Film festival diritti umani

‘Il cinema, un luogo da cui ripartire’

Si è chiusa domenica la nona edizione che ha riscontrato una grande partecipazione. Antonio Prata: ‘Si è sentita la necessità dell’incontro’

Molto buona la partecipazione alle proiezioni scolastiche e serali
(©Ffdul)
24 ottobre 2022
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«Alla luce di quanto successo negli ultimi anni – fra pandemia, confinamento, guerre e crisi – il festival ha dimostrato la necessità che c’è fra la gente di confronto e dialogo, e non soltanto fra palco e pubblico. Si è percepito questo bisogno di tornare a ritrovarsi, al di là di ruoli ed esperienze», ha dichiarato a laRegione Antonio Prata, da sette anni direttore artistico del Film festival diritti umani Lugano (Ffdul). Iniziata lo scorso 19 ottobre, la nona edizione si è conclusa ieri e i primi bilanci sono molto positivi in fatto di partecipazione: «Abbiamo equiparato più o meno i numeri dell’edizione del 2019», ha postillato Prata, che si è fatto portavoce della grande soddisfazione di tutta la squadra del Ffdul. Ma se le cifre sono sì un’indispensabile cartina tornasole per comprendere quantitativamente la risposta del pubblico, il direttore artistico ha tenuto a mettere in evidenza l’importanza di proporre «il discorso sui diritti umani, rendendolo il più possibile accessibile a tutte le persone, di età e contesti diversi. E sono stati gli stessi partecipanti a farci capire che c’è necessità di spazi come quello del festival. Un luogo, quello del cinema, che dà la possibilità anche ai ragazzi di esprimersi e confrontarsi fra loro, anche avendo opinioni divergenti, oltre ad apprendere e porre domande». I partecipanti hanno potuto beneficiare di un programma molto denso e «ampio, con moltitudini di tematiche (dalle guerre alle loro conseguenze, alle problematiche legate all’ambiente, trattate nei film, provenienti da diverse regioni del mondo, da diverse prospettive; ndr)», oltre ai grandi temi di cui si parla giorno dopo giorno.

L’orizzonte, seppur lontano, della squadra del Ffdul è ora la decima edizione, verso cui guarda con consapevolezza e convinzione: «Per noi trattasi di un traguardo importante. Siamo convinti del fatto di dover andare avanti (e le persone ci spronano anche a farlo). Guardiamo avanti con la speranza che tutte le istituzioni (entità e persone, ndr) che ci accompagnano possano continuare a farlo anche in futuro. Collaborazioni e vicinanza consacrate e rafforzate da questa edizione».

Dopo le parole del direttore artistico, torniamo alla cronaca del festival appena conclusosi che ha visto, in cinque giorni, la proiezione di 26 film cui sono seguiti approfondimenti e incontri. A questa ventina di trasmissioni hanno preso parte 5’500 presenze (nel 2019 erano 6mila ma per 32 film), un’attestazione di valore che incoraggia il Ffdul a guardare avanti, come ha anche commentato qualche riga sopra Prata.

Fra i punti d’orgoglio ci sono sicuramente le proiezioni scolastiche (sei quest’anno), che sono state seguitissime – ci permettiamo il superlativo – con ben 2’800 studenti che vi hanno preso parte. La proposta alle giovani generazioni si fa vieppiù importante, considerando imprescindibile il ruolo di ragazze e ragazzi nella lotta per i diritti umani.

Concludiamo questo breve e parziale bilancio con le parole scritte del presidente Ffdul, Roberto Pomari: "Sul successo di questa nona edizione da domani inizieremo a progettare la decima edizione con delle novità che garantiranno al festival un’ulteriore prospettiva di crescita".

Premio giornalistico Carla Agustoni

Al Cinema Corso ieri pomeriggio si è tenuta anche la cerimonia del Premio giornalistico Carla Agustoni. Due i giornalisti che hanno ricevuto il riconoscimento: il nostro collega e redattore della pagina esteri de laRegione Roberto Scarcella per il suo reportage ‘Dove i ponti diventano muri’, pubblicato sul settimanale Ticino7, e il giornalista di Area Federico Franchini per il suo servizio ‘I camalli in lotta contro le navi della morte’. Il lavoro di quest’ultimo, ha motivato la giuria – Roberto Antonini, Fabrizio Ceppi, Olmo Cerri, Aldina Crespi, Lorenzo Erroi, Cristina Morinini, Sarah Rusconi – si distingue per la capacità di esplorare "con grande attenzione e forza narrativa una realtà di lotta sindacale e sociale (…). Spicca in particolare l’impegno nell’approfondimento d’inchiesta". Per quanto riguarda il pezzo di Scarcella: "Il suo lavoro si distingue per lo stile originale, sentito e a tratti ironico con il quale descrive i confusi confini politici e mentali della complessa realtà kosovara, astenendosi da facili giudizi e restituendo la mancanza di soluzioni e certezze immediate". Una menzione speciale è andata a ‘700 euro al mese, 14 ore al giorno’ di Stefano Vergine, approfondimento apparso su Millennium, mensile del Fatto Quotidiano.