La decina della stagione 2023/24: da novembre tanti giovani, Stefano Massini, Decaro-De Filippo e Solenghi-Govi. E poi Vukotic, Finocchiaro, Bocci
Lo Strega ha la sua cinquina, il Teatro di Locarno la sua decina. Dieci gli spettacoli della stagione 2023-24, distribuiti su venti serate e presentati ieri negli esterni del Casinò dal direttore artistico Paolo Crivellaro e dal presidente dell’Associazione Amici del Teatro di Locarno, Diego Erba. Si parte l’8 e il 9 novembre, con un Malato immaginario ‘rivisitato’ di cui parliamo in seguito. Il resto delle date non arriverà prima della fine di agosto, quando le compagnie teatrali avranno aggiornato le proprie ‘mappe di viaggio’.
«Siamo passati dalla siccità a qualche pioggia e la nostra sorgente finanziaria si è alimentata negli ultimi mesi, grazie anche agli avvicendamenti nella gestione del Casinò», esordisce Erba. «La nuova direzione ha assicurato finanziamenti alle attività culturali: non sono quelli di qualche anno fa, dovremo attendere il 2025 per ritrovare la situazione di normalità»; nel frattempo «abbiamo retto con le nostre riserve e lo faremo ancora. Anche l’acquisizione della maggioranza delle azioni della Kursaal Sa da parte della Città di Locarno è un elemento positivo, apre un nuovo modo di interfacciarci tra la nostra associazione e i proprietari dello stabile».
Erba guarda per un attimo alle spalle e vede «una stagione positiva, lodata dalla critica». E vede «sessanta nuovi abbonati, che per una piccola realtà come quella di Locarno significano il conseguimento dell’obiettivo di quattrocento abbonati». Ci si metta pure l’aumento degli spettatori paganti, un 8% in più d’affluenza, «non si sarà raggiunta la situazione pre-Covid, ma nessuna manifestazione culturale in Ticino può dire che sia andata diversamente». Due le novità: la Locarno Card, introdotta dalla Città e per la quale l’associazione sarà la prima a ridurre del 10% il prezzo dei biglietti a tutti i residenti di Locarno, e il prezzo dell’abbonamento, che per i nuovi sottoscrittori – a fronte di un importo fermo da oltre vent’anni a 320 franchi – godrà di un prezzo particolare di 240 franchi, sempre «per dieci spettacoli a un passo da casa». Erba, concludendo: «Il Lac può permettersi un ‘Libro dei sogni’, ma è come parlare di Davide e Golia. Noi ci accontentiamo di ‘pagine di realtà’, nate anche da una bella collaborazione con il Cinema Teatro di Chiasso, l’altro polo esterno della locale proposta teatrale, fruttifera per loro e per noi. È un modo per ospitare compagnie per più giorni, ma anche un’occasione di attrattiva ticinese per le compagnie stesse».
Ti-Press
Paolo Crivellaro, direttore artistico del Teatro di Locarno
Eccoli, dunque, gli spettacoli, con le date ancora da confermarsi, come d’abitudine. Entra nel merito Paolo Crivellaro, direttore artistico: «È la 34esima stagione per l’Associazione. Fa specie che da tanto tempo esista un gruppo di appassionati di teatro, in una realtà come Locarno, non certo una metropoli, che abbia portato qui nomi importantissimi della scena italiana. Conservo in ufficio un manifesto di ‘Le ultime lune’, con Mastroianni». I nomi non sono mai mancati in questo edificio storico, «anche se il palco è minuscolo e dobbiamo spesso rinunciare ad alcuni allestimenti per problemi tecnici, e anche se per le compagnie, da noi, le spese sono elevatissime».
Crivellaro ha ‘scommesso’ su due spettacoli «che rientrano nella logica di presentare il nuovo, lo sconosciuto, il non televisivo»: il primo è quello d’apertura, rivisitazione del ‘Malato immaginario’ di Molière a opera del vicentino Stivalaccio Teatro, «attori giovani, non ancora illuminati dai riflettori dei media», che lo scorso anno portarono a Locarno l’apprezzato ‘Arlecchino muto per spavento’; il secondo spettacolo su cui scommettere è, da Sofocle, ‘Antigone e i suoi fratelli’ del Teatro Stabile di Torino, adattamento e regia di Gabriele Vacis: «L’ho visto a Torino, restandone entusiasta. Pareva impossibile portarlo a Locarno visto il cast numerosissimo». E invece, la disponibilità della compagnia a una rielaborazione lo renderà fruibile anche a queste latitudini, con quattordici protagonisti che vanno dai 21 ai 26 anni.
‘Il malato immaginario - l’ultimo viaggio’ (Stivalaccio Teatro)
Gli spettacoli in sinergia con il Cinema Teatro di Chiasso sono tre: ‘Calamaro gigante’, dall’omonimo romanzo di Fabio Genovesi, con Angela Finocchiaro e Bruno Stori e la regia di Carlo Sciaccaluga; al cospetto di Pirandello, in ‘Così è (se vi pare)’, è la grande Milena Vukotic, «all’alba dei suoi 87 (anni, ndr), piena di forza e di energia», dice Crivellaro. Il terzo spettacolo è ‘I maneggi per maritare una figlia’, un (il) classico della commedia genovese scritto da Nicolò Bacigalupo, in cui il genovese Tullio Solenghi si trasforma – ogni volta con lungo e accuratissimo trucco che lo rende pressoché identico – in un altro genovese ancora, quello per eccellenza a teatro: Gilberto Govi.
Solenghi, a proposito di questo ruolo, ha parlato di “clonazione necessaria”, per riportare in vita il personaggio nel migliore dei modi. Collocato in una scenografia che clona a sua volta la storica commedia nei suoi allestimenti originali, lo spettacolo si annuncia come un vero e proprio salto nel tempo.
‘Non è vero ma ci credo’, con Enzo Decaro
C’è anche uno spettacolo non simultaneo legato a Chiasso, che lo ha ospitato lo scorso 13 maggio: è ‘L’alfabeto delle emozioni’ di Stefano Massini. Le dimensioni del palco non possono accogliere un altro suo spettacolo, dai contenuti anche musicali: Locarno vedrà dunque il suo viaggio a tratti ironico sul nostro sentire e sul nostro sentirci.
E ancora: da Roma arriva ‘Anna dei miracoli’ di William Gibson, adattato e diretto da Emanuela Giordano, con Mascia Musy, Fabrizio Coniglio, Anna Mallaci, Laura Nardi e la lingua dei segni della quale il film di Arthur Penn del 1962 (Oscar nel 1963 ad Anne Bancroft, protagonista, e Patty Duke, non protagonista) si fece tramite; da Napoli, perché è di Eduardo De Filippo che si parla, arriva il napoletano Enzo Decaro in ‘Non è vero ma ci credo’, storia degli anni ’30 qui spostata nella Napoli degli anni ’80. A completare la trilogia di Florian Zeller – dopo ‘Il Padre’ (Alessandro Haber) e ‘La Madre’ (Lunetta Savino) – Piero Maccarinelli dirige Cesare Bocci ne ‘Il figlio’. A completare la decina, il rapporto di lunga data con il Teatro dell’Elfo, che rivive in ‘Tre donne alte’ di Edward Albee.
‘Il calamaro gigante’, con Angela Finocchiaro
«Qualcuno è al debutto, mi fido, col batticuore. La seconda sera mi sentirò meglio. Altri spettacoli li vedo prima, il che significa scegliere». È l’approccio del direttore artistico a ogni stagione. In finale di presentazione, Crivellaro auspica «nuovi sguardi sul futuro tramite la Città» e annuncia il ritorno del concorso di critica teatrale accantonato durante la pandemia, e cioè studenti che guardano lo spettacolo e poi, a scuola, elaborano pensieri su quanto visto, provando a diventare destinatari di premi in palio. Aspettando le date, il pubblico caldeggia repliche domenicali: sarà felice di sapere che ci saranno.