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La serie sul cannibale di Milwaukee suscita polemiche

Il regista Ryan Murphy ha risposto alle accuse dei familiari delle vittime, lamentatisi di non essere stati coinvolti o per lo meno avvisati

Il mostro di Milwaukee, quello vero, a processo negli anni Novanta
(Keystone)
28 ottobre 2022
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Non appena ‘Dahmer - Monster: The Jeffrey Dahmer Story’ è sbarcata su Netflix ha infranto tutti i record, diventando nelle poche settimane in cui è stata presente sulla piattaforma una delle serie più di successo di sempre, piazzandosi al secondo posto dei titoli in lingua inglese più visti del servizio streaming.

Oltre al successo però ha scatenato anche critiche e polemiche da parte di amici e familiari delle vittime dell’assassino, che hanno dovuto rivivere quel periodo orribile. Alcuni di loro hanno anche accusato il realizzatore di non averli contattati prima che la serie fosse mandata in onda e ora lui, Ryan Murphy, ha deciso di rispondere. In un’intervista con Hollywood Reporter, ha detto che il suo team ha cercato di parlare con amici e parenti delle persone uccise da Dahmer molto prima che il programma uscisse su Netflix, ma nessuno ha risposto. "Nel corso dei tre anni e mezzo in cui ci stavamo lavorando abbiamo contattato circa venti delle famiglie e degli amici delle vittime, e non una sola persona ci ha risposto, quindi abbiamo fatto affidamento sul nostro incredibile gruppo di ricercatori – ha spiegato –. È stato uno sforzo durato giorno e notte per scoprire la verità su queste persone".

Tra il 1978 e il 1991, Dahmer uccise in modo orribile 17 uomini, smembrandoli e mangiandone alcune parti. "Non eravamo molto interessati a Jeffrey Dahmer come persona, ma a cosa lo ha reso il mostro che è diventato – ha continuato Murphy –. Ne abbiamo parlato molto. Si tratta del privilegio dei bianchi, di razzismo sistemico, di omofobia".