: riguarda il tuo nome, che curiosamente suona molto… tedesco!

Sonnenschein è un nome d’arte, legato a un episodio di quando ero bebè in Germania. Il nome deriva dal fatto che da bebè ho fatto l’itterizia, che mi faceva la pelle gialla. Allora non c’erano medicine per curarla, l’unico rimedio che avevano era quello di esporti ai raggi del sole. Così, l’infermiera che mi curava all’ospedale prese a chiamarmi Sonnenschein Baby. Mia mamma, mi raccontò poi, voleva chiamarmi Sunshine, ma mio padre si oppose. Ecco qua la storia del mio nome…

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