laR+ L'intervista

‘Un film per le orecchie che ascolti a occhi aperti’

Il 15 gennaio 1924 la Bbc trasmetteva ‘Danger’ di Richard Hughes, il primo radiodramma di sempre. La versione di Flavio Stroppini lo celebra

Online da oggi sui canali Rsi e Spotify, e in onda su Rsi Rete Due mercoledì alle 20. Nella foto, Stroppini in scena. Nel riquadro, Richard Hughes (1900-1976)
15 gennaio 2024
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“Il nostro pubblico era abituato a usare i propri occhi; noi lo stavamo introducendo a un mondo completamente cieco” (Richard Hughes, 1956)

Tre persone, una giovane coppia e un uomo più cresciuto, si ritrovano intrappolati in una miniera di carbone; le luci si spengono, la struttura crolla e l’acqua inizia a salire… “Spegnete le luci” è ciò che l’annunciatrice della Bbc, il 15 gennaio di cent’anni fa alle 19.30, chiese ai radioascoltatori di fare presentando ‘Danger’ (A Comedy of Danger) di Richard Hughes (1900-1976), il primo radiodramma della storia, parte di un insieme di drammi che andò in onda nel prime time dell’epoca. Unico originale radiofonico tra vari adattamenti teatrali, ‘Danger’ fu rivoluzionario intanto per l’abolire la figura del narratore e per l’apertura a una inedita ‘effettistica’ più teorica che pratica: come riassume Tiziano Bonini nel libro ‘Chimica della radio’ (Doppiozero), nel 1924 l’unico modo per simulare le voci in un tunnel, per esempio, era chiedere agli attori d’infilarsi dentro cilindri; per generare un’esplosione vennero fatte scoppiare borse di carta, per simulare un coro di minatori gallesi si portarono in studio i minatori gallesi veri, che cantavano per le strade di Londra: messi in una stanza e fatti entrare e uscire di scena aprendo o chiudendo la porta, si creava pure la dissolvenza in entrata e in uscita. Fu con queste ‘audio-visioni’ che l’allora 24enne britannico riscrisse le regole, complice il buio.

«Ho tradotto e adattato il testo originale per poi dirigere una versione particolare. In cent’anni è cambiato tanto. Per chi racconta storie audio sono cambiate la recitazione e la tecnologia. È così che durante l’ascolto (consigliato in cuffia, ndr) si risalirà il tempo fino a oggi. Dalla recitazione, più impostata dell’inizio, alla tecnologia, passando dal mono allo stereo per finire al binaurale, l’audio 3d». Cent’anni dopo, a recitare ‘Danger’ sono tre grandi della fiction radiofonica Rsi – Antonio Ballerio, Igor Horvat e Margherita Coldesina – diretti da Flavio Stroppini, sue le parole di cui sopra, con Yuri Ruspini sound designer.

Le vite degli altri

Online da oggi sui canali Rsi e su Spotify, e in onda su Rsi Rete Due mercoledì alle 20, «è il nostro augurio di ‘Buon compleanno radiodramma!’», continua Stroppini, autore di teatro e poesia, narratore, regista, scrittore e tanto altro. Cresciuto a pane, musicassette e vinili con dentro le storie per bambini, un giorno capisce che raccontare storie è al centro della sua vita. Per questo frequenta la Holden di Torino, scuola di storytelling, e cerca di farne un lavoro; parte dalla poesia per passare alla sceneggiatura e poi alla narrativa, finché nel 2010, con alcuni amici, realizza un radiodramma e partecipa al premio Canevascini indetto dalla Rsi e rivolto alle produzioni audio. Non è tra i vincitori, ma Francesca Giorzi, la produttrice della prosa radiofonica (oggi Fiction Radio) gli commissiona un radiodramma: «Il giorno delle registrazioni, il regista si ammala e così io prendo il suo posto. E oggi eccomi qua, con centinaia di racconti audio realizzati e migliaia di ore passate a scrivere, dirigere e montare. Ho potuto raccontare di esplosioni di piattaforme petrolifere, di spedizioni Himalayane, di incidenti ferroviari bellinzonesi, di storie medioevali, delle sofferenze dei migranti, dei ricordi delle nostre valli, di Olimpiadi, matrimoni, funerali, guerre e rivoluzioni. Ho incontrato Giuseppe Verdi, Jim Morrison, Napoleone, Bianciardi, Le Corbusier, i folli dadaisti del Cabaret Voltaire, Annemarie Schwarzenbach ed Ella Maillart, Vincenzo Vela… E i personaggi più stravaganti di mondi inventati ma non per questo meno reali. Sono stato in volo, a terra e sott’acqua…».

All’elenco manca solo il freddo dell’Artico, un audiodiario che presto si potrà anche vedere in ‘Quivittoq’, dall’11 al 13 aprile al Teatro Sociale di Bellinzona. «Quel che più mi affascina è che in tutto questo tempo ho potuto vivere centinaia di vite, raccontandole e scoprendo sempre più del mondo che mi sta intorno e di me stesso. Il radiodramma l’ho scoperto circa quattordici anni fa, ma la scoperta non si è mai fermata lì. Oggi continuo a esplorare questo territorio, storia dopo storia, e mi accorgo che a ogni passo c’è un racconto nuovo da scoprire. Ecco, il radiodramma è una scoperta infinita».

Diversamente attore

Detto con Stroppini, il radiodramma sono «voci che ti raccontano una storia. E poi rumori, ambienti e musiche. Un film per le orecchie che ascolti con gli occhi aperti. Il radiodramma trasforma in realtà l’immaginazione. Siamo in poltrona con gli occhi chiusi, su di un treno, o passeggiando in un bosco e il mondo che ascoltiamo è un altro mondo. È il potere della narrazione orale, ci fa sperimentare altri luoghi, altri tempi, altri spazi e lo fa parlando direttamente con noi». Lo scorso anno, con ‘Cuore di Reef’ di Claudio di Manao, di cui ha curato la regia, il ticinese s’è immerso verso la barriera corallina nuotando tra pesci e coralli («Vivi e morti»), guadagnandosi la menzione speciale del Prix Italia, uno dei concorsi internazionalmente più importanti. Conscio della magia dell’ascoltare che arriva a noi quando lui sta dall’altra parte, per Stroppini quella del radiodramma è anche la magia del fare: «In studio si lotta, si cucina, si urla, si suda, si rompono bicchieri, piatti, sedie. Si cammina su vecchi nastri magnetici che simulano le foglie di un bosco, si aprono porte, finestre. Per ‘Cuore di Reef’, per esempio, ci siamo immersi in una piscina con degli idrofoni (microfoni subacquei, ndr). Mi piace la sfida di realizzare i suoni più particolari, per i quali ho un curriculum vitae nel quale annoto i miei ruoli. Gli attori recitano, io non lo so fare e non è il mio lavoro, ma posso affermare con orgoglio di essere stato un grizzly, una mosca, un morto che cade, uno sherpa che urla, un pianista che suona male, un marinaio che annega, un lama, un’aragosta, un uomo con l’aspirapolvere, un cannibale in fuga…».

Un’altra ‘Rivoluzione’

Il futuro radiodrammatico di Stroppini s’intitola ‘Revolution’. Nel 2023, al Grand Prix Nova di Bucarest, premio per eccellenza dell’audio 3d, ‘Come un cane senza un osso’, il suo omaggio a Jim Morrison, è giunto secondo. Nella capitale rumena Stroppini ha incontrato Susanne Janson, regista e drammaturga per la Srf. «Abbiamo pensato di proporre un radiodramma ambientato tra Zurigo e il Ticino realizzato sia in tedesco che in italiano. Volevamo parlare degli anni ’90 e di oggi. Dopo ‘Il ladro di ragazze’, kolossal seicentesco tratto dal romanzo omonimo di Carlo Silini, desideravo raccontare un noir. Così è nato ‘Revolution’». La storia parte dagli attentati ecoterroristi nell’odierna Zurigo: una giornalista scopre che nella canzone di un gruppo dimenticato della scena punk dei Novanta zurighesi ci sono riferimenti al presente e inizia a indagare. «Ci servivano le canzoni, e così con Andrea Manzoni e Leo Pusterla le abbiamo scritte, chiudendoci in studio con altri musicisti per realizzare quell’album di cui si parla nella storia». Il progetto è quello di lanciare radiodramma, sia quello Rsi che quello Srf, e album insieme.

A questo proposito, messaggio finale per i puristi: punk e radiodramma non sono il diavolo e l’acquasanta: «Spesso quando dico che “faccio radiodrammi” – conclude Flavio – c’è chi pensa che siano polverosi, noiosi, ‘I promessi sposi’ recitati come due secoli fa. Progetti come ‘Revolution’ seppelliscono quest’idea portando tematiche contemporanee che provano a raccontare chi siamo e da dove veniamo». Tutto questo non prima di maggio, ora è tempo di ‘Danger’: «Mi raccomando, se potete, spegnete le luci!».