Lo ha detto il direttore artistico di Locarno Giona A. Nazzaro. La 76esima edizione non dovrebbe subire grandi ripercussioni da Hollywood
«Ovviamente siamo preoccupati, non c’è bisogno di fare a finta di nulla. La nostra situazione però è lievemente diversa da quella degli altri festival», ha dichiarato Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival, interpellato da laRegione in merito allo sciopero, che vede uniti attori e sceneggiatori, riversatosi oggi per le strade di Hollywood, quartiere della città californiana di Los Angeles, per rivendicare un adeguamento contrattuale considerando le piattaforme di streaming, dando maggiore attenzione ai piani pensionistici, all’assicurazione sanitaria e, fra le altre richieste, chiedendo una regolamentazione dell’uso dell’intelligenza artificiale.
Le conseguenze del grande sciopero congiunto, indetto da Sag-Aftra (Screen Actors Guild e American Federation of Television and Radio Artists, unione sindacale statunitense che rappresenta oggi più di 160mila professionisti del settore) in seguito al mancato accordo con gli Studios sul contratto di lavoro, non si sono fatte attendere sul piano internazionale. Il primo di questa portata era sceso nelle strade nel 1960 con a capo dell’ordine degli attori Ronald Reagan, che non è un omonimo, ma quello che nel 1981 diventerà presidente Usa. Tornando al presente, come ha riportato l’agenzia di stampa svizzera (ats), diversi festival cinematografici potrebbero non vedere salire sulle loro passerelle gli attori statunitensi: primo banco di prova – ha quindi riferito – sarà la Biennale di Venezia (dal 30 agosto al 9 settembre prossimi), poi Telluride (il festival del cinema in Colorado, dal 31 agosto) e la quarantottesima edizione del Festival di Toronto (dal 7 al 17 settembre).
Fra le rassegne cinematografiche di rilevanza internazionale anche il Locarno Film Festival, la cui 76esima edizione (dal 2 al 12 agosto) è oramai alle porte. Sul portale web del Pardo è stata pubblicata oggi una dichiarazione del direttore artistico Giona A. Nazzaro circa la situazione hollywoodiana. laRegione lo ha contattato per capire se lo sciopero negli Stati Uniti avrà ripercussioni (e in che misura) sull’imminente edizione locarnese e se gli organizzatori paventano la rinuncia degli ospiti d’oltreoceano a parteciparvi. «Le implicazioni ovviamente ci sono – ha affermato senza giri di parole il direttore artistico –. In secondo luogo, però, noi non abbiamo film realizzati durante o prima l’annuncio dello sciopero. I film che presentiamo, per i quali sono previsti i nostri premi onorari, sono titoli indipendenti», ha evidenziato, aggiungendo però che «alcuni dei nostri ospiti sono membri della Sag e verosimilmente dovranno chiedere un cosiddetto waiver (una deroga; ndr) per essere a Locarno o meno. Le conseguenze reali investono i film che stanno per essere terminati e sono previsti per i festival autunnali, se la controversia non si risolve prima», ha ricordato mitigando Nazzaro.
La contesa dovrebbe risolversi in una decina di giorni al massimo, tuttavia se non si dovesse raggiungere un accordo fra le parti, la mobilitazione rischia di protrarsi sino a Natale. Il direttore artistico ha allora puntualizzato con dovizia che a Locarno «Cate Blanchett non è attesa come attrice, ma come produttrice del film di chiusura (‘Shayda’ della regista iraniano-australiana Noora Niasari, sabato 12 agosto; ndr) ed è come tale che prenderà parte al dibattito sul ruolo delle donne nelle recenti rivolte iraniane. Riz Ahmed è stato indicato – ha proseguito – come Excellence Award Davide Campari perché è un personaggio straordinario: è un attivista britannico di origini pakistane, è cantante, musicista, produttore, attore… Poi c’è Stellan Skarsgård, che sarà celebrato con il Leopard Club Award e l’occasione ci è stata data da un film europeo diretto da un cineasta cinese (‘What Remains’, selezionato in Fuori concorso, con il regista Ran Huang; ndr). Siamo preoccupati, ma la nostra situazione – ha ribadito – è parzialmente diversa».
Quindi, assenze non dovrebbero verificarsi, anche se la certezza della conferma degli ospiti non è assoluta, seppur alcuni attori di produzioni statunitensi indipendenti, ha riferito, abbiano già chiesto alla produzione di poter ottenere una deroga.
Aprendo il discorso sull’opportunità e sull’importanza di una mobilitazione come quella californiana, soprattutto riguardo all’introduzione dell’intelligenza artificiale nel settore della produzione cinematografica – “una minaccia cruciale per le professioni creative”, ha scritto a chiare lettere Sag-Aftra in un comunicato qualche giorno fa –, Nazzaro ha dichiarato che «le rivendicazioni degli attori e sceneggiatori, in un momento di trasformazioni così drammatiche, sono giustissime. Non si può ignorarle e pensare che il lavoro e la creatività possano essere sostituiti da algoritmi, che forse (e lo calca; ndr) possono essere utili a capire come distribuire capillarmente un’opera, ma non sostituiscono lo specifico dell’individualità e della creatività, per quanto rarefatti e perfetti questi possano essere». Non è un caso se su alcuni cartelloni degli scioperanti (soprattutto sceneggiatori), chiosa Nazzaro, sia scritto: «Human Writers Only».