Il binomio Gatti-Popolizio per una attesa nuova produzione della Tosca di Giacomo Puccini all’86esimo Maggio Musicale Fiorentino
Poiché è l’anno del centenario pucciniano, il Maggio Musicale Fiorentino ha pensato di riproporre una felice e storica Turandot firmata Mehta-Yimou e un nuovo allestimento di Tosca sotto la bacchetta di Daniele Gatti e con la regia di Massimo Popolizio, grande attore, alla sua seconda prova come regista d’opera. Tosca ha un legame fortissimo con il teatro di prosa, nasce infatti come dramma di Victorien Sardou per Sarah Bernhardt e i gesti della grande interprete nelle scene chiave passano direttamente dalla prosa alla versione lirica. L’ opera vide la luce in un clima di tensioni e violenze, il 14 gennaio 1900, al Teatro Costanzi di Roma: all’epoca degli attentati anarchici, fu una ‘prima’ difficilissima funestata da un allarme bomba. Popolizio ha annunciato una Tosca collocata nella Roma del 1930 – invece che nell’originario 14 giugno 1800, data della battaglia di Marengo – e ispirata all’ambientazione del film Il conformista di Bernardo Bertolucci, nonché una protagonista che ricorda Edith Piaf.
La collocazione negli anni del regime mussoliniano non è più una novità da molto tempo, cioè da quando nel lontano 1986, proprio a Firenze, il regista inglese Jonathan Miller realizzò per la prima volta una Tosca indimenticabile in chiave nazifascista, ispirata dal film di Rossellini Roma città aperta. Fu uno scandalo, un successo e un inizio, perché da allora il pianeta venne inondato di Tosche fasciste o fascisteggianti. Del resto mai trasposizione temporale si rivelò più felice: questa vicenda romana di potere oppressivo, di resistenza e torture, di cospirazioni e delitti si presta a realizzarsi nelle tinte fosche del ventennio, come dimostra l’episodio reale dell’attrice Maria Denis – cui Miller fece riferimento – che si recò dal capo della polizia fascista per tentare di liberare il prigioniero Luchino Visconti e come Tosca fu ricattata sessualmente.
Quello di Popolizio è un allestimento per certi versi di routine ma sopra la media, grazie anche alle belle scene disegnate da Margherita Palli, che si destreggia tra eleganza e brutalità, o meglio l’eleganza monumentale e geometrica dell’architettura di Roma-Eur fa da cornice alla violenza estrema del regime, dove si muovono come in un film i tre protagonisti, la cantante diva Floria Tosca, il pittore e rivoluzionario Mario Cavaradossi, amante della diva, e Scarpia, capo della polizia patologicamente attratto dalla crudeltà e dal crimine, che vorrebbe in un colpo solo far fuori il sovversivo Mario e, durante la tortura, costringere alla sue voglie la riluttante Tosca. Del doppio progetto, solo uno Scarpia riuscirà a portare a termine, ma il secondo gli costerà la vita, perché sarà proprio Tosca a ucciderlo con una pugnalata perfetta al momento giusto, in quel tetro studio dove l’aguzzino colleziona macabri reperti, teschi, animali impagliati e perfino feti. Nel terzo atto, forse il più riuscito dello spettacolo, in una Roma dove convivono miseria e bellezza – i bambini del popolo ‘imbrattano’ con i loro poveri stracci la purezza di linee dell’edificio razionalista – si consuma il delitto politico dell’oppositore del regime. Così l’esecuzione di Cavaradossi avviene davanti a un drappello di sicari in doppiopetto e cappello di feltro, con un solo colpo di pistola alla tempia, sicuro e preciso.
Ciò detto, e senza dimenticare quel fil rouge che lega Popolizio a Palli e che si chiama Luca Ronconi, grande protagonista della serata è Daniele Gatti che alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino dispiega una lettura deflagrante della partitura pucciniana, di inaudita e impavida potenza, ma anche sofisticata e attenta alle più lievi sfumature, soggiogando letteralmente il pubblico e trascinando gli interpreti in un successo travolgente: un trio compatto ed equilibrato, con il soprano ispano-americano Vanessa Goikoetxea a delineare una Tosca sensuale e raffinata, e l’italiano Piero Pretti a impersonare il generoso Cavaradossi, voci di non enorme volume ma di bella interpretazione, mentre il baritono russo Aleksey Markov nei panni del sadico e vigoroso Scarpia di voce ne ha e non la nasconde. Ancora due repliche, il 6 e l’8 giugno, ma questa Tosca tornerà in scena in un prossimo futuro.