Tra i più geniali nella nidiata di talenti usciti dal salotto del giornalista, il ‘jazzista della parola’, per laRegione, ricorda Maurizio Costanzo
Due parole con Alessandro Bergonzoni, anche nel ricordo di Maurizio Costanzo – colui che lo lanciò a inizio carriera, tra i nomi più originali della nidiata uscita dal notturno ‘Show’ – nascondono sempre frammenti di spettacolo: «Gli riconosco con riconoscenza di avermi riconosciuto e di essersi fatto riconoscere come persona». Persona che «insieme ad Arbore e a pochi altri ha cambiato il mondo della televisione. Abbiamo avuto un rapporto fortemente umano, fortemente fratello». Bergonzoni, ‘jazzista’ della parola e del pensiero visto nel 2019 a Bellinzona con il suo ‘Trascendi e Sali’, prese il volo dal salotto di Costanzo meno velocemente di altri, ma da lì, per la prima volta, volò. Andò così: «Costanzo mandava in giro Alberto Silvestri, padre di Daniele, ad ‘annusare’ i nuovi volti. Mi aveva segnalato al Teatro dell’Orologio di Roma: successe che Silvestri impazzì per me e mi portò da Costanzo per le prime puntate». Puntate complesse, per un triplice motivo: «Avevo tre fronti da combattere: il pubblico in sala, che al Teatro Parioli era molto particolare, gli ospiti sul palco – gente come Sgarbi, Bonito Oliva – e il pubblico a casa. Per uno come me che non ha mai amato la televisione, che aveva iniziato a far qualcosa in tv tempo prima con Loretta Goggi e Paolo Giaccio, Costanzo è stato il battesimo totale».
Una specifica: «Costanzo è stata la persona che, mediaticamente, mi ha visto per venti-venticinque volte in vent’anni. Ci tengo a dirlo perché sembra che io sia stato da lui moltissime volte ma non è stato così. A differenza di David Riondino, per esempio, che adoro e che con lui è stato uno dei più bravi, e a differenza di tanti altri come Joele Dix, Nik Novecento, io sono sempre stato una persona refrattaria alla televisione. Le uniche discussioni che avevo con Costanzo erano proprio quelle in cui mi diceva che ne avrei dovuta fare di più, quelle in cui m’invitava a fidarsi di lui». Fiducia illimitata: «I primi tempi rideva solo lui, mentre il pubblico mi guardava come un alce in deltaplano. Lui diceva che ero surreale, metafisico, che non avevo caratterizzazioni, tic o slogan per i quali la gente mi potesse ricordare, però in camerino, nella ventina di minuti che precedevano la registrazione, c’era sempre uno scambio molto umano, personale. Mi indicava dove sedermi su palco, perché studiava anche la disposizione delle poltrone. Mi diceva: "Quando ti faccio un cenno, parti". Dopo i primi tempi, la gente ha cominciato a conoscermi e a venire a teatro».
Dall’esordio a oggi, a ieri, il rapporto tra Bergonzoni e Costanzo non si è mai interrotto: «Sono andato al ventennale della trasmissione, e l’ho sempre invitato a teatro. Venne due volte al mio spettacolo al Parioli e per me fu un altro battesimo. Gli ho mandato i miei libri, a partire da ‘Le balene restino sedute’ (Palma d’oro di Bordighera nel 1990 per il miglior libro comico, ndr), uscito nei giorni in cui andavo da lui. Erano momenti fulgidi, nei quali avrei potuto spingere molto di più sull’acceleratore: lui mi diceva che poi mi sarei accorto della differenza, mentre io ho sempre messo di traverso la popolarità, che a me non ha mai dato tranquillità». E comunque, alla fine, di Bergonzoni si sono accorti tutti: «Ancora fino a qualche anno fa c’era qualcuno che mi fermava per strada e mi diceva: "Ti ho visto l’altra sera da Costanzo". Ecco, la gente mi vedeva ancora anche se io non c’ero, perché erano le repliche». Il tempo di ridere (noi), poi si ricomincia: «Io, comunque, dopo il Maurizio Costanzo Show e una trasmissione con Biagi ho abbandonato la tv. Oggi non andrei mai in un talk-show». Nemmeno in uno show che gli somigliasse? «Hanno provato a imitarlo in tanti, hanno fatto talk-show allargati, altri col tavolo, ma la copia non ha mai superato l’originale. È stata troppa la forza, anche politica e sociale. Sapere che sono stato sul palco di Carmelo Bene, di Falcone e Borsellino, è un privilegio unico. Oggi si fa presto a parlare di certi temi o a lanciare volti nuovi, ce ne sono dappertutto, c’è comicità sparata ovunque. Ed è quasi diabolico ciò che ha fatto Costanzo in quegli anni, e come il suo show sia stato un punto di riferimento per la televisione, di notte, a un orario improbabile».
Per finire: «Quello del ‘Costanzo’ era un ambiente pionieristico, e di questo lo devo ringraziare. Maurizio capirà la mia coerenza nel non esserci andato tutte le volte che avrebbe voluto, l’ha sempre capita e rispettata, pur colpito nell’orgoglio che una persona potesse anche non tornare più, perché secondo lui, e anche secondo me, il ‘Maurizio Costanzo Show’ è stata la mia casa».