Solo un’ora di concerto per la vincitrice di Sanremo a Castle On Air, ma un’ora ben spesa (‘Tammurriata nera’ inclusa)
Salendo verso Castel Grande le note degli Europe rimbalzano tra le mura e la facciata della Collegiata e ‘The Final Countdown’ – la ascolteremo sabato – pare una samba. Siamo quelli di Annalisa, i fan di The Voice Senior venuti a Castle On Air per ascoltare anche Angelina Mango, la vincitrice di ‘Amici’ che poi ha vinto Sanremo e ‘Amici’ ce lo siamo già dimenticati. Angelina da Angelina e Mango da Pino Mango, il papà, uno con un talento grande come tutta la Basilicata che il destino se l’è portato via da un palco nel 2014 per puro dispetto, un destino che pare avercela con i Pini (tempo qualche mese e di Pino Daniele commemoreremo i dieci anni dalla scomparsa). Il drone di GC Events ci guarda dall’alto e con ritardo di un quarto d’ora, un’eternità da queste parti, “An-gé-lì-nà” (così scandito dai giovanissimi) apre il suo Castle On Air vestita d’argento e piumaggio sulle note di ‘Fila indiana’ e poi nella bella ‘Smile’ (quella della bimba che le dice “lo sai che anche mio padre sta nel cielo come il tuo”). Tutto o quasi arriva da ‘Poké melodrama’, il suo primo album, “poké” perché ricco (14 canzoni, una decina di produttori e autori in quantità), “melodrama” perché è parte di ciò che canta.
“Ciao a tutti, quanto siete belli, sono tanto felice di essere qua. Sarà una serata speciale, per me già lo è. Parliamo di vita”. Mentre i volumi si alzano esponenzialmente e il suono migliore è dietro il banco dei suoni, di spalle, ‘Oggi come sto??’ è la canzone perfetta sulla quale chiedere “Come state?”, aprire all’autobiografica ‘La formica’, fare dell’autoironia (“Qua sopra c’è tutta la mia vita e io ve la sto mostrando. E chi te l’ha chiesto, qualcuno potrebbe dire”) e infilarsi in una specie di Tunnel dell’amore che inizia da una canzone scritta quando l’amore manca, che s’intitola ‘Una bella canzone’ e bella lo è davvero. Luci rosse sul palco e arriva ‘Che t’o dico a fa’, che di Spaccanapoli e dell’intera Napoli ha poco, ma il riff neomelodico è degno del miglior melodramma e sta bene su tutto, come il nero, o come il fritto. “Ma quanto si bell’”, canta poi in ‘Crush’ (in inglese, ‘la cotta’), prima di un paio di ballad che paiono punti fermi di ogni concerto, l’inedito del talent ‘Mani vuote’ (“Quant’è bello – dice alla fine – sentire un applauso a delle scuse e non a delle accuse”) e ‘Diamoci una tregua’ per voce e chitarra e senza Bresh, col quale nel disco Angelina duetta.
Finito l’amore, ecco la sanremese ed eurovisiva cumbia de ‘La noia’, ma il vero ballo di gruppo della corte di Castel Grande è su ‘Ci pensiamo domani’. A sorpresa arriva un’antica ‘Tammurriata nera’, divenuta world music grazie alla Nuova Compagnia di Canto Popolare. ‘Cup of tea’, cantata a chi vorrebbe spiegarle come si vive, apre al singolo del momento, ‘Melodrama’. Non è trascorsa nemmeno un’ora – un tempo da showcase più che da concerto, ma il biglietto costa la metà di Annalisa, noi l’abbiamo capita così – e “An-gé-lì-nà” torna sul palco per rifare ‘La noia’ acustica. Poi, invitando tutti a viversi i propri “melodrami”, ringrazia, saluta e se ne va.
Pistolotto finale. Ad Angelina Mango mancano solo un paio di hit per avere la scaletta perfetta, quella di quando la si ascolterà per una durata non ecumenica come ieri sera. Ha la capacità di gestire il pubblico che le viene dallo stare sui palchi da sempre, ha il controllo di quello che scrive, canta e di ciò che altri producono per lei. ‘Poké melodrama’ non è uno dei tanti dischi che molli a metà come le serie che non partono mai e il cantautorato accompagna un pop dichiarato ma non da combattimento. E quindi grazie Angelina, grazie ai musicisti e grazie anche a Maria (tutti la ringraziano, chi siamo noi per non ringraziarla), che insieme a ‘Uomini e donne’ ci regali programmi musicali dai quali escono talenti, che erano talenti anche senza il programma.
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