A 50 anni dalla sua ‘Parte II’, è su Paramount+ l’impresa di Al Ruddy, giovane produttore che diede vita a uno dei film più di successo di sempre
Francis Ford Coppola riesce ad avere un appuntamento con il grande Marlon Brando. Con il problematico Marlon Brando, che lo lascia entrare in casa sua per parlare del ruolo che avevano in mente per lui e che conosceva già avendo letto il bestseller di Mario Puzo – primo nella classifica del New York Times per sessantadue settimane di fila, più di nove milioni di copie vendute in due anni. Brando a un certo punto si gira verso una specchiera, si liscia i capelli e li scurisce con del lucido da scarpe, indossa una camicia bianca e si infila dei pezzetti di kleenex tra la mandibola e la guance. Si accarezza il viso e stringe gli occhi come se stesse per addormentarsi, poi inizia a borbottare qualcosa che sembra italiano. Francis Ford Coppola si alza dal divano e inizia a registrare con la sua Super 8 quello che può tranquillamente essere definito il provino più famoso della storia del cinema. È una scena che Francis Ford Coppola ha già raccontato in pubblico, suscitando risate, ma vederla ricreata, seppur con degli attori, fa venire la pelle d’oca.
‘The Offer’ è una serie uscita nel 2022, in tempo per i cinquant’anni dall’uscita del ‘Padrino’ nel 1972. Racconta l’epica impresa di Al Ruddy, giovane produttore, per mettere insieme le forze necessarie a dare vita a uno dei film più di successo di sempre (il secondo più grande film americano per l’American Film Institute, dopo ‘Quarto Potere’). Ha dovuto lottare contro il volere degli dei, Al Ruddy, e parliamoci chiaro: se al suo posto ci fosse stata una persona normale, non disposta a rischiare la vita per un film, cioè, ‘Il Padrino’ probabilmente non sarebbe mai esistito.
O almeno questa è la versione di ‘The Offer’, serie che Albert S. Ruddy – oggi vicino ai 94 anni – ha prodotto per Paramount+. La Paramount era anche la casa di produzione originale del ‘Padrino’ e ‘The Offer’ è tanto un omaggio a quel particolare film e alle condizioni che ne hanno permesso la riuscita che alla Paramount stessa e ai dirigenti di quell’epoca. Agli uomini pazzi di Hollywood negli anni settanta e al loro modo di guardare al cinema al tempo stesso cinico, calcolatore, e ingenuo. Sarà un’operazione compiaciuta, ma ‘The Offer’ resta un ammirevole monumento (anche solo per dimensioni: dieci episodi da un’ora) all’idea che il cinema, i film, contino davvero qualcosa nella vita delle persone. È anche un autoritratto di Al Ruddy da giovane, sicuramente indulgente e nostalgico ma potente. Grazie anche alla grande interpretazione di Miles Teller, il giovane batterista torturato dal maestro in Whiplash, a cui è stata affiancata, forse per rendere il tutto meno antiquato e machista, la sempre fantastica Juno Temple, la finta bionda-sciocca, in realtà profonda e geniale, di Ted Lasso, che qui interpreta la finta-sciocca assistente, in realtà coraggiosa e geniale, di Al Ruddy. Così come è fenomenale, e somigliante in modo inquietante all’originale, Dan Fogler: seduto in mutande con davanti Patrick Gallo, sembra di vedere sul serio Francis Ford Coppola e Mario Puzo al lavoro sulla sceneggiatura originale del film, che dovranno letteralmente rubargli mentre ancora ci stavano lavorando, per mandare avanti la macchina produttiva.
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Albert Ruddy, quello vero
Il primo punto di interesse di ‘The Offer’ è proprio nella figura di Ruddy. La sua è la storia di un outsider: informatico infelice, trova il modo di infilarsi in una riunione con la CBS e proporre una serie tv comica ambientata in un campo di prigionia nazista (Gli eroi di Hogan). Insoddisfatto anche dalla televisione, riesce a entrare nelle grazie di Robert Evans (interpretato dall’attore inglese Matthew Goode), capo della Paramount, che gli affida ‘Il Padrino’ come progetto a basso budget, in cui nessuno crede molto (ma già che avevano i diritti del libo perché non provarci). ‘The Offer’ diventa così anche la storia dell’amicizia tra due uomini molto diversi tra loro, entrambi però rappresentativi di un mondo quasi esclusivamente maschile, di cui verrebbe quasi da provare nostalgia guardando la serie. Ruddy è di poche parole, determinato, coraggioso, furbo; Evans è un edonista elegante e sempre al limite con l’autolesionismo. Ruddy deve convincere Evans – e risalendo la cascata come un salmone, stando attento a non farsi mangiare dagli orsi, tutti quelli sopra di lui nella scala gerarchica – praticamente di ogni cosa: di coinvolgere Puzo nella scrittura, di prendere Al Pacino e Brando come vorrebbe Francis Ford Coppola, di girare una parte del film in Sicilia costi quel che costi. Deve, soprattutto, tessere i legami con la mafia di Los Angeles e di New York, in particolare con Joe Colombo, gangster e fondatore della Lega dei diritti civili degli italo-americani. All’inizio gli fa sparare contro la macchina, come avvertimento, ma alla fine costruiranno una specie di amicizia, con tanto di scena triste quando Colombo finirà vittima di un attentato e Ruddy lo andrà a trovare in ospedale.
Il secondo punto di interesse di ‘The Offer’ sta nella ricostruzione storica, curata nei dettagli, di una delle più grandi imprese creative del novecento. Le difficoltà apparentemente insormontabili, le intuizioni necessarie a superarle, e i compromessi. Chiunque guardi ‘The Offer’ sa già come finirà la storia: ‘Il Padrino’ si farà, nonostante le ostruzioni di Frank Sinatra, nonostante la Mafia newyorkese e i membri del Congresso americano fossero contrari, nonostante le invidie e le incompetenze interne alla Paramount. In una delle ultime puntate, un dirigente preoccupato di monetizzare al massimo un film che ha già provato a rovinare in ogni modo, spinge affinché in sala ci vada una versione ridotta di mezz’ora (senza le scene girate in Sicilia, senza l’esplosione dell’auto con sopra la moglie di Al Pacino) e come materiale promozionale ritiene possa essere una buona idea usare un poster in cui ‘Il Padrino’ sembra una commedia, con una testa di cavallo disegnata sopra e lo slogan “Take the cannoli”. Anche qui: noi spettatori sappiamo già che non andrà così. Sappiamo che il film uscirà nella versione lunga quasi tre ore, con il poster che riprende la copertina del libro, lo sfondo nero e la mano bianca che tiene i fili della marionetta. Eppure la straordinarietà di ‘The Offer’ è proprio il modo in cui riesce a creare suspense su ogni aspetto, da una parte raccontando Ruddy come un eroe omerico, dall’altra dando tridimensionalità a quelli che sarebbero semplici aneddoti da Wikipedia.
Ad esempio Frank Sinatra, offeso dalla presenza di un cantante ispirato a lui nel libro, personaggio poi sparito dal film proprio per tranquillizzare il famoso e potente (vicino alle famiglie mafiose) cantante italoamericano. Oppure, avete presente la prima scena del ‘Padrino’ in cui Don Vito Corleone, Marlon Brando, farfuglia mentre accarezza un gatto grigio che tiene sulle ginocchia? Be’, il gatto non era nella sceneggiatura, si trattava di un randagio che girava per il set con cui Brando si è messo a giocare, Francis Ford Coppola ha deciso di continuare a girare sfruttando, come spesso capita con i capolavori, la mano del caso.
La sottotrama da gangster-movie scorre parallela a quella della produzione del film. I dirigenti della Paramount e gli scagnozzi italoamericani che gestiscono i sindacati sul set rappresentano diverse forme del capitalismo, i primi più eleganti e formali dei secondi ma altrettanto spietati. Il problema dell’America non sono i criminali immigrati dall’Abbruzzo e dalla Sicilia, ma la brutta lotta economica che ispira e modella gli uomini che la abitano. In questo senso ‘The Offer’ rende più esplicito quello che era anche il tema di fondo del ‘Padrino’. Nel 1972, recensendo il film appena uscito, Pauline Keal sul New Yorker sottolineava come dei gangster venisse fuori una versione poco spaventosa: le vittime dei Corleoni non erano persone comuni, ma sempre altri mafiosi o poliziotti corrotti. In ‘The Offer’ vediamo come Ruddy abbia dovuto mantenersi in equilibrio tra le esigenze creative di Puzo e Coppola e i criminali di New York, che andavano convinti del fatto che non si trattasse di un progetto offensivo nei loro confronti. A Joe Colombo è bastato che dal copione venga espunta la parola “mafia” per approvare il progetto e, anzi, farsene sostenitore davanti ai capi delle altre famiglie. Quando il film poi è stato proiettato in esclusiva per i membri delle cosche newyorkesi, in anteprima persino sul lancio hollywoodiano, si chiuderà nell’ovazione di scagnozzi e loschi figuri, evidentemente felici di vedersi rappresentati come personaggi drammatici piuttosto che come volgari psicopatici. Se il ‘Padrino’, nel tentativo di rendere più universale la storia che raccontava, sembra quasi rendere omaggio al mondo che descrive come crudele e brutale, ‘The Offer’ arriva dopo il successo dei film di Scorsese e dopo l’operazione simpatia dei Soprano: i gangster sono buffi, tutto sommato umani, a tratti persino dolci. Sono, soprattutto, parte del passato, della storia, o così ci piace pensare.
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A destra, Vito Corleone (Marlon Brando)
Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della seconda parte della trilogia del ‘Padrino’, che stavolta, a differenza del primo, darà l’Oscar anche a Francis Ford Coppola. Ma la seconda parte non è prodotta da Ruddy e, per questo, difficilmente ci sarà una seconda stagione di ‘The Offer’. Sempre inquieto, una volta portato a termine il ‘Padrino’, Ruddy ha preferito andare avanti per la propria strada (scrivendo e producendo ‘Quella sporca ultima meta’, un film sul football americano), come se la parte facile, il sequel, non gli interessasse. ‘The Offer’ non è stata accolta benissimo, anche se è scritta e recitata straordinariamente bene. Ha raccontato una storia unica che, però, non a tutti fa piacere ricordare. Quello del ‘Padrino’ è un mondo al tempo stesso vicino e lontano nel tempo, quasi solo maschile, minaccioso e prevaricatore anche quando non ci sono le armi di mezzo. È come se temendo di provare nostalgia anche per gli aspetti “sbagliati” di quell’epoca, si perdesse di vista la straordinarietà dell’impresa e quello che di buono esce dal suo racconto.
Tipo il fatto che anche uno dei film commercialmente e artisticamente meglio riusciti di sempre, un capolavoro immortale capace di parlare a uomini e donne di generazioni diverse, con alcuni degli attori più carismatici della storia del cinema, avrebbe potuto non vedere la luce, o sarebbe potuto essere molto diverso, se non ci fossero state persone con una visione precisa e con il coraggio per difenderla a ogni costo. Quasi a costo della propria vita. In epoca di bing-watching, soggetti scelti con gli algoritmi (e chissà prima o poi scritti da intelligenze artificiali), ‘The Offer’ ci ricorda l’importanza di prendere sul serio l’arte, e che la creatività può essere più forte dell’avidità e della violenza.