Le abbiamo ascoltate a Milano, così suonano alle nostre orecchie...
Come all’Arena di Verona, dove in tv a settembre sfilano le vecchie glorie di Dj Television, a ‘suonare’ le canzoni del prossimo Festival della canzone italiana di Sanremo – in anteprima per la stampa, cosicché essa ne parli e ne scriva – c’è Massimo Alberti in consolle. Sono le 10.30 di lunedì 16 gennaio e nulla sarà mai più come prima (esagerando).
«Cominciamo con un pezzo degli Earth, Wind & Fire», dice Amadeus, ma è uno scherzo. Negli studi Rai di via Mecenate a Milano, quelli in cui Fabio Fazio incontra il mondo intero, si ascoltano in sequenza tutti e ventotto i brani scelti dal direttore artistico tra gli oltre cinquecento ricevuti. Amadeus lo ripeterà di lì a poco, nella breve conferenza stampa conclusiva (durante la quale a dettare legge sarà la falsa vaccinazione di Madame): lui sceglie in base all’innamoramento che viene dalle canzoni, e testa il loro valore immaginandosele alla radio. «È il mio cuore che mi fa capire cosa può funzionare – dice – e solo il tempo dirà se ho scelto bene oppure no». Quel meccanismo di Sanremo per il quale i brani in gara debbono essere inediti, nel senso di mai eseguiti in pubblico (e quindi chi vuole riprovarci non verrà certo a farcele sentire) ci priva della curiosità di sapere come erano le altre quattrocentosettantadue. Perché qualche dubbio che tra quattrocentosettantadue canzoni ci fosse di meglio – con tutto il rispetto per il selezionatore – una volta ascoltata l’ultima ci è venuto.
Dei testi non possiamo riportare nemmeno una parola perché il Festival, più o meno da quanto è Festival, firma un’esclusiva con Sorrisi e Canzoni TV, settimanale di spettacolo che ha fatto la foto di gruppo anche nei giorni del Covid, ricorrendo al Photoshop. Non potendo dire nulla, ci faremo capire a gesti. Nella sezione ‘Sì’ – quelle che ci piacciono, ma pure quelle che non ci piacciono ma pensiamo piaceranno – al Festival di Sanremo 2023 potrebbero fare una discreta figura gli Articolo 31, che nell’autobiografica ‘Un bel viaggio’ si mettono a nudo, raccontandosi dai sogni di gioventù fino agli errori della presunta maturità (nota per gli storici del Festival: tra gli autori della musica c’è Daniele Silvestri). ‘Quando ti manca il fiato’ è una rock-ballad sul rapporto padre-figlio, e il figlio è Gianluca Grignani, binomio che potrebbe lasciare il segno.
Non c’è Achille Lauro, c’è Rosa Chemical, che fin troppo gli somiglia. Il divertente/provocatorio martello chiamato ‘Made in Italy’ batte, più scorrettamente, come in ‘Dove si balla’. Tananai (sic) e Marco Mengoni, agli antipodi del canto, portano scampoli di quotidianità in ‘Tango’ – il primo, bel lentone plasticato come va di moda oggi – e ‘Due vite’, intima riflessione che diventa certezza (di classifica: 10 franchi sul primo posto). Ragazza della polemica, no-vax pentita (?), Madame gioca con gli avverbi nella dolorosa e ritmica ‘Il bene nel male’ (10 franchi sul terzo posto). Che bello il timbro di Ariete, che con Calcutta e Dardust ha scritto ‘Mare di guai’, il migliore episodio LGBT+ di questa edizione. Sì ad Anna Oxa, per coerenza di proposta e perché ‘Sali’ è, nostalgicamente, il ‘sanremese’ di qualità.
Detto col dolore nel cuore, ‘Parole dette male’ non è ‘Di sole e d’azzurro’ e Giorgia pare farsi del male. Colapesce Dimartino, qui battistiani, suonano meno leggerissimi in ‘Splash’, e dopo l’ascolto si resta così, "senza inghiottire né sputare" (cit. Baglioni Claudio, cantastorie). Le radio suoneranno il tre quarti di LDA, il D’Alessio figlio che canta ‘Se poi domani’ (il nì è perché la radio lo suoneranno); lo stesso vale per Lazza, con ‘Cenere’. Seduto al pianoforte, Ultimo canta ‘Alba’, inferiore per impatto a ‘I tuoi particolari’, ma potrebbe bastare (10 franchi sul secondo posto, ancora, come Toto Cutugno).
Nì per ‘Lasciami’ dei Modà, per la sopraccitata ‘Due’ di Elodie (ma solo per l’accento), per ‘L’addio’ di Coma_Cose (10 franchi, senza alcun trasporto emotivo, sul quarto posto), per Leo Gassmann che canta il ‘Terzo cuore’ – graziosa intuizione poetica (appesantita dall’arrangiamento) del leader dei Pinguini Tattici – e per Mara Sattei che canta Damiano dei Måneskin in ‘Duemilaminuti’, che non è dinamite. Paola e Chiara cantano ‘Furore’ in nome della dance, e il ‘nì’ è alla carriera. Shari canta con bel timbro ‘L’egoista’ e tra i carneade di Sanremo Giovani "ci è arrivata" (cit. Ventura Simona, showgirl).
I Cugini di campagna cantano ‘Lettera 22’, scritta dalla Rappresentante di lista, e ci si chiede a che pro (non per i bravi autori); Levante e il suo "sogno erotico" affossano in ‘Vivo’. Ci sarebbe anche la categoria ‘Boh’, quelli che non ci sono rimasti in testa anche se hanno miliardi di visualizzazioni, anche se con Sanremo Giovani sono diventati dei Big "e noi nun siamo un c****" (cit. Del Grillo Marchese, nobile romano, 1714-1787). E invece, chissà: tra Gianmaria (‘Mostro’), Mr. Rain (‘Supereroi’), Sethu (‘Cause perse’), Olly (‘Polvere’), Will (‘Stupido’) e Colla Zio (‘Non mi va’, che però è orecchiabile e potrebbe diventare ‘Nì’), potrebbe esserci "il nuovo Eros Ramazzotti", espressione abusata quanto "La casalinga di Voghera" (cit. Arbasino Alberto, scrittore, e anche Placido Beniamino, giornalista, che della casalinga si contesero la paternità).
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Milano, ieri