Va in scena sabato al Sociale ‘Siamo quelli giusti’, il provocatorio debutto drammaturgico di Lalitha Del Parente, figlia adottiva originaria dell’India
La premessa dell’autrice è significativa: «Non è un testo contro l’adozione. Ma è senz’altro provocatorio e vorrei che aiutasse ad aprire una discussione attorno al concetto "adottare uguale salvare". In realtà adottare vuol dire accettare di prendere in considerazione tutta una serie di tematiche sociali e umane». Sa di cosa parla, Lalitha Del Parente, nata a Bangalore, adottata in Ticino all’età di un anno e mezzo e cresciuta a Pedrinate, «a partire da quel contesto di 30 anni fa in cui la società era in pratica esclusivamente bianca e poi c’ero io». Il suo spettacolo "Siamo quelli giusti", in programma l’11 marzo al Teatro Sociale di Bellinzona e il 9 e il 10 maggio al Teatro Foce di Lugano, è assieme pugno nello stomaco e strumento di riflessione. A partire dall’"avvertenza" – citando un’assistente sociale attiva in Ticino – che "in ogni adozione c’è una violenza implicita, in quanto essa prevede l’esistenza di esseri umani spogliati fin dalla nascita dei loro più elementari diritti"; di conseguenza, "per poterli salvare da un futuro di miseria e di abbandono si compie in un certo senso una manipolazione dei destini che erano stati scritti per loro, strappandoli alle radici e alla cultura naturali".
Nasce comunque da un bisogno del cuore, la scelta di Lalitha di trattare la pratica dell’adozione in chiave drammaturgica, portandola sul palco per condividerne alcuni possibili contorni. Al netto di un’esperienza personale definita «felice», il metodo individuato è volutamente estremo: la pratica adottiva presentata come un "talent show" in cui alcune famiglie si contendono, in una rissa di parole, una bimba data in adozione. Un punto di vista parossistico, quasi violento, capace di mettere a disagio lo spettatore, ma prima di tutto di farlo riflettere. Particolarmente interessante l’intuizione di ribaltare il paradigma mettendo in scena un cast di genitori neri e una bambina adottiva di pelle bianca.
"Siamo quelli giusti" è nato nell’ambito del laboratorio di scrittura drammaturgica Luminanza frequentato da Del Parente ed è ambientato in uno studio televisivo. Lo scafato conduttore accompagna i tentativi di tre famiglie di conquistare il favore della piccola Masho, scenograficamente calata dal soffitto, su un’altalena, indossando un abito rosa e tenendo fra le mani un coniglietto di pezza. Si apre allora un confronto esasperato fra le aspiranti famiglie, drammaticamente insensibili alle esigenze della bimba, ma piuttosto concentrate su sé stesse e sulle apparenze funzionali all’obiettivo.
«Ho scelto il tema dell’adozione perché mi sembra il momento giusto per cercare di essere più sensibili riguardo a determinate tematiche come razzismo, identità culturale, famiglia – dice Lalitha Del Parente, raggiunta dalla "Regione" –. Questo, pur affermando che personalmente mi sono sempre sentita accettata perché ho avuto la fortuna di avere attorno a me persone che hanno fatto proprie la mia condizione originaria, le mie radici, la mia biografia». La sua, ricorda, «è stata un’esperienza adottiva positiva, già a partire dal contesto scolastico, in cui sono stata aiutata molto da un’insegnante straordinaria, che aveva deciso di affrontare apertamente il discorso dell’adozione, senza mai nascondere nulla o ridurlo al "non detto". Per me è stato importantissimo perché sono esperienze che ti danno sicurezza e ti proteggono, ti fanno sentire di avere come uno "zoccolo duro" intorno a te, fatto di persone che ti accettano, che credono in te e che sono con te».
Anche da lì nasce la capacità di gestire il tema delle radici e scegliere, o capire, il momento e il modo giusto per affrontarlo. «È stato attorno ai 27 anni: ho deciso di fare un viaggio a ritroso in direzione del mio orfanotrofio, ma prima ancora di vedere cos’è l’India. È stata una scelta maturata con calma, e alla fine pagante, perché mi ha permesso di chiudere un po’ un cerchio: ho capito che l’India non è solo il Paese in cui sono nata e che poi mi ha "abbandonata", ma anche e soprattutto un Paese ricchissimo di cultura e tradizione, e di persone splendide che hanno moltissimo da offrire. Durante un viaggio di 3 settimane, dal Nord al Sud, ho capito che l’India continua a far parte di me. L’orfanotrofio era l’ultima tappa. Non vi ho trovato risposte anagrafiche, ma semplicemente un luogo che ho potuto "materializzare", toccare con mano. Questo mi ha aiutato sulla strada dell’accettazione di ciò che è stato e che non può e non deve essere rinnegato».
Lo spettacolo, ricorda Lalitha, «porta in scena il tentativo di attraversare il confine di ciò che ci è familiare verso un futuro ignoto. "Siamo quelli giusti" si ispira a tutti i compagni adottati, ai genitori in attesa di adottare che ho incontrato e intervistato e con cui ho condiviso la mia storia personale». La speranza dell’autrice è «che questo testo apra il pubblico al confronto e lo incoraggi a indagare il tema dell’adozione internazionale, poiché conoscere differenti punti di vista può solo aiutare a capire meglio».
Lalitha Del Parente è diplomata in violino al Conservatorio Giuseppe Verdi di Como, lavora attualmente come violinista tra Ticino e Zurigo ed è direttrice artistica del Settembre Musicale di Riva San Vitale. La sua formazione in scrittura si è conclusa nel 2021 nell’ambito di Luminanza. "Siamo quelli giusti" è il suo debutto teatrale. La regia è curata da Caterina Filograno, mentre il testo è stato scritto con la consulenza di Erik Altorfer.