Il primo dicembre a Lugano, Palacongressi, dopo un tumore sconfitto: ‘Ho avuto paura. Il Gloria Forever Tour è quello che ci vuole per ricominciare’
Non è la prima volta che l’Umberto si ferma. Accadde nel 2017, quando all’Arena di Verona era tutto pronto per la festa dei quarant’anni di carriera, concertone con ospiti che da settembre slittò a ottobre. Allora, l’autore di ‘Ti amo’, ‘Tu’, ‘Gloria’, ‘Stella stai’ e altri favolosi successi non era troppo lontano da Piazza Bra, inchiodato da una diverticolite in un ospedale del Veronese. La notizia di un tumore alla vescica, sconfitto, con Covid annesso, sconfitto, è invece di qualche giorno fa: chiedere a Umberto Tozzi "come stai", quindi, va ben oltre i convenevoli. «Ora posso dire di stare bene, ma sono stati momenti non facili. La mente è stata attraversata da altri pensieri, la musica è passata in secondo piano, ho avuto paura di non poter più suonare, ma tutto si è risolto, sono tornato a vivere. ‘Gloria Forever’ può cominciare e non poteva esserci cosa migliore per tornare alla normalità».
‘Gloria Forever’, tour celebrativo che prende il titolo dalla canzone più importante di Umberto Tozzi, arriva a Lugano, Palacongressi, il primo dicembre alle 20.30 per volere di Horang Music (www.biglietteria.ch, per informazioni: www.horangmusic.com). Pubblicato nel giugno del 1979, il brano fu n. 1 in Svizzera, Francia e Spagna, n. 2 in Italia e nelle posizioni alte in Belgio, Germania (dell’Ovest) e Olanda. Nel 1982, grazie alla cover di Laura Branigan (1952-2004), quell’inno a metà tra nome di donna ed esortazione raggiunse il n. 2 della Billboard Hot 100 statunitense, e il n. 1 in Australia e Canada. Le altre versioni, incise da altri artisti – inclusa quella della London Symphony Orchestra – nemmeno si contano.
Di seguito, di ‘Gloria’, la genesi: «L’ho composta seduto a un pianoforte verticale, ho avuto questa idea strumentale, uscita molto rapidamente», ci racconta Umberto. «Non ho mai avuto bisogno di molto tempo per scrivere, è successo lo stesso per ‘Ti amo’, per ‘Tu’. Certo, su ogni canzone si fa poi un lavoro importante di arrangiamento, di realizzazione in studio, ma il momento di composizione nel mio caso ha tempi brevi. Nella storia di questo mestiere che è scrivere canzoni c’è chi lo ha fatto di getto, altri su un brano ci sono stati una vita. Paul McCartney si sognò ‘Yesterday’ di notte, e a me purtroppo non è mai capitato di sognarmi le canzoni. Non c’è un giorno giusto, o un momento giusto per scrivere. Ogni momento è quello giusto».
Su ‘Gloria’, l’orgoglio italico ebbe un primo sussulto nel 1983, quando in ‘Flashdance’ di Adrian Lyne la canzone accompagnò le evoluzioni di Jeanie, amica di Alex (Jennifer Beals). Lì, per la pattinatrice, non fu vera gloria, ma per la canzone – in una delle scene clou del film – sì.
Ancor più glorioso fu nel 2013 l’inserimento del brano in ‘The Wolf of Wall Street’ di Martin Scorsese, in altra scena clou: «È stato un momento molto emozionante», spiega Tozzi. «Intanto per la circostanza del film in cui è inserita, per la situazione molto dinamica, ma soprattutto perché ogni passato utilizzo di ‘Gloria’ aveva riguardato la versione di Laura Branigan. Scorsese invece ha voluto la versione originale, con la mia voce. L’ho vista come una conferma del valore della canzone». E con ‘The Wolf of Wall Street’, il 18enne Umberto deve aver fatto pace con la sua voce… «È vero, all’inizio non amavo riascoltarmi, ma succede un po’ a tutti. Magari non credi subito nelle tue potenzialità, fai fatica a prendere dimestichezza con il tuo suono. Sarebbe bello, quando si è giovani, avere tutte le sicurezze in anticipo…».
Diversa la reazione dell’Umberto di fronte ad altra colonna sonora. Il 6 gennaio del 2021, ‘Gloria’ accompagna il prologo dell’assalto a Capitol Hill: in un video postato da Trump jr prima del comizio di papà Donald, lo staff dell’allora presidente degli Stati Uniti fa riscaldamento sulle note di quella canzone. Tozzi sbrotta sui social, difendendo "un brano scritto per cantare la bellezza della vita e non come inno di rivolta".
Su quell’episodio, Tozzi oggi: «Mi era stato detto che ‘Gloria’ si sentiva spesso negli ambienti di Trump, trasmessa come una specie di inno ‘motivazionale’, non necessariamente legato alla campagna politica, ma anche in altri contesti legati al suo lavoro. Succede che la politica prenda le canzoni per sé, e succede anche che i cantanti autorizzino le loro canzoni, o vadano a suonare in contesti legati alla politica, sposando un candidato o un altro. Ma in quel caso ho trovato la cosa completamente fuori contesto, e soprattutto vedere una mia composizione legata a tutto ciò che è successo quel giorno, non proprio edificante per la storia americana, mi ha fatto male».
"Chi l’avrebbe detto che sarebbe andata oltre Chiasso". «Sì, sono parole mie. Nessuno si aspettava il successo di ‘Ti amo’». Perché senza ‘Ti amo’ non ci sarebbe stata ‘Gloria’: «Credo che ‘Ti amo’ resti la mia canzone più importante. Era qualcosa di nuovo, ed è quello che poi fa la storia, essere nuovi, originali, nel suono e nella voce». Proprio parlando di ‘Ti amo’, che di solito arriva a inizio scaletta, alla vigilia del concerto di Lugano del 2017 chiedemmo a Tozzi il segreto della canzone perfetta, venendo invitati a chiedere a Paul McCartney. Cinque anni dopo, ci sono novità per noi? «No, non ho cose nuove da dire, non ci sono ingredienti particolari» (nel 2023 saranno quarant’anni da ‘Nell’aria c’è’. Magari non sarà la canzone perfetta, ma ci riproveremo...).
È tempo di Mondiali, chiudiamo col calcio. La storia dice che abbiamo perso un calciatore, ma guadagnato tante belle canzoni. «Sì, sono stato una promessa del calcio, ma non credo che vi siete persi un’occasione (ride, ndr)». E come la pubblicità del detersivo, l’Umberto non farebbe mai cambio: «Non sono uno che guarda indietro, non ho rimpianti. Semmai avrei voluto fare entrambe le cose, ma non si può avere tutto».
La ‘Gloria’ di Laura Branigan
Quella americana
"Le abbiamo dato un tiro più americano e abbiamo riscritto il testo, ecco com’è andata". Questo disse della sua ‘Gloria’ Laura Branigan, una gavetta nella band Meadow, un’esperienza come corista di Leonard Cohen e un album di debutto, ‘Branigan’, per il quale fu decisivo il secondo singolo: "Il mio produttore l’ha ascoltata in Europa, è dell’artista italiano Umberto Tozzi, ha già venduto trenta milioni di dischi, trenta", dice in tv Branigan nel 1982, sottolineando le vendite. Il produttore a spasso per l’Europa era l’ex calciatore Jack White, che produrrà la cantante, due anni dopo, anche in una nuova ‘Self control’ di Raf.
La ‘Gloria’ di Laura Branigan, s’è detto, salì fino al n. 2 in America, seconda solo a ‘Truly’ di Lionel Richie; guadagnò una nomination al Grammy per la Migliore performance vocale femminile e rimase nella Top 40 per 22 settimane. Co-produttore della versione americana è lo statunitense Greg Mathieson, che produttore lo fu pure di quella italiana e di tutto l’omonimo album (e di molti altri Tozzi su disco). Nelle session al di là dell’Atlantico suonano anche il batterista Carlos Vega, tra le stelle di quelle italiane, il bassista Bob Glaub (Dylan, Springsteen, Cohen, Jackson Browne) e il chitarrista Michael Landau (Miles Davis, Pink Floyd, oggi con James Taylor).
Dopo una carriera di alto livello, arrestatasi negli anni 90 per la morte del marito, Laura Branigan tornò sulle scene a inizio Duemila; nel 2002 fu Janis Joplin a Broadway nel musical ‘Love, Janis’; nel 2004, qualcuno sottovalutò i suoi forti mal di testa: la cantante morì nel sonno per un aneurisma cerebrale.