Musica

Addio a David Sanborn, leggenda del sax

Sei Grammy Awards e una lista impressionante di collaborazioni. Il grande sassofonista è morto all'età di 78 anni

1945-2024
(Keystone)
14 maggio 2024
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David Sanborn era nato il 30 luglio 1945 a Tampa, in Florida. Il ragazzino che aveva iniziato a suonare il sax per migliorare la respirazione e rinforzare i muscoli del torace indeboliti dalla poliomielite sarebbe poi diventato uno dei grandi dello strumento. Il cancro alla prostata diagnosticatogli nel 2018 ha chiesto il conto lo scorso 12 maggio, portandoselo via all’età di 78 anni.

Gli appassionati del jazz e non solo lo ricorderanno di recente a fianco di Sting, Michael McDonald, Marcus Miller e Christian McBride nelle ‘Sanborn Sessions’ in piena pandemia, su Zoom dalla sua casa di Westchester, New York. I fan di David Bowie lo ricorderanno in ‘Young Americans’ del 1975, ma i suoi ‘solos’ nel mondo della grande canzone vanno da ‘Tuesday Heartbreack’ su ‘Talking Book’ di Stevie Wonder a ‘How Sweet It Is (To Be Loved By You)’ su ‘Gorilla’ di James Taylor. Nel 1969 Sanborn suonò a Woodstock, a metà anni 70 fu parte integrante della Brecker Brothers Band, quella dei fratelli Michael e Randy che suonarono nel suo primo disco solista, ‘Taking Off’ (1975), un classico del jazz/funk.

Dagli anni 60 a seguire, gran parte della storia del pop e del rock si è servita dei suoi assoli, da Billy Joel a Elton John, da Roger Waters ad Al Jarreau, dagli Stones ai Toto, da Springsteen agli Who, da James Brown a Gil Evans, dagli Eagles agli Steely Dan. Nemmeno Estival Jazz se l’è fatto sfuggire: la Rete regala la registrazione integrale del suo concerto del 2009 a Lugano. Membro della Saturday Night’s Live Band nel 1980, dalla fine di quel decennio Sanborn fu in pianta stabile in quella di Paul Shaffer all’interno del Late Night with David Letterman. Dal 1988 al 1989 fu al fianco di Jools Holland nel suo ‘Night Music’, senza mai abbandonare il suo programma radiofonico, The Jazz Show with David Sanborn. Lungo e storico il sodalizio con Marcus Milles, incontrato proprio nella band del Saturday Night’s Live.

Tra le sue colonne sonore ci sono quelle per ‘Arma Letale’ e ‘S.O.S. fantasmi’. Gli oltre 25 album da solista e l’elenco smisurato delle collaborazioni gli hanno fruttato ben 6 Grammy Awards, otto dischi d’oro e uno di platino. Tra i ‘grammofonini’ più prestigiosi si ricordano quelli per ‘Voyeur’ (1981), ‘Double Vision’ (1986) e ‘Close Up’ (1988).