Cinema

Malcolm McDowell, ottant'anni del drugo di ‘Arancia meccanica’

Ironico, irriverente, tanti film da ‘If’ a ‘Evilenko’, ma legato indissolubilmente al ruolo creato per lui da Stanley Kubrick

Nei panni (e nello sguardo) di Alex DeLarge
(Keystone)
14 giugno 2023
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Non sono molte le persone che, dopo una vita di successi, salutano sorridendo un compleanno che li consegna all'ultima svolta della maturità. Ma c'è da scommettere che il 13 giugno Malcolm McDowell sarà allegro e ironico come sempre, irriverente anche di fronte anche ai suoi 80 anni.

Strano destino il suo: arriva al successo per caso, resta incollato a vita all'immagine di Alex DeLarge, il cattivo per eccellenza di ‘Arancia meccanica’, fa soldi a palate girando il mondo col suo ghigno perfido e nasconde invece una mente raffinata, la passione per le cose belle, l'attaccamento alla natura e alla famiglia. "Non dobbiamo prenderci troppo seriamente – ha detto –: non siamo chirurghi, ma solo persone che intrattengono il pubblico".

L'esordio con Ken Loach

Malcolm nasce a Leeds il 13 giugno 1943 da Charles Taylor, ex ufficiale dell'aviazione che poi ha aperto un pub, e da Edna di cui adotterà il cognome quando abbraccerà la carriera artistica. Ma prima, nonostante una buona educazione al college, sceglie di lasciare l'università e fa il cameriere nel pub di famiglia. Nel tempo libero prende lezioni di recitazione e poi si trasferisce a Londra entrando alla Royal Shakespeare Company a 21 anni; dopo tre anni debutta al cinema ("Si guadagnava di più e c'erano bravi registi") con Ken Loach in ‘Poor Cow’. Ne intuisce le potenzialità Lindsay Anderson, il maestro del Free Cinema che lo vuole protagonista di ‘If’, che vince la Palma d'oro a Cannes nella rovente edizione del 1968. È un successo folgorante che lo impone istantaneamente sulla scena inglese. Anderson sarà il suo vero maestro e ne farà il suo alter ego in una memorabile trilogia che comprende ‘Oh Lucky Man!’ (1973) e ‘Britannia Hospital’ (1982).

Per sempre Alex DeLarge

L'anno fatale è però il 1971, quando incontra Stanley Kubrick che gli cuce addosso il protagonista di ‘Arancia meccanica’, il drugo Alex DeLarge. "Kubrick aveva un talento incredibile – ricorda Malcolm –, ha fatto tanti capolavori differenti tra loro e io sono fiero di essere stato il protagonista di uno di questi". Ciononostante, la storia del cinema è piena di aneddoti contraddittori sulla loro collaborazione, compresa la brutalità con cui viene sottoposto alle scene della tortura di Stato che lo lasceranno per tutta la vita con una traccia indelebile alle palpebre.

Come spesso accade un successo senza tempo finisce per segnare anche il suo protagonista. L'attore che ha recitato per Joseph Losey (‘Caccia tragica’), Stuart Rosenberg e Martin Ritt (transfughi di Hollywood come Losey e lo stesso Kubrick), Robert Altman (due volte), Paul Schrader ("nel ‘Bacio della pantera’ mi sono molto divertito, c'era Nastassja Kinski giovanissima che girava nuda tutto il giorno"), si trova un personaggio incollato addosso. "A 28 anni non ero mica un profeta – ricorda spesso –, ‘Arancia meccanica’ mi pareva un buon film e basta. Non immaginavo che sarebbe diventato eterno: sono stato fortunato, ed è bello essere sempre ricordato soprattutto per quel ruolo. Nessun rimpianto, ci mancherebbe…". Di conseguenza, dapprima ne è lusingato, la parte del villain gli frutta buoni contratti e notorietà in America. In seguito lo spingerà invece a un'esistenza errabonda e ribelle in cui solo la curiosità, la bella vita, le amicizie, l'attrazione per l'Italia faranno da bussola.

L'Italia

McDowell sbarca a Cinecittà nel 1979, sulfureo protagonista del mutilato ‘Caligola’ di Tinto Brass. "Era un set davvero complicato – ricorda – e tutti erano un po’ pazzi; i produttori volevano perfino accoppiarmi a un maiale". Tornerà in Italia nel 1989 per ‘Mortacci’ di Sergio Citti e per Ugo Gregoretti in ‘Maggio musicale’, dello stesso anno. Infine nel 2002 accetterà la chiamata di Edoardo Ponti per ‘Cuori Estranei’ e poi quella di un amico autentico come David Grieco per il quale si incarna nel più spietato serial killer dell'Unione Sovietica: ‘Evilenko’ (2004). "Dovete rendervi conto – diceva in quell'occasione – che io sono un attore professionista e non porto mai nessuno dei miei personaggi a casa con me. Mia moglie ne sarebbe infastidita: non credo che le piacerebbe sedersi a cena con Evilenko".

Nel corso di una carriera lunghissima, McDowell è stato scelto da registi come Blake Edwards e Marion Hansel, Roland Emmerich e Richard Lester, ma è finito anche nell'equipaggio spaziale di ‘Star Trek’ (1994), ha prestato la voce a cartoni animati e videogiochi (‘Call of Duty’ è il più recente), è apparso in serie tv e perfino in un videoclip (‘Snuff’, nel 2009). Continua a lavorare al ritmo di due o tre film l'anno, con la terza moglie (l'artista Kelley Kuhr, sposata nel 1991), ha avuto tre figli che si aggiungono ai due del matrimonio con Mary Steenburgen. Vive tra la California e la Toscana e mostra ben pochi rimpianti. Oh, lucky Malcolm!


Keystone
Malcolm McDowell, nel 2011 a Cannes