Chitarrista e produttore statunitense, lavorò a ‘In Utero’ dei Nirvana. Il suo lavoro come tecnico del suono è in oltre 1'500 album. Aveva 61 anni
Figura di culto dell'alternative rock, è stato il chitarrista degli Shellac, ancora in attività, e prima ancora dei Big Black e dei Rapeman. Come produttore discografico, lavorò a ‘In Utero’ dei Nirvana e in altri dischi che hanno fatto la storia del grunge e del post-punk. Steve Albini è morto lo scorso 8 maggio all'età di 61 anni per un infarto.
Nato in California da immigrati torinesi, cresciuto nel Montana, Steven Frank Albini si trasferisce 18enne a Chicago per studiare giornalismo. In breve tempo diventa il punto di riferimento della locale scena hardcore punk e poi post hardcore. Fonda i Big Black nel 1982; a metà anni Ottanta i Rapeman e poi gli Shellac, trio di noise rock da sei dischi, tra i quali spicca ‘At Action Park’, inciso nel 1994. Il 17 maggio è atteso ‘To All Trains’, il primo da dieci anni a questa parte.
Più che produttore musicale, Albini gradiva la definizione di recording engineer; non amava interferire nel percorso artistico, tantomeno nelle session di registrazione. I dischi da lui prodotti, questo era il suo intento, dovevano avvicinarsi al suono della band dal vivo, scopo perseguito registrando il più possibile ‘live’ e non per singole tracce. Il suo nome quale tecnico del suono è in oltre 1'500 album, dai quali ha scelto di non ricevere royalties.
Strenuo detrattore dell'incisione digitale, legato in modo indissolubile all'analogico, la sua dichiarazione d'intenti quale produttore è in una lettera scritta ai Nirvana prima delle registrazioni di ‘In Utero’, ospitata nell'edizione del ventennale. Per quel disco, Albini aiutò Kurt Cobain nella ricerca di un suono nuovo, diverso da quello contenuto nel disco precedente, ‘Nevermind’, del quale Cobain non era soddisfatto. Dei Nirvana, in verità, Albini aveva detto in precedenza peste e corna (“Sono una versione insignificante del sound di Seattle”), per poi rivalutarli; così dei Sonic Youth (“Venduti”). Per Albini il pop era “musica per bambini e per idioti”; la sua idea dell'industria musicale non era meno lusinghiera.
Nel 1997, a Chicago, Steve Albini aveva fondato il suo studio di registrazione, l’Electrical Audio, noto anche per le tariffe modiche mantenute nel tempo. Negli ultimi anni si era più volte espresso favorevolmente riguardo al download gratuito della musica.